Uno dei passi fondamentali nella storia della chitarra elettrica è costituito dall’invenzione dei cosiddetti pedali, “scatolette” sotto i nostri piedi che ci aiutano ad avere dei suoni che vanno dalle distorsioni a veri e propri effetti di modulazione e d’ambiente.
La loro storia inizia in parallelo alla nascita della musica rock, a quella rivoluzione giovanile che portò nei dischi e sui palchi suoni del tutto nuovi e necessità di amplificazioni piuttosto generose.
Pur tuttavia, spesso non era facile avere dei suoni molto saturi – ricercati in particolar modo per il lungo sustain – senza dover tirare veramente “a cannone” gli amp (che erano ancora senza master volume…) , cosa non sempre consigliabile anche per i rocker più incalliti, soprattutto in studio.
Grazie al contributo di alcuni primi “smanettoni” nei loro laboratori nacquero così dei circuiti chiusi in piccole scatole che potevano generare da soli la distorsione, inviando il segnale distorto all’amplificatore che così aveva solo il compito di dargli volume quanto necessario senza particolari obblighi.
Vennero così alla luce i primi fuzz, una tipologia di distorsione molto particolare, spesso sgraziata ma anche molto musicale e che si riusciva a controllare facilmente col solo volume della chitarra.
In parallelo, iniziano a farsi vedere anche i cosiddetti overdrive, meno carichi di distorsione ma ottimi per aiutare le valvole degli amp a saturare.
Il tutto passando poi per il buon Mike Matthews e il suo prorompente Big Muff, che in diverse vesti segnerà (e ancora segna!) il suono di diverse decadi di musica.
Buona visione!
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