Per chiunque non lo conoscesse (ma se seguite questa rubrica, immagino siate in pochi), Peter Bernstein è a mio avviso una delle massime espressioni della chitarra Jazz nel XXI secolo.
Il suo stile, riconoscibilissimo a chilometri di distanza, coniuga benissimo le innovazioni degli ultimi decenni della chitarra Jazz affondando però le radici nella tradizione.
Sulla scena dagli anni ’90, Peter Bernstein ha suonato con i più grandi musicisti di Jazz da Jimmy Cobb a Lee Konitz, Joshua Redman, Brad Mehldau, Tom Harrell e tantissimi altri, diventando così a sua volta un punto di riferimento per i chitarristi di Jazz di tutto il mondo.
Il brano che andremo ad analizzare ora è “Pannonica” una ballad di Thelonius Monk, uno dei più grandi pianisti e geniali compositori della storia del Jazz. La sua musica risulta innovativa, imprevedibile ed all’avanguardia ancora oggi, nel 2020, pur essendo stata composta diversi decenni fa. Per questo è diventata nel tempo patrimonio comune di molti musicisti di oggi.
Curioso notare come questo gigante del piano, eserciti molta influenza sui chitarristi in attività tutt’oggi.
Da segnalare, oltre all’album Monk (2008) di Bernstein da cui è estratto questo solo completamente dedicato a lui, i tributi a l grande pianista ricevuti da campioni della sei corde come Kurt Rosenwinkel e Jonathan Kreisberg che si sono confrontati con “Ask me now” tirando fuori due esecuzioni magistrali (rispettivamente album Standard Trio – Reflection del 2009, New for Now del 2005) oppure l’esecuzione di vari pezzi del suo repertorio da parte di Pasquale Grasso (Solo Monk del 2009).
Procediamo ore con l’analisi di questo splendido solo.
L’inizio del solo comincia sull’ultima battuta del chorus in cui è stato esposto il tema, con una frase che mette subito in campo il suono della quarta aumentata, dando al Db il colore di un lidio e terminando sul Cmaj7 della prima A a cui segue una risposta nella seconda metà della misura.
Successivamente ecco due piccole frasi su questo II V, che in realtà poi non risolve, ed infatti il pensiero melodico continua anche sulla battuta successive seguendo il cambio degli accordi, alternando però le figurazioni ritmiche in modo da rendere più vario dal punto di vista ritmico l’esposizione del solo.
Il tutto si svolge prevalentemente in un registro molto acuto per la chitarra. La frase verso la fine si sposta in un registro medio e termina sul Ebmin7 di battuta quattro, a cui segue un’altra frase, che parte da A7(#11) dove viene suonato un arpeggio di Gmaj7#5, ovvero del terzo modo ricavato dalla scala di E minore melodica. Questa ci porta a misura 5 dove termina in dei ricordi che richiamano il tema del brano.
Nelle ultime due battute che chiudono la prima A Bernstein suona in maniera più “tradizionale”, seguendo gli accordi con delle frasi a sedicesimi, per terminare la frase con una risoluzione ritardata sul Dbmaj7, così come già fatto in precedenza a battuta 4.
La seconda A del solo inizia anch’essa come la precedente con un’anacrusi, con la prima frase che termina ancora una volta dopo che il cambio dell’accordo è avvenuto e al quale segue una risposta che porta a misura 10. L’utilizzo di questa risoluzione ritardata, di terminare la linea melodica, non per forza sempre sull’uno, ma anche dopo e di fargli seguire poi una risposta, è una soluzione molto usata dal chitarrista.
Arrivati a questo punto, sul Ebmin7 ecco un bicordo, cosa già vista in precedenza, ma al quale segue una nota suonata più in basso, mentre questo continua a risuonare, creando un piccolo contrappunto veramente bello.
Nelle misure successive questo “discorso”, di bicordi (di terza, quarta, sesta e settima) e voci che vengono aggiunte in basso rispetto ad essi continua, sviluppandosi sempre più, seguendo l’armonia, con le note degli accordi alternate ad estensioni che ne arricchiscono il colore.
La misura 15 chiude questo discorso musicale, iniziando con un accordo di Ebmin7(9) che afferma l’armonia, seguito da una frase che parte in sedicesimi per poi finire a crome seguendo gli accordi terminando su Dbmaj7, anche qui con una risoluzione ritardata, dove vengono suonate la nona e la settima maggiore dell’accordo, invece di una nota più stabile magari della triade, a dimostrazione di come Peter Bernstein metta al centro del discorso musicale la melodia e il suo sviluppo.
Una serie di note eseguite con dei glissato, ci portano al B, dove sulla prima cellula melodica in sedicesimi su Gmin7, abbiamo una corrispettiva risposta data da un bicordo con intervallo di seconda maggiore, un “cluster”, tipico del linguaggio sia armonico che melodico di Monk, che aggiunge anche il colore della diesis undici all’accordo.
Nella misura successiva, si inizia con un accordo di Cmin7(9) in modo da definire subito l’armonia e rispondendo poi nei secondi due tempi della battuta con una frase sulla pentatonica .
A misura diciannove e a misura venti c’è un richiamo del tema.
A battuta ventuno il brano inizia con un accordo, a cui segue prima una quintina e poi un gruppo di 8 trentaduesimi, che suonano l’arpeggio di Abmin su tre ottave diverse dall’alto verso il basso, su G7, dandogli il suono di un accordo alterato. Infatti Ab, Cb e Eb, che compongono la triade di Abmin sono rispettivamente la 9b , la 3 maggiore (per enarmonia infatti lo consideriamo un B) e la 13 bemolle di G7.
Dopo aver suonato una frase a crome sull’accordo di Cmaj7, dove vengono inseriti anche un bicordo di settima minore ed un cluster, le ultime due battute si costruiscono maggiormente su accordi che però richiamano melodicamente al tema, armonizzandolo.
Anche l’ultima A inizia con un richiamo molto diretto al tema, che però viene esposto con un ritmo diverso e in un registro altissimo per la chitarra. La direzione che sta prendendo il solo è quella infatti di un ritorno sul tema principale del brano, che si manifesta in maniera evidente da misura 27, dove in pratica non rimane altro che la sua armonizzazione stessa, con l’utilizzo di bicordi, accordi in “let ring” a cui risponde la melodia, o quadriadi tutto per accompagnare la ripresa del tema, che termina sull’accordo di Dbmaj(#11) di battuta 33, concludendo così il brano.
Veramente una grandissima interpretazione per una ballad stupenda, ma veramente complessa sia dal punto di vista armonico che per la struttura (trentatré battute invece delle canoniche trentadue), resa in maniera veramente musicale da uno dei più grandi chitarristi viventi tutt’oggi su questo pianeta, Mr. Peter Bernstein.
Cover Photo by Schorle – CC BY-SA 4.0
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