Oggi parleremo di un elemento tipico degli arrangiamenti alternative, progressive e nu metal. Sto parlando delle Single Note Lines.
Il nome dice già tutto: sono linee a note singole, quindi linee melodiche, che possono essere utilizzate per arricchire una parte del brano che stiamo componendo.
Avranno un effetto molto diverso rispetto alle ottave, che catalizzano l’attenzione su una melodia o su una parte del riff: le single note lines andranno a “contornare” la parte musicale arricchendola con quel “qualcosa” che riempirà la sezione ma non darà fastidio e non sovrasterà i lead vocals o il riff principale.
Solitamente questo elemento viene accostato a parti più “aperte” del brano come ad esempio un ritornello finale (o più comunemente un ritornello), un riff o un breakdown.
Ascoltiamo come esempio il bridge del brano “From The Inside” dei Linkin Park per darci un’idea di cosa stiamo parlando:
Inutile sottolineare che questo tipo di linee verrà utilizzato in contesti meno “estremi” del metal, che strizzano l’occhio al rock.
Ora che abbiamo centrato il tipo di effetto che vogliamo ottenere, iniziamo a capire come farlo.
Prima di tutto: quali note andremo ad utilizzare?
La risposta a questa domanda è molto semplice: possiamo utilizzare le note degli accordi che abbiamo scelto per l’armonia principale se si tratta di un ritornello o della scala di riferimento se si tratta di un riff!
Facciamo un esempio pratico, ho scritto un riff ed un chorus per l’occasione, ascoltiamoli di seguito:
La scala di riferimento è C minor, mentre gli accordi usati per il ritornello sono C5, Ab5, Ebadd11, Ebmaj9 (quindi la progressione risulterà I, bVII, bIII).
Adesso vi mostrerò come io approccio la costruzione di queste linee su entrambe le sezioni. Partiamo quindi con la sezione del ritornello.
Analizziamo le chord tones (le note caratteristiche dell’accordo, dette anche target) disposte sul nostro manico: possiamo facilmente trovarle utilizzando le forme in primo set delle triadi o degli accordi di settima.
(Le posizioni sono trascritte in base ad una chitarra accordata in DROP C)
Una volta individuate le note di ogni accordo, ci basterà utilizzarle per comporre le nostre melodie dando più peso a fondamentale e quinta di ogni accordo rispetto alle altre note (che possono comunque essere utilizzate).
Attenzione: ovviamente sarà necessario stabilire, come abbiamo studiato nella seconda lezione, la “natura” di ogni powechord!
Ascoltiamo insieme la resa sonora di questa tecnica; ho utilizzato le note delle triadi che trovate sopra per comporre una linea da sovrapporre al chorus:
Possiamo utilizzare queste note in maniera ostinata o suonarle singolarmente utilizzando degli effetti come ad esempio delay, riverberi, effetti shimmer e simili per enfatizzarle.
Una tecnica che uso spesso, è quella di utilizzare le note della scala di riferimento per creare degli ostinati sfruttando le tecniche del pedale.
Prendiamo ad esempio le note della scala minore naturale, che in questo caso è la nostra scala di riferimento, sviluppate in orizzontale sulla sesta e quinta corda.
Prenderò in esame una sezione di manico che va dal nono al quindicesimo tasto, che poi è quella che andrò ad utilizzare per l’esempio.
Ora mi basterà scegliere una nota che faccia da pedale e suonare una figurazione ritmica (ad esempio ottavi regolari) alternandola con le note disposte al canto.
Questa è una tecnica decisamente efficace e molto diffusa per aggiungere layers di note singole ai nostri brani.
Ascoltate il risultato:
Questo approccio, rispetto a quello che fa utilizzo delle triadi, è molto efficace anche se vogliamo scrivere delle single note lines sui nostri riff.
Molto spesso, infatti, le sezioni che vedono protagonisti riff non hanno un’armonia definita nel senso che non seguono una consecuzione di accordi stabile: questo potrebbe rendere macchinoso trovare delle linee giuste seguendo il primo approccio che vi ho mostrato.
In questo caso, consiglio sempre di scrivere seguendo le note di una scala di riferimento che può risultare un’operazione artistica molto vincente dato che spesso, trattandosi di powerchords, si può giocare con scale minori differenti e modi vari per conferire una particolare sonorità ad un determinato riff.
Nell’ultimo esempio che segue, vi mostro quello che intendo utilizzando sullo stesso riff note provenienti dal modo Frigio di C.
Ora che abbiamo imparato a sfruttare questi elementi siamo pronti per abbellire i nostri brani con delle linee secondarie a nota singola.
Ricordate che l’unico limite è quello che date alla vostra creatività!
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