Classe 1997, Daniele Mammarella è sicuramente uno degli astri nascenti della chitarra acustica fingerstyle italiana. Ve ne avevamo parlato, non a caso, in un vecchio articolo intitolato “Tre chitarristi acustici da tenere d’occhio” in cui sottolineavamo “l’approccio chitarristico radicato nella parte più dinamica e spettacolare del fingerstyle“.
Tutto questo viene confermato dall’album Moonshine, che alza ancora di più l’asticella sul lato tecnico, senza ovviamente farsi mancare una composizione musicale ragionata, per brani che uno dopo l’altro coinvolgono in quanto a groove, timing, capacità di agire sullo strumento con estrema scioltezza e vitalità.
Chi è Daniele Mammarella
Mammarella è nato a Pescara ed ha sviluppato sin da ragazzino la passione per la chitarra e in particolare per l’acustica fingerstyle. Ma questo era ovviamente scontato data la giovane età di questo musicista, oggi 24enne e quindi con ancora molta strada davanti a sé.
Nonostante quest’ultima considerazione, bisogna ammettere che Daniele si è già portato a casa diversi importanti riconoscimenti, essendo stato selezionato ad esempio tra i 5 finalisti del grande concorso internazionale “Acoustic Guitarist of the Year 2020” dalle prestigiose riviste Guitar World e Guitar Player.
Gli occhi di tutti quindi si sono posati su di lui, nondimeno quello di importanti marchi come Taylor Guitars e DV Mark che lo hanno subito inserito nel loro roster di artisti.
Prima che, purtroppo, la pandemia interrompesse i concerti in tutto il mondo, Mammarella ha calcato alcuni grandi palchi come quello del Teatro Marcello di Roma, ed è stato in tour insieme al cantante Cisco Bellotti dei Modena City Ramblers, con il quale ha toccato anche la bella Piazza Maggiore di Bologna per un concerto con ospiti d’onore come Gianni Morandi, Vinicio Capossela, Dodi Battaglia e molti altri.
È stato richiesto anche all’estero, come ad esempio nel 2020 all’importante “Festival de la Guitara de Madeira”, in Portogallo.
Daniele Mammarella e il suo Moonshine
Nonostante quindi il suo album sia intitolato allo splendore lunare, pur tuttavia come ben capite la sua è tutt’altro che luce riflessa, ciò che splende tra le note di questo musicista è tutta farina del suo sacco, del suo talento.
Il disco apre con un brano, “Shadow Blues”, che rappresenta un’ottima panoramica del suo stile, in cui melodia e chitarra percussiva si alternano a creare un contesto one-man-band.
Si tratta effettivamente di un blues, che però recupera nella parte centrale una melodia più pop e meno frenetica, per poi tornare al ritmo.
L’effetto percussivo è una costante in realtà di tutta l’opera di Mammarella, che ha sicuramente passato gran parte della sua vita artistica a perfezionare questa tecnica che oramai padroneggia come pochi, soprattutto se pensiamo a suoi coetanei e non a chitarristi di età più avanzata.
Il disco prosegue quindi con un totale di 13 brani in cui la formula rimane abbastanza invariata, andando ovviamente a scrivere in ogni caso nuovi temi melodici posati su altrettanti diversi “loop” ritmici, chiaramente tutti ottenuti con il solo uso delle mani (e anche se non si sente immaginiamo del piede, giusto per battere il tempo).
Questo però non significa che sia un disco “mono-tono” (la divisione delle parole non è casuale, onde non fraintedere), perché dolcissimi brani come ad esempio proprio la title track, in quarta posizione in scaletta, ci mostrano come Daniele abbia anche un modo di comporre che non per forza parte sempre dal solo aspetto ritmico e non tenda per forza a “stupire con effetti speciali” ma anche con le note, le armonie, le orchestrazioni sullo strumento.
Probabilmente, questo è anche il consiglio che ci sentiremmo di dare a Daniele per il futuro, cioé esplorare ancora di più il campo della composizione armonico-melodica, lasciando alle sue attuali produzioni il compito di mettere in chiaro la sua abilità tecnica, oramai palese a tutti.
Vedremo quale sarà quindi l’evoluzione di questo oramai più che promettente musicista italiano, se saprà evitare la pericolosità della “nicchia nella nicchia” e della ripetizione, per stupirci con qualcosa di inaspettato.
In ogni caso Moonshine è un buon disco che oltretutto mette ancora una volta in chiaro una cosa: in Italia abbiamo grandi musicisti anche tra le nuove generazioni e bisogna avere grande fiducia in esse, perché c’è tanto, tanto di buono da scoprire!
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