Il concetto di “studio” ha subito negli anni una serie di cambiamenti profondi, così da creare una serie di sfaccettature e di “zone grigie” che hanno però aperto una serie di sbocchi decisamente interessanti e dalla qualità a volte rilevante.
Oggi quando noi parliamo di home studio parliamo di una parte della nostra casa che viene adibita al lavoro musicale; uso questo termine generico perché dovremo suddividere il lavoro in studio in tre (più una) categorie principali:
- Recording
- Mixing
- Mastering
- Production (dalle molte sfaccettature)
La prima in assoluto è un ambiente dove si registra il proprio strumento (o anche più strumenti) per ottenere un brano – spiegata in maniera estremamente semplicistica ovviamente – che possa passare alla successiva fase di mixing.
La seconda, invece, è un ambiente che serve a prendere tutte le tracce di un brano e mixarle al punto tale da renderlo quanto più equilibrato e ben suonante possibile (con relativo gusto artistico), con anche una serie di correzioni e di lavorazioni che in alcuni casi servono a dare il giusto posto a determinati strumenti e un’impronta sonora al sound generale dei brani.
L’ultima (perchè la quarta categoria potremmo definirla un ibrido) è quella che difficilmente si potrebbe fare in casa, per via delle strumentazioni utilizzate, tipologia di ambiente e anche per le dimensioni dello stesso.
Non dico che non sia possibile farlo in casa, ma è più complesso rispetto a un home studio per il mixing o per il recording di strumenti o voce, perchè il mastering è quella pratica che finalizza (EQ, compressione, volume finale) il lavoro per renderlo fruibile alle richieste delle varie piattaforme digitali ed eventuali formati analogici. Ci vuole una grande esperienza, professionale.
La produzione è, come detto prima, almeno per chi scrive, una cosa ibrida perché anche con solamente una scheda audio e una mini tastiera (M32 di Native Instruments per esempio) è possibile scrivere un brano completo attraverso i vari strumenti virtuali (voce esclusa ovviamente) e poi passare in fase di mixing in uno studio apposito; quindi, prendiamo questa sezione come una “zona grigia” che può essere sia estremamente basilare che molto professionale.
Per quanto riguarda la chitarra, cosa serve oggi per ottenere un risultato, non dico professionale, ma quantomeno utilizzabile per delle produzioni di basso o medio livello?
La strumentazione di base di un piccolo (o piccolissimo) studio per chitarristi elettrici è composta come segue:
- Una chitarra (o più chitarre)
- Un amplificatore (o più amplificatori)
- Cassa o Load Box (se non avete un luogo isolato)
- Microfoni
- Cavi
- Processori di segnale
- Scheda audio
- Un computer
Questa catena può permettere di ottenere un suono registrato, ma esistono anche altre soluzioni (digitali o ibride) che abbattono in maniera significativa i costi di gestione.
Partiamo però da una considerazione di fondo, è necessario spendere un budget di diverse migliaia di euro?
La risposta è no! Le necessità di chi ha un home studio sono diverse da chi ha una struttura dedicata (non utilizzerete mai dei main monitor da 20.000 euro se non avete un ambiente trattato in maniera professionale) e soprattutto per il chitarrista, che ha il solo compito di registrare il suo strumento, quindi difficilmente avrà bisogno di hardware e software numerosi e specifici per ogni fase della produzione.
Il minimo sindacale per iniziare è così composto:
- Chitarra > cavo > scheda audio > VST > computer
- Chitarra > cavo > multieffetto con uscita USB > computer
In entrambi queste due catene – do per scontato che abbiate già comprato la chitarra – la spesa totale può arrivare a una cifra non oltre i 500 euro (software incluso), nonostante si usi un’interfaccia audio molto basilare (concetto valido per entrambe le ipotesi) si riesce a ottenere un risultato pubblicabile a patto però di lavorarci più tempo e con grande accortezza.
Un esempio molto semplice è quello riportato in un precedente test, dove utilizziamo una pedaliera multieffetto (una line6 Helix Stomp) con alcune IR Celestion.
Il risultato è comunque superiore a una microfonazione di una persona non esperta, in un ambiente non trattato e con i volumi bassi per non disturbare il vicinato.
Da qui abbiamo il nostro punto di partenza, ora ci resta da capire cosa possiamo aggiungere di necessario al nostro home studio per chitarra.
Ma su quest’ultimo punto ne parleremo adeguatamente nei prossimi articoli.
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