Per un bassista, riuscire a far suonare il proprio strumento in modo chiaro e definito, senza perdere corpo e profondità, è una delle sfide più complesse.
Un buon suono di basso non dipende solo dalla qualità dello strumento o dall’amplificatore, ma da un equilibrio sottile tra tecnica delle mani, scelta delle corde, impostazioni dell’amplificazione e soprattutto consapevolezza di come il basso deve collocarsi nel mix generale.
La tecnica della mano destra: il primo filtro del suono
Partiamo dalle basi, concetti che sembrano banali ma poi, all’atto pratico, non sono banali proprio per niente: le mani.
Gran parte del carattere timbrico di un basso elettrico nasce proprio dal modo in cui la mano destra pizzica le corde. Un attacco leggero e morbido produrrà un suono più rotondo e controllato, mentre un tocco più deciso porterà in primo piano le alte frequenze, esaltando l’attacco.
Anche la posizione della mano è cruciale: suonare vicino al ponte restituisce un suono più brillante e definito, spostarsi verso il manico regala calore e morbidezza.
Ogni spostamento, anche minimo, modifica l’equilibrio tra le frequenze, ed è fondamentale saper sfruttare questa variabile a proprio vantaggio.
La precisione della mano sinistra
Un pessimo suono può derivare da una mano sinistra imprecisa, che non preme le corde con la giusta forza o le appoggia troppo lontano dal tasto.
Ogni minima imprecisione si traduce in ronzii, vibrazioni spurie e perdita di definizione, soprattutto quando il basso deve convivere con chitarre distorte e batteria.
Il controllo della dinamica della mano sinistra è quindi parte integrante della costruzione di un buon suono.
Corde: non solo un dettaglio
Le corde vecchie, usurate o ossidate, penalizzano inevitabilmente il suono, rendendolo spento, privo di dettaglio e poco incisivo. Cambiarle regolarmente è uno dei gesti più semplici e spesso trascurati per mantenere il suono dello strumento sempre all’altezza.
La scelta del tipo di corde, poi, è tutt’altro che secondaria: le flatwound offrono un suono caldo e smussato, perfetto per il jazz o il soul, mentre le roundwound mettono in risalto le alte frequenze, rendendole ideali per il rock e il funk.
La freschezza delle corde, in particolare nei contesti più moderni, è spesso decisiva per garantire un suono brillante e presente.
Pickup e controlli: imparare a usarli davvero
Non tutti i bassisti conoscono a fondo le possibilità offerte dai propri pickup. Nei bassi con due pickup, il bilanciamento tra il pickup al ponte e quello al manico permette di plasmare il suono in modo estremamente efficace. Il primo tende a restituire un timbro definito e aggressivo, il secondo offre una pasta più calda e rotonda.
Anche il controllo di tono, spesso sottovalutato, è un’arma essenziale: chiuderlo parzialmente attenua le alte frequenze, rendendo il suono più scuro e morbido.
Su strumenti attivi, è buona regola partire con tutti i controlli a metà corsa, regolando poi bassi, medi e alti in base alle reali necessità, senza mai esagerare.
Equalizzazione: meno è meglio
Uno degli errori più frequenti, soprattutto tra i meno esperti, è abusare dell’equalizzazione, gonfiando il suono con troppi bassi e azzerando i medi. Un’impostazione del genere può sembrare efficace quando si suona da soli, ma è una garanzia di scomparsa totale nel mix di una band.
Il basso elettrico, per farsi sentire, ha bisogno delle frequenze medie, quelle che danno identità e permettono allo strumento di emergere.
Partire con tutti i controlli di EQ in posizione neutra è sempre la scelta migliore, intervenendo solo quando necessario e con correzioni minime. Una lieve riduzione dei bassi e una piccola spinta sulle medie frequenze (intorno ai 500 Hz) è spesso sufficiente per ritagliarsi lo spazio necessario all’interno del mix.
Il suono perfetto in camera non funziona sempre dal vivo
Un altro errore diffuso è quello di costruire il proprio suono perfetto suonando da soli in casa, aspettandosi poi che funzioni sul palco o in sala prove. L’acustica della stanza, il volume generale e la presenza di altri strumenti modificano completamente la percezione del basso elettrico.
In contesti live, è sempre meglio verificare il proprio suono con il resto della band e chiedere un parere esterno, anziché affidarsi esclusivamente al proprio ascolto sul palco.
Saturazione e distorsione: usarle con criterio
Nei generi più spinti, una leggera saturazione può aiutare il basso a ritagliarsi spazio e a guadagnare presenza nel mix. Il segreto è sempre lo stesso: equilibrio. Saturare troppo significa perdere definizione, mantenere una componente clean aiuta a conservare il corpo e la profondità delle note basse.
Nei contesti metal, molti bassisti separano il segnale in due vie, una pulita per le basse frequenze e una distorta per le medie e alte. Questo consente di unire potenza e definizione senza sacrificare nessuna parte del suono.
Mani, orecchie e contesto: la vera chiave del suono
Alla fine di tutto, un buon suono di basso non è solo questione di attrezzatura o settaggi. Serve ascolto, esperienza e la capacità di adattarsi di volta in volta al contesto musicale e acustico. Il suono perfetto esiste solo in relazione agli altri strumenti, e ciò che funziona in un brano o in un ambiente potrebbe risultare inadeguato in un altro.
Il miglior consiglio per ogni bassista è imparare ad ascoltarsi e ascoltare il resto della band, costruendo un suono che non sia solo bello da solo, ma soprattutto funzionale alla musica.
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