In questi anni abbiamo visto il fiorire di una sfilza di cloni, più o meno economici e ben suonanti, dei mitici microfoni Neumann degli anni ’50, ma chi avrebbe potuto essere più autorevole nel riproporli se non la casa madre?
Cogliendo quest’onda positiva di interesse, da alcuni anni la Neumann propone riedizioni (reissue per chi preferisce la lingua di Donald… Duck o Trump decidete voi…) dei microfoni che hanno reso mitica l’azienda tedesca, anche se il mito continua nell’uso quotidiano in migliaia di studi di tutto il mondo, a iniziare da quelli di doppiaggio dove l’U87Ai è da anni padrone incontrastato, praticamente lo standard.
Stavolta è il turno dell’U67, già annunciato mesi fa e per il quale, insieme a fonici-amici curiosi e dal buon udito, ci siamo lanciati in una prova sonica, non “tecnologica” basata sui numeri di % THD, risposta +/- xdB @ 20kHz, SPL ecc.
Un breve accenno sulla vita di questo microfono, progettato dalla fine degli anni ’50 con l’intenzione di sostituire l’altrettanto mitico U47 il cui componente principale (la valvola VF14) stava per andare fuori produzione.
Ovviamente la faccenda fu presa con la massima cura possibile perché Neumann stava acquisendo autorevolezza negli studi di tutto il mondo e fu deciso di fare ulteriori variazioni rispetto all’U47.
Innanzitutto fu adottato un nuovo backplate doppio invece di uno singolo, che consentì di avere la figura 8 (già sperimentata con i pochi U48 prodotti, mentre U47 aveva solo omni e cardioide), fu scelto il Mylar al posto del PVC e furono apportate altre evolutive soluzioni elettroniche e meccaniche, inclusa la rivoluzionaria idea di creare un microfono che fosse apribile per qualsiasi operazione senza dover usare cacciaviti o altri strumenti.
Il nome originale avrebbe dovuto essere U60, in quanto messo a punto in quell’anno, ma fu cambiato in U67 proprio per dare l’idea di continuità con il mitico U47.
In breve l’U67 si impose nel mercato mondiale per la sua grande versatilità e divenne enorme successo, con circa 10.000 unità realizzate tra il ’60 e il ’71. In questo breve periodo divenne il microfono a diaframma largo principe per i professionisti dell’audio di tutto il mondo.
Basti pensare che sicuramente fu usato per la chitarra acustica di Jimmy Page e sulla batteria di John Bonham, con tecnica Glyn Johns, per l’album di esordio dei Led Zeppelin, da Paul McCartney per “Hey Jude” e Ian Gillan dei Deep Purple per “Highway Star”.
Negli anni ’80 la ricerca di U67 divenne quasi maniacale e portò alla riedizione nel 1992, con la produzione di circa altre 400 unità, ma non soddisfò la richiesta sempre crescente di un oggetto con un carattere così “importante”.
Il test (e questo articolo) è partito da una chiacchierata con Lorenzo Tommasini che ne aveva usati due in Real World negli anni della sua collaborazione con Hector Zazou e recentemente ha acquistato due reissue con numero di serie consecutivo. Pertanto abbiamo concordato l’invasione pacifica e benevola dello studio di Fabrizio Simoncioni e del suo efficiente assistente Matteo Niccolai, coinvolgendo altri professionisti quali Federico Pelle, che avevo avuto il piacere di conoscere personalmente 3 anni fa, e diversi apprendisti fonici.
Ovviamente per fare questo test non potevamo farci mancare un U67 originale, prelevato dal ricco parco microfoni dello studio Lari di Pisa e portato personalmente da Marco Gorini, uno dei soci dello studio con grande esperienza sia in studio che nel live.
Questo microfono è perfettamente funzionante (in Lari ne hanno altri!) e revisionato recentemente da Silvano Ribera per mantenerne le elevate caratteristiche che hanno contribuito a creare il “mito U67”.
Da notare la presenza di Silvano durante le nostre sessioni, che con la sua enorme e irripetibile esperienza maturata proprio riparando e mettendo a punto i microfoni Neumann ci ha fornito un punto di vista squisitamente tecnico con dettagli introvabili in rete.
Il coinvolgimento di tale eletta schiera, tutto questo sforzo e tutti i km macinati (650 per me, quasi 7h di guida) non potevano ridursi ad un A/B di pochi minuti, quindi abbiamo coinvolto un pianista/fonico di grande esperienza quale Simone Papi che ci ha fornito interessanti esecuzioni sul piano Yamaha C3 Hamamtsu presente in studio (ideale per uno studio dedicato principalmente al rock), il batterista Fabio Vitiello, il pluristrumentista/produttore, in questo caso chitarrista Saverio Lanza e la giovane e brava cantante Alessia Finelli che si sono prestati generosamente per esecuzioni “critiche”, tali da fornire esattamente il suono dei microfoni testati.
Per tutte le sorgenti abbiamo scelto con accuratezza il posizionamento migliore rispetto alla sorgente dando la giusta priorità a Fabrizio, il padrone di casa conosce l’acustica del suo studio meglio di tutti gli altri, e Lorenzo.
Come potete vedere dalle foto poco sopra l’ansa centrale del pianoforte, uno Yamaha G2, mentre per la batteria abbiamo scelto una classica posizione “ambientale” ossia intorno a 150cm di altezza e a poco più di un metro dal set.
Per voce e chitarra siamo stati su posizioni standard, sempre cercando di non creare problemi di ripresa fra i vari microfoni e rispetto all’ambiente.
A differenza del mio solito (come ben sapete non pubblico quasi mai le tracce perché ritengo significativi solo i commenti dei partecipanti che hanno ascoltato fattori importanti quali la sorgente e le sue interazioni con l’ambiente, che spesso rendono il comportamento del microfono irripetibile altrove!) inserisco una delle sessioni registrazioni 24bit/96kHz (.WAV) fatta con pre GML su PT2018 e, per dare un riferimento “conosciuto” a quanti non erano presenti, abbiamo registrato una traccia con un U87Ai.
Mi permetto di consigliarvi un ascolto parziale dividendo l’audio in almeno 4 “bande”, ossia filtrare il master e ascoltare in A/B (e volendo C) bassi, medio-bassi, medio-alti e alti del piano: in questo modo ascolterete la reale differenza per zone (magari potete farlo anche per ottave!) e l’ascolto non sarà influenzato dal comportamento della banda adiacente… a voi trarre le conclusioni su questo microfono che magari… fra 50 anni sarà un nuovo mito!
Nota della Redazione: i file nel player sottostante sono liberamente scaricabili, ma è bene avvisarvi che si tratta di file WAV in alta definizione, quindi sia che li ascoltiate in streaming, sia che vogliate procedere al download, dovrete avere un po’ di pazienza a causa delle grandi dimensioni di ogni sample. Comprimere i files in mp3, ovviamente, non ci pareva il caso vista la raffinatezza necessaria all’ascolto. Per lo stesso motivo, dotatevi di buone cuffie o monitor per un ascolto critico.
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