HomeStrumentiChitarra - DidatticaDa sogno a realtà: la musica come un racconto di se stessi

Da sogno a realtà: la musica come un racconto di se stessi

Come trasformare le emozioni personali in musica autentica, combinando introspezione, tecniche strumentali e sperimentazione sonora.

Dopo aver iniziato il tema della scrittura nell’ultimo articolo, oggi vorrei portare avanti l’argomento ponendo la mia attenzione su un aspetto in particolare, ovvero come rendere personale la nostra musica e raccontare una storia che parli di noi. 

Premetto dicendo che, per ovvie ragioni, niente di quello che sto per dirti né può né deve essere considerato un assoluto. Infatti, ognuno di noi è unico, quindi è molto probabile che, mentre alcuni argomenti potrebbero illuminarti, altri potrebbero esserti del tutto indifferenti. I miei vogliono essere solo dei semplici consigli, degli spunti di riflessione che, con impegno e un pizzico di fortuna, ti aiuteranno a trovare la tua strada.

Detto questo, vorrei dividere quest’articolo in due parti, trattando prima dei concetti che mi hanno aiutato ad entrare più a contatto con la mia individualità e poi delle tecniche stilistiche e chitarristiche che mi hanno permesso di esprimermi al meglio.

Forse ti starai chiedendo che cosa io intenda con “entrare più a contatto con la mia individualità”… Ebbene, mi riferisco a quello stato in cui, grazie ad un pensiero, un’immagine o un ricordo, entriamo a stretto contatto con le nostre emozioni.
Una volta aver fatto ingresso in questa particolare “dimensione” del nostro Io, ci basta raccogliere le sensazioni che troviamo e cercare di veicolarle al mondo esterno, concretizzandole nella nostra arte.
Nel mio caso, l’espediente cui ho maggiormente ricorso per raggiungerlo è stata la rievocazione nella mia mente di un episodio passato che mi sta particolarmente a cuore o che mi ha segnato significativamente. 

La prossima domanda potrebbe essere qualcosa del tipo: “Ma io non ho alcuna idea di come entrare a contatto col mio Io! come posso fare?”.
Allora, col tempo ho trovato due alternative che sembrano aiutarmi a raggiungere tale scopo in tempi relativamente brevi, ovvero camminare in mezzo alla natura e meditare. Ovviamente, non mi riferisco a passeggiate chilometriche o meditazioni di un’ora o più (naturalmente non ho niente contro chi fa questo, anzi, se noti che ti aiuta in questo processo meglio così!), bensì mi basta camminare una ventina di minuti oppure chiudere gli occhi per poco tempo per liberare la mente e provare a scrivere.

Purtroppo, questo processo non è infallibile e non sempre mi aiuta ad entrare nello stato desiderato, tuttavia ho notato due condizioni in cui, inspiegabilmente e a prescindere da tutto, riesco a comporre in maniera più efficace: deve esserci poca luce e devo trovarmi in un ambiente relativamente silenzioso.

A volte, addirittura, ci sono casi in cui entrerai a contatto col tuo Io prima ancora di rendertene conto: questo avviene in quei rari casi in cui, a seguito di un particolare evento, cambiamo completamente e improvvisamente il nostro stato emotivo.
Quelle poche volte in cui mi è capitato è stato a seguito di eventi negativi, ma conosco persone che, invece, riescono a raggiungere questo stato solo unicamente dopo aver vissuto momenti di piena euforia.

Per quanto riguarda l’aspetto tecnico, ossia la trasformazione dell’idea in musica, ho trovato nel chord-melody quello che, per il momento, rappresenta il modo più realistico e libero per esternare le mie idee. Per chi non sapesse minimamente di cosa stia parlando, si tratta di una tecnica in cui si suonano armonia e melodia contemporaneamente, consistente nell’utilizzo di voicing di accordi in cui la voce al canto, definita anche “top note”, riproduce il motivo del brano.

Alcuni degli artisti a cui più mi ispiro sono Mateus Asato, Scott Henderson e Casper Hejlesen, ma anche gli italianissimi Ivano Icardi e Christian Mascetta.

Tuttavia, c’è un “Ma” in quanto questa tecnica presenta delle limitazioni rispetto al “single note playing”: dovendo suonare anche gli accordi, molte volte ci ritroveremo impossibilitati ad utilizzare alcuni tecniche espressive, quali bending e vibrato, per arricchire la nostra melodia e, mentre nei brani lenti, in cui il tema presenta principalmente note da 1/4 o superiori, questo potrebbe non risultare un ostacolo, nei brani più melodicamente ricchi questo potrebbe generare delle complicazioni. 

Ma non disperarti, in quanto ci sono delle soluzioni che potrebbero aiutarti a dare sostegno alla melodia, senza dover suonare obbligatoriamente accordi da 3 o 4 voci:

  • Suona solo due note: in un approccio chord-melody sono due le note principali che danno il carattere desiderato al tema del brano, ovvero la top note e la nota più grave. Tutto il resto contribuisce ad arricchire l’armonia, ma senza queste due non si va da nessuna parte, quindi, se ti dovessi trovare in difficoltà con l’interpretazione della melodia, tenta questo approccio e vedi dove ti porta.
  • Usa intervalli di terza e sesta: in realtà questo consiglio si estende a tutti gli intervalli, ma ho notato che in particolare quelli di terza e sesta sono molto utili rispetto agli altri nei passaggi più veloci, in quanto ti permettono di far risaltare la top note senza perdere la scorrevolezza dei movimenti.
  • Usa corde a vuoto: laddove la tonalità lo consente, la corda suonata a vuoto, oltre ad avere a mio parere un suono nettamente più bello e definito delle note premute, è utilizzabile come un jolly, in quanto ti permette di trovare soluzioni armonicamente più ricche senza dover impiegare un dito della mano sinistra (o destra, per i sinistrorsi).
  • Sperimenta con gli effetti di ritardo: il riverbero e il delay sono ottimi per dare all’ascoltatore un senso di riempimento anche qualora tu stia suonando solo una nota e, inoltre, creano un bellissimo “alone” di suono che avvolge la melodia, conferendole un carattere più malinconico o sognante, in base al carattere del brano.
  • Alterna il single-note playing al chord-melody: a volte l’alternativa migliore per arricchire una linea è… non arricchirla affatto! Alternare momenti in cui la melodia è accompagnata da accordi con momenti in cui rimane isolata, non solo aiuta a far risaltare le note tematiche più importanti, ma può essere utilizzato per modificarne l’intensità e rendere più dinamico il pezzo che stiamo suonando.

Per concludere volevo condividere con te “Submissive Mind”, l’unico brano del mio album per ora online e che ho avuto il piacere di registrare al Container Audio Room insieme a Leonardo Fortini e Angelo Camasso, rispettivamente basso e batteria, in cui potrai trovare applicati alcuni dei consigli trattati qui sopra. 

Ti ricordo che tutto ciò che ho detto in questo articolo è frutto della mia esperienza personale e non deve essere considerato come l’oracolo, perciò sperimenta, sperimenta e sperimenta finché non avrai trovato la tua strada!



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