Ecco il turno di un brano ispirato da velocità e macchine potenti. Il solo di chitarra non è da meno, nonostante si stia parlando di un brano del 1972, il neoclassico e l’heavy metal sono già di casa. Infatti in questi casi ci arriva conferma da un famoso stereotipo musicale, o meglio, la leggenda che racconta di un giovane Malmsteen ispirato pesantemente da figure come Bach e Blackmore, prima di divenire il padre dello shred metal neoclassico.
Leggenda o meno, si tratta di una storia vera, del resto anche Blackmore decise di scaloppare il manico della sua Strato. Ma andiamo avanti e torniamo a quel 1972 che vide l’uscita di Machine Head, dal quale la opening track “Highway Star” fu estratta come primo singolo, e successivamente come brano di impatto per l’apertura dei live show (Made in Japan docet).
Andiamo a vedere da vicino cosa succede.
0:01 L’intro è meravigliosa, sembra riprodurre il motore di un’auto che sta per partire. Il basso è stabile, mentre la chitarra suona un accordo per battuta, niente power chords, solo interessanti voicings che analizzeremo tra un po’.
0:11 La band suona insieme, compatta e definita per sostenere l’acuto di voce che introduce la prima strofa.
0:35 Inizia la strofa, qui l’andamento è tutto basato su una pulsazione regolare e martellante, enfatizzata da tutti gli strumenti all’unisono.
1:58 Momento storico, entra il solo di organo, il compianto Jon Lord getta le basi, alla stregua di Blackmore, per costruire un fraseggio di netta estrazione neoclassica. Questo solo è stato spesso replicato da chitarristi, tenete in mente il fatto che la parte più interessante si muove sull’arpeggio di triade in base ai changes del brano.
3:04 Rientra la strofa di Ian Gillan, che dopo un altro ritornello porta al solo di Richie Blackmore.
3:46 Finalmente arriviamo al solo di Blackmore. Preferisco farvi leggere prima ciò che lui stesso ha affermato su questo assolo, per poi andare a scavare un po’ più a fondo.
“And that is one of the only times I have ever done that. I wanted it to sound like someone driving in a fast car, for it to be one of those songs you would listen to while speeding. And I wanted a very definite Bach sound, which is why I wrote it out, and why I played those very rigid arpeggios across that very familiar Bach progression, Dm, Gm, Cmaj, Amaj. I believe that I was the first person to do that so obviously on the guitar, and I believe that that’s why it stood out and why people have enjoyed it so much.”
Per chi non avesse molta dimistichezza con l’inglese, Richie afferma che raramente ha trascritto i suoi assolo, ma con quello di Highway Star lo ha fatto perché voleva creare un suono in particolare, voleva che fosse quello e basta, ovvero un assolo che suonasse a là Bach per qualcuno che sta guidando una macchina molto veloce.
Per questo motivo ha scelto una progressione armonica tipica di Bach, fatta da Dm, Gm, Cmaj7, Amaj7, sulla quale ha suonato una serie di complicati arpeggi. Ha pensato che questa fosse la prima volta che qualcuno potesse aver deciso di fare una cosa del genere con la chitarra, e quindi è probabilmente per questo motivo che ebbe così tanto successo.
Oltre la traduzione approssimativa delle parole di Blackmore, sento di voler aggiungere semplicemente che il solo è quasi totalmente armonizzato all’unisono per terze minori, e che, oltre a parti su pentatonica, troveremo anche l’utilizzo di arpeggi di triade, soprattutto nella parte in sedicesimi, e scala eolia e frigia.
Sulla trascrizione del solo (errata corrige: nella tab è scritto erroneamente due volte “intro” nella titolazione, NdR) trovate un’analisi più dettagliata delle frasi.
5:05 L’assolo di Richie Blackmore volge al termine, certamente meno complicato, almeno a livello tecnico, del solo di Jon Lord, ma non meno interessante, questo è certo. Ian Gillan torna su una ulteriore strofa, affrontando sempre lo stesso tema.
5:40 Dopo l’ultimo ritornello Ian Gillan afferma per ben tre volte di essere un “Highway Star”, e così il brano si chiude.
Highway Star è un brano che ha segnato un epoca, come avete potuto notare il contenuto storico non è assolutamente trascurabile. In questo periodo i primi guitar hero sperimentavano senza freni, rubavano qua e là ma sapevano benissimo come riproporre i concetti assorbiti e farli loro.
Nell’assolo di Blackmore c’è Bach, ma un Bach rivisto e corretto da una persona che voleva semplicemente far suonare qualcosa con un senso di barocco, cosa che poi, come già detto inizialmente, ha coniato un vero e proprio filone chitarristico. Insomma l’importanza di un certo percorso è davvero visibile ad occhio nudo.
Ci vediamo al prossimo appuntamento!
Aggiungi Commento