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Il soundcheck di Stevie Ray Vaughan per Madre Dolcissima di Zucchero

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Un video esclusivo su YouTube mostra l'asso della 6 corde SRV durante il soundcheck per il brano del cantautore italiano.

Sono passati 31 anni da quando uno dei cento migliori chitarristi di sempre (secondo Rolling Stone ma non solo) ci ha lasciato, purtroppo tragicamente. Il suo ricordo rimane indelebile, la sua musica e il suo straordinario e inimitabile playing chitarristico ancora accendono gli ardori di tanti appassionati in tutto il mondo.
Stevie Ray Vaughan non era solo un “bravo” chitarrista, era un fuoriclasse, uno che sul palco ti lasciava senza fiato, nota dopo nota, bending dopo bending, un brano dopo l’altro.

L’incontro con Zucchero

Tra i musicisti della nostra madrepatria non sono molti quelli che sono riusciti a sbarcare oltreoceano. Se togliamo dalla scena la lirica (Enrico Caruso, Pavarotti) e quella via di mezzo tra lirica e pop incarnata da Andrea Bocelli, attualmente considerato un mito negli Stati Uniti, per il resto è difficile identificare un artista che nel tempo si è guadagnato la stima e il rispetto del pubblico americano.

Uno di questi è sicuramente Zucchero, da sempre considerato un “bluesman” italiano e da decenni in contatto con le realtà degli States e con i più grandi musicisti provenienti dagli USA e non solo.

Stevie Ray Vaughan & Zucchero

Torniamo quindi indietro al 1989, a quello che ancora oggi è considerato uno dei suoi più grandi album, cioé Oro, incenso e birra, un concentrato esplosivo di blues, groove e melodie cantautorali.
All’interno di questo straordinario disco, in cui tra le tante figure di spicco figurano anche Eric Clapton, Jimmy Smith e il produttore/musicista Corrado Rustici, c’è il brano “Madre Dolcissima” (“Mama” nell’edizione in inglese), che si può tranquillamente definire come un gospel, condito dalla potentissima voce di Lisa Hunt e dall’assolo di chitarra originariamente inciso da Rustici.

Pur tuttavia, la canzone è stata riproposta con versioni in studio e live in collaborazione con altri grandi chitarristi. Ad esempio Brian May, nella versione inclusa in Zu & Co. ma anche durante i concerti con ospite Jeff Beck.
Quello che però forse non tutti sanno è che durante le registrazioni del disco nel 1989, Zucchero chiese anche al mitico SRV di registrare le sue parti di chitarra, tuttavia non mixate nella versione definitiva italiana del disco, ma che si possono però ascoltare in quella internazionale.

Un soundcheck con Stevie Ray Vaughan

Ecco quindi che spunta fuori il video in due parti del soundcheck di Vaughan, svoltosi il 19 marzo 1989 all’interno degli Ardent Studios di Memphis, filmato da Giacomo De Simone che lo ha riproposto sul suo canale YouTube.
SRV è assistito durante il soundcheck dal fonico Gordon Lyon, che ha lavorato anche con Aretha Franklyn, Georg Benson, Whitney Houston, ma anche con tanti artisti italiani, da Zucchero a Loredana Berté passando per Concato, Ramazzotti e molti altri.

Nei due video si vede, quindi, uno SRV seduto su una sedia davanti all’amp, piuttosto riposato e tranquillo, ma con il suo solito tocco furioso sulla 6 corde, ovviamente una Fender Stratocaster in questo caso collegata a un amplificatore testa-cassa.

La Stratocaster di SRV

La chitarra è la sua 1961 Fender Stratocaster “Scotch”, usata negli ultimi anni della sua vita, acquistata nell’autunno del 1985. In origine questa chitarra era destinata ad essere una sorta di premio per un fortunato del pubblico durante uno dei suoi show, ma a SRV piacque così tanto che non riuscì a separarsene.

SRV 1961 Fender Stratocaster “Scotch”

Ha una finitura color butterscotch e originariamente aveva un semplice battipenna bianco, che fu poi sostituito con un battipenna non originale a strisce tigrate fatto da Rene Martinez, il noto tecnico delle chitarre di Vaughan.
Il resto era di serie e vorremmo ben vedere trattandosi della dotazione di una stupenda pre-CBS (interessante notare il forte ronzio dei single coil quando smette di suonare, segno anche di volumi tutt’altro che “docili” durante il check).
La chitarra, con ancora il battipenna originale, può essere vista sul fronte della copertina dell’album Live Alive.

Stevie usava questa chitarra come sostituta della sua famosa Number One nel caso questa presentasse qualche problema, oppure in generale dal vivo solitamente per canzoni come “Leave My Girl Alone” e “Superstition”.

È un Dumble quello che vedo?

Per quanto si vede dai video (purtroppo poco) l’amplificatore sembra essere invece un mitico Dumble, il che non è affatto strano essendo stato SRV uno dei suoi famosi utilizzatori. Da quel che sappiamo il modello in suo personale possesso era la testata Steel String Singer, un mostro di suono da 150W equipaggiato con valvole 6550.

A onor del vero, però, da quella timidissima inquadratura laterale a 0.08 del secondo video non sembra essere questo il modello suonato durante il soundcheck, visto che non ci sembra risalti all’occhio il suo tipico frontale argentato.
Se qualcuno che sta leggendo ne sa qualcosa in più, ci faccia sapere!

Aggiornamento: la risposta è arrivata dal bravissimo Emanuele Sereni, è un Dumble SSS black panel!

Qualche pedale sotto i piedi di SRV

A 1.30 circa del secondo video si scorge qualche pedale. Sicuramente uno è il wah wah visto che lo si sente bene in azione, anche in questo caso la storia ha sempre raccontato del suo uso del vecchio VOX V846 e almeno la parte superiore del pedale dai contorni cromati lo sembra confermare anche in questa occasione.

Vox v846

Alla sinistra dello wah si scorge un pedalino di colore verde. A tutti viene ovviamente in mente la parola “Tubescreamer” e ovvviamente sarà così, ma quale modello? Perché seppur in maniera davvero difficoltosa, a noi non sembra di scorgere un vecchio TS808, né un TS9.
Dal colore meno acceso e dalla silouhette dei controlli ci sembra più un vecchio TS10 Classic, ma lasciamo aperta la domanda, secondo voi?

Più arduo, invece, identificare il pedale di grosse dimensioni poggiato un po’ più avanti, ma a quanto pare è scollegato dalla catena effetti.

Questi video sono testimonianze importanti sia per gli appassionati di SRV ma anche per chi ha voglia di respirare l’aria di un grande studio di registrazione durante gli anni d’oro dei dischi e delel case discografiche, quando ancora le collaborazioni tra musicisti non si limitavano a inviarsi dei file digitali (e fatture) tramite un computer e una linea internet.