Bentrovati Musicoffili, con quella di oggi introdurrò una nuova rubrica, quella su di un altro grande chitarrista: Anthony Joseph Perry meglio conosciuto come Joe Perry!
Coofondatore degli Aerosmith insieme a Steven Tyler, e chitarrista degli Hollywood Vampires, Joe Perry è tra quei chitarristi che spesso vengono sottovalutati, in quanto non definibili ipertecnici o virtuosi, ma che in realtà hanno lasciato segni indelebili delle proprie qualità, sia tecniche che di scrittura, nella storia del Rock di tutti tempi.
Avendo avuto l’onore e l’onere di portare in giro per diversi anni la musica degli Aerosmith, sia in Italia che all’estero, posso dire con certezza, che il suo stile chitarristico è assolutamente unico e per nulla facile da ricreare. I suoi riff ed il suo personalissimo suono (evolutosi in maniera incredibile nel corso degli anni) lo rendono uno dei chitarristi più personali e più unici nel proprio genere.
Alcune canzoni composte da lui e da Steven Tyler sono e rimarranno pietre miliari della musica Rock.
In questo primo articolo parlerò della sua vita, e nei successivi vedremo quali strumenti ha utilizzato nel corso degli anni.
Joe Perry ha avuto una vita sicuramente intensa, sia musicalmente sia per quanto riguarda abusi ed eccessi, basti ricordare che insieme a Tyler erano soprannominati i Toxic Twins; mentre chitarristicamente ha assorbito e recepito in pieno l’impatto che ha avuto Jimmy Page sul mondo del Rock, essendone quasi coetaneo e poco più giovane.
Gli Aerosmith, formatisi nel 1969, hanno cominciato ad raggiungere il successo nella metà degli anni ’70, con alcune hit che sono rimaste indelebili, e divenute dei veri e propri classici.
Basti pensare a: Toys in the Attic (otto dischi di platino), Dream On, Walk this Way, Mama Kin, Draw the Line; i suoni erano crudi e diretti, a volte troppo paragonandoli ai suoni moderni di oggi ed a suoni già più evoluti per l’epoca, degli Zeppelin. Ma il risultato fu una miscela esplosiva, un pugno nello stomaco che arrivava diretto senza compromessi; un suono Rock che ha fatto epoca.
Chitarristicamente parlando, quel suono non è per tutti, e non va sottovalutato, non è affatto facile suonare in quel modo, con quel groove e con quella intenzione; nemmeno per il più preparato dei chitarristi.
Dopo il repentino successo iniziale, la band ha vissuto momenti difficili, sia per i noti abusi di droghe, sia per il venir meno della vena creativa (circostanza per fortuna solo temporanea); seguirono quindi periodi in cui Perry provò a intraprendere una carriera formando altri gruppi, ma senza riscuotere grande successo.
Solamente a metà degli anni ’80, e devo dire per fortuna visti i risultati, Joe Perry e Steven Tyler tornarono a lavorare insieme e rimisero insieme la band. Negli anni a seguire furono scritte alcune tra le più belle canzoni Rock di tutti i tempi.
Dopo l’album Done the Mirrors, l’uscita di Permanent Vacation coincise con un successo incredibile; raramente nella storia della musica si ricorda un disco con 12 brani tutti di altissimo livello e tutti bellissimi; Magic Touch, Rag Doll, Dude (looks like a lady), Angel, Permanent Vacation, la cover beatlesiana di I’m Down, St. John, sono tutte hits che hanno riportato la band ai fasti del decennio precedente e anche più, consolidandoli tra i grandi della musica mondiale.
Anche il successivo album Pump riscuote un successo mondiale, e contiene grandi canzoni quali Love in an Elevator, Janie’s Got a Gun, The Other Side, e la bellissima What it Takes.
Nel 1993 esce Get a Grip, un capolavoro assoluto, dove Joe Perry lo ricorderemo per sempre nei riff di Eat the Rich, Living on the Edge, Cryin’, Amazing, Crazy; brani fantastici in cui lo stile del nostro guitar hero raggiunge vette sonore, musicali e tecniche che era difficile solo immaginare qualche decennio prima.
Degna poi di essere ricordata anche la famosissima ballad I don’t Want to Miss a Thing, colonna sonora del blockbuster Armageddon. In tutto questo ben di Dio di musica, tour mondiali e successo, Joe Perry ha avuto il tempo di collaborare con Alice Cooper, Ted Nungent, e far uscire il suo primo disco solista nel 2005.
Joe Perry è sicuramente un grande chitarrista, unico, personalissimo; i suoi riff e i suoi soli sono un esempio di come va suonato il Rock, ha scritto brani meravigliosi che hanno fatto e continueranno a fare la storia della musica. Negli anni la sua crescita ed evoluzione lo ha portato ad avere un suono micidiale, moderno e bellissimo soprattutto nei Live.
Tra le sue tante creazioni, questa però all’infuori della musica, ci sta anche quella di una salsa piccante, la “Joe Perry’s Rock Your World Hot Sauce”, usata negli Hard Rock Café di tutto il mondo. Finito di leccarci i baffi va anche ricordato che è attualmente in produzione una Gibson Les Paul Boneyard signature che porta il suo nome, una chitarra favolosa e anche costosa; sono state prodotte varie custom a suo nome soprattutto del ’59; quest’ultima però rappresenta davvero un piacere anche per gli occhi.
Nel prossimo articolo entreremo nel suo non facile e variegato mondo chitarristico, vedendo la strumentazione usata e come si è evoluto il suo suono, dagli anni ’70 in poi.
Buona musica.
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