John Wheatcroft ha un curriculum molto ricco a partire dal ruolo di collaboratore con le maggiori testate chitarristiche come Guitar Techniques, Guitarist, Guitar World, ma oltre alla veste di didatta che indossa in varie prestigiose scuole può vantare un’altrettanto ricca carriera su palchi prestigiosi.
L’idea di affrontare un argomento come questo (non è certo il primo) non arriva dunque dal nulla, ma è maturata nel tempo.
Ne è testimone la struttura articolata del libro, che copre un panorama completo con ricchezza di spunti e approfondimenti.
Tra gli argomenti trattati all’interno di Improvvisare il Blues alla Chitarra troviamo le scale pentatoniche maggiori e minori, i modi fondamentali, la triade dinamiche-espressività-feel, lo sviluppo di velocità e precisione, le open tuning, legati e bending, vibrato, hybrid picking, i double stop, slide guitar.
L’ennesimo libro sul Blues oppure…
Chi ha bisogno di un altro libro sul Blues nell’era di Youtube con tutto ciò che è possibile trovare in rete senza troppa fatica? Probabilmente chi cerca qualcosa di serio, sistematico, funzionale e che può trarre vantaggio anche solo dal passare in rassegna agevolmente una serie di chitarristi che hanno fatto la storia della musica moderna.
A parte Rory Gallagher – il cui posizionamento nel capitolo sul revival del Blues acustico lascia un minimo perplessi (problemi con l’Irlanda?) con buona pace della sua graffiatissima strat – la scelta dei nomi trattati è impeccabile.
Si parte dal Blues del Delta di Robert Johnson, Mississippi Fred McDowell e Lightnin’ Hopkins per arrivare dopo altri dieci capitoli ai loro moderni epigoni acustici come John Hammond, Bob Brozman, Keb’ Mo’.
Nel mezzo troviamo il Blues elettrico di Chicago da Muddy Waters a Mike Bloomfield, Memphis e Detroit con John Lee Hooker, B.B.King e soci, il Texas Blues dei primordi da T-Bone Walker a Otis Rush, il British Blues marchiato a fuoco da Clapton, Beck, Page e Green.
Nel capitolo su Country blues e Rock’n’roll si va dal pioniere Scotty Moore a Danny Gatton via Chuck Berry e Buchanan, mentre la nuova onda texana non poteva non celebrare i fratelli Vaughan e dedicare uno spazio personale all’eclettico Eric Johnson.
Il nome, imprescindibile oggi, di Joe Bonamassa entra in ballo con il Rock-Hot Blues che parte da Hendrix ma non dimentica Gary Moore e il sottovalutato Walter Trout.
Jazz Blues significa, invece, partire da Charlie Christian e Wes Montgomery per arrivare a Carlton e Robben Ford.
La chitarra slide, infine, è incorniciata da un quartetto di maestri come Elmore James, Ry Cooder, Duane Allman e Sonny Landreth.
Da notare che per ognuno dei personaggi analizzati – dopo un inquadramento generale del loro contesto musicale – troviamo accanto agli esempi in pentagramma e intavolatura un Checkpoint che ne sottolinea e commenta i punti focali, accompagnato da esercizi e consigli specifici per l’improvvisazione.
Abbondano indicazioni di carattere tecnico ed esecutivo, sfruttando anche una quantità di schemi di diteggiatura sulla tastiera, mentre in appendice a ogni capitolo è inserito un utilissimo studio ritmico.
Indubbiamente un bel lavoro, da prendere in considerazione se si affronta il Blues per la prima volta o anche per un “ripasso” che è sempre molto utile.
Maggiori informazioni dall’editore italiano Volontè&Co.
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