Quando si parla di John Paul Jones, non si sta semplicemente discutendo di un bassista, ma di un musicista che ha ridefinito il ruolo del basso elettrico nel rock. Con i Led Zeppelin, ha dimostrato che questo strumento può essere molto più di una semplice base ritmica: può essere una voce, un’idea, un motore creativo che dà spessore alla musica.
Un background musicale eclettico
Jones ha iniziato il suo percorso musicale al pianoforte prima di avvicinarsi al basso e all’organo. Cresciuto in una famiglia di musicisti, ha sviluppato fin da giovanissimo un’ampia conoscenza musicale che gli ha permesso di diventare un session man di lusso negli anni ’60, lavorando con artisti come i Rolling Stones, Jeff Beck e The Yardbirds.
Questa esperienza gli ha dato una versatilità fuori dal comune, che si sarebbe poi tradotta nel sound ricco e articolato dei Led Zeppelin. La sua attitudine all’arrangiamento gli permetteva di creare linee di basso che non si limitavano a seguire la chitarra, ma che si intrecciavano con essa, aggiungendo profondità e dinamismo.
L’intesa perfetta con John Bonham
Uno degli aspetti fondamentali dell’approccio di Jones al basso era la sua sinergia con il batterista John Bonham. Insieme, creavano groove dinamici e potenti, dando ai Led Zeppelin un’identità sonora unica.
Come ha raccontato lo stesso Jones: “Bonzo e io eravamo grandi groover. In quei giorni la gente ballava con la nostra musica“. In un genere spesso dominato dalla chitarra, il loro interplay ritmico ha reso la sezione ritmica della band un elemento altrettanto centrale.
Un approccio melodico e armonico unico
Jones non si limitava a suonare la tonica degli accordi. Le sue linee erano spesso costruite con arpeggi di power chord, passaggi cromatici e variazioni melodiche che arricchivano i brani. Un esempio emblematico è “What Is and What Should Never Be”.
In “Ramble On” si percepisce chiaramente la sua influenza Motown e soul, con un basso che diventa parte integrante della melodia.
In pezzi più aggressivi come “Black Dog”, invece, il suo modo di suonare dietro il beat crea un groove che amplifica la tensione e l’energia della canzone.
Il rapporto con la chitarra di Jimmy Page
Jones e Jimmy Page avevano un approccio complementare nella scrittura dei riff. Se Page privilegiava gli accordi e le armonie, Jones sviluppava linee che si muovevano in modo indipendente, ma perfettamente integrate nel brano.
Brani come “The Ocean” e “The Crunge” mostrano il suo talento nel gestire tempi dispari, in modo naturale e senza artifici. Secondo lui, il modo migliore per usare tempi non convenzionali era “lasciare che sia la melodia a suggerire il tempo, senza forzature matematiche”.
Tecnica e suono: dita o plettro?
Jones alternava con naturalezza dita e plettro, a seconda delle esigenze del brano. Con il plettro, otteneva un suono più ruvido e incisivo, come in “Immigrant Song”, mentre con le dita riusciva a costruire linee più fluide e articolate.
Un altro tratto distintivo del suo stile era il modo in cui pizzicava le corde vicino al manico, ottenendo un suono caldo e avvolgente, con meno attacco e più presenza nelle basse frequenze. Per inserirsi al meglio nel mix della band, riduceva i medi nel suono del basso, lasciando spazio alla chitarra di Page e al rullante di Bonham.
Come lui stesso ha detto: “I Led Zeppelin sono stati il punto d’incontro di tutte le nostre influenze musicali“. E proprio questa fusione di esperienze ha reso il suo stile inimitabile.
Esercizi per avvicinarsi allo stile di John Paul Jones
Per chi desidera affinare il proprio stile ispirandosi a John Paul Jones, ecco alcuni esercizi pratici:
- Power chord arpeggiati: esercitati ad arpeggiare i power chord. Prova a suonare arpeggi su A5, D5 e E5, concentrandoti sul mantenere un groove solido.
- Cromatismi: riproduci la famosa linea cromatica di “The Lemon Song”, esercitandoti su discese e salite di quattro note alla volta, mantenendo il timing perfetto.
- Spostamenti di ottava: simula il suo approccio ritmico suonando la tonica sulle corde basse (kick) e la stessa nota un’ottava sopra (snare), come in “Immigrant Song”.
- Sviluppo melodico: prova a creare linee di basso basate su scale pentatoniche, come in “Ramble On”. Lavora sulla fluidità, evitando di suonare note isolate senza legami melodici.
- Tempi dispari e groove elastico: riproduci l’andamento ritmico di “The Ocean”, suonando in 7/8 e cercando di rendere il tempo naturale e scorrevole.
Questi esercizi aiutano a sviluppare il senso del groove e la capacità di adattarsi al contesto musicale, elementi essenziali nello stile di John Paul Jones.
Vuoi suonare il basso da professionista anche tu?
Desideri alzare l’asticella del tuo playing e del tuo suono sul basso elettrico? Allora perché non dai un occhio ai corsi di basso presenti sulla nostra piattaforma didattica online Musicezer, corsi come:
- Ultimate Rock Bass Technique: scopri le tecniche avanzate per il basso elettrico Rock e Metal con Giorgio Terenziani: velocità, sweep, tapping, salti di corda e molto altro. Potenzia il tuo playing con esercizi mirati e miglioramenti concreti!
- Bass Rudiments: se sei alle prime armi, Inizia a suonare il basso con 9 videolezioni che ti aiuteranno a plasmare da zero il tuo playing e a raggiungere il livello di abilità che hai sempre sognato!
- Master Slap: se invece hai già passato la fase dei rudimenti, scopri il corso di tecnica slap sul basso elettrico con Alex Lofoco! Impara le basi teoriche e le tecniche avanzate con esercizi specifici per migliorare la tua fluidità e precisione.
- My Way: scopri il basso jazz con Dario Deidda: tecnica, scale, arpeggi e improvvisazione per un suono pulito e per un fraseggio creativo e dinamico.
Cover Photo by Craig Carper - CC BY 4.0
Recents Comments