La presentazione di un nuovo strumento musicale made in Italy è per noi sempre l’occasione di esplorare nuovi territori sonori, di percepire nettamente quel valore che contraddistingue ancora nel mondo, nonostante tutto, l’ingegno degli artigiani del nostro paese, soprattutto quando si parla di un livello di eccellenza nel quale ogni singola sfumatura è generata da un progetto partito dal cuore di una persona che è prima di tutto un musicista ed un appassionato di guitar tone tanto quanto i suoi affezionati clienti.Lo scorso 12 Febbraio abbiamo avuto quindi l’occasione di essere presenti alla presentazione della nuova Mezzabarba M-Zero Overdrive, in una splendida Firenze, accolti da un locale di recente apertura e molto ben orientato alla musica live, il Jailhouse. La M-Zero Overdrive, sorella della M-Zero monocanale, è un amplificatore che ci ha mostrato davvero zero compromessi e che è orientato verso quei chitarristi che non hanno propriamente nel loro sangue il concetto di “canale pulito”, ma che amano far ringhiare le corde della propria chitarra dal crunch all’overdrive più spinto.A presentarla abbiamo incontrato ovviamente Pierangelo Mezzabarba, padre della Masotti Guitar Devices e della neonata Mezzabarba Custom Amplification, e due musicisti d’eccezione, Giacomo Castellano e Tommy Dell’Olio, che attraverso una bella clinic hanno mostrato tutte le potenzialità della M-Zero Overdrive.
Con grande piacere, abbiamo scambiato con loro due chiacchiere nel backstage e vi proponiamo qui un’intervista in esclusiva con questi tre grandi esperti del settore chitarristico e musicale.Cosa c’è dietro il progetto M-Zero, da cosa nasce e perché? Pierangelo Mezzabarba: la M-Zero nasce come progetto “no compromise” e ha visto la luce, attraverso il nuovo brand Mezzabarba, con la prima M-Zero monocanale, un amplificatore dalle linee guida molto semplici, per un suono quanto più “dritto” e dedicato all’utilizzo dei pedali, con un boost inseribile e in generale una grande facilità d’uso.
Questo amplificatore ha ovviamente delle ispirazioni ben definite a partire da alcuni amplificatori “vintage” che io stesso mi porto da sempre nel cuore (e nelle orecchie), ma vuole avere il massimo in termini di dinamica, timbrica, pressione sonora, senza per questo rinunciare a loop effetti o quant’altro vi sia di più “moderno” in termini di utilità e senza che questo porti ad alcuna degradazione sonora.
Dal crunch naturale della M-Zero nasce il modello Overdrive, senza canale pulito, che vede la possibilità di avere un primo canale già in leggera saturazione su cui poter applicare un boost per avere maggiore presenza di gain, ed un secondo canale che è un overdrive channel vero e proprio, su cui ho passato molte notti insonni, che sposta ancora più in alto l’asticella della qualità delle saturazioni ottenibili, senza mai perdere in definizione e calore e quindi in dinamica pura.
Il “puzzle sonoro” si compone attraverso l’utilizzo di due gain, due volumi, una equalizzazione in comune ed una sezione power amp che modella i suoni attraverso i controlli di presence, depth e feedback oramai classici nella produzione Masotti e, adesso, anche in quella Mezzabarba.Qual è il vero motivo, personale, per il quale hai sentito l’esigenza di creare un amplificatore del genere?Giacomo Castellano: per fare felice me! (risate)Pierangelo Mezzabarba: il motivo in realtà spiega anche la differenziazione del brand, anche perché di fatto non sono né antagonisti né totalmente separati, visto che la progettazione delle due testate Mezzabarba ha direttamente innescato anche una serie di passi in avanti per quanto riguarda la produzione Masotti. È importantissimo capire questo: la M-Zero non ha fronzoli, è un amplificatore per chi, con una pennata sicura, si collega e suona; l’equalizzatore ad esempio non è il super-eq di stampo Masotti nel quale ogni minimo spostamento è un cambiamento timbrico, ma è un sistema più simile ad alcune produzioni del passato, vedi ad esempio le prime serie Marshall, nelle quali si poteva smussare qua e là ma il timbro era sempre ben definito, sempre a fuoco e dritto in faccia. Insomma, è la capacità timbrica diretta, di “forza bruta”, che può sviluppare un amplificatore secondo il mio personale pensiero.
Anche il fatto che le M-Zero siano point-to-point non significa che questo particolare procedimento costruttivo sia qualitativamente il “migliore”, e chi mi segue da anni sa bene come la penso, ma è sicuramente la via più dritta verso l’obiettivo per ottenere un risultato del genere.
Poi sai, il fatto è che… devi saper fare bene le cose, in qualunque modo le fai.
L’ultimo anno è stato fecondo di grandi cambiamenti per me e dal punto di vista anche di “marketing” puro non ho assolutamente remore nel dire che ho allargato la mia visione anche al mercato di oltreoceano, soprattutto negli Stati Uniti infatti amano amplificatori semplici, rocciosi, che portino il nome proprio del costruttore.
Posso anche dirti un’altra cosa: mi sono divertito! Nel riprogettare da zero una testata del genere, ho rimesso alla prova me stesso ed è stata una scoperta giornaliera di piccoli e grandi particolari verso questa meta sonora cui sono arrivato ricercando sempre la naturalezza, la totale sincerità timbrica.Giacomo e Tommy, quest’amplificatore com’è entrato nel vostro setup e quali nuovi orizzonti vi ha aperto rispetto ai pur ottimi trascorsi con gli strumenti Masotti? Giacomo Castellano: io ho avuto la fortuna di “respirare” la primissima aria intorno all’idea della serie M-Zero durante il viaggio al NAMM di Los Angeles nel 2013 proprio in compagnia di Pierangelo; dopo quell’esperienza ognuno di noi si è riportato dietro l’atmosfera dell’evento e ho visto Pierangelo letteralmente “illuminato” dalla nuova intuizione.
Quasi un anno dopo, nel laboratorio Masotti, ho collegato per la prima volta il jack alla testata e al primo accordo avevo già capito tutto, rimanendo affascinato dall’estremo range dinamico di questo nuovo amplificatore. Mentre gli amplificatori Masotti, che ovviamente uso ancora di frequente, mi permettono di avere delle sonorità più moderne, queste M-Zero coprono tutto ciò che avevano gli amplificatori di una volta, quindi molta dinamica ma poco gain, unito alle necessità di oggi e quindi di livelli di saturazione molto alti pur mantenendo doti eccellenti in tutti gli altri campi.
È una copertura totale del suono, non si punta qui ad avere programmabilità o altre esigenze del genere, qui si mira esclusivamente ad instaurare un rapporto di interdipendenza tra uomo e macchina, così come succedeva con taluni strumenti del passato, senza però i difetti che molti di questi ultimi si portavano dietro.
Mi prendo la responsabilità di dire che nella catena di un chitarrista prima l’uomo e poi l’amplificatore siano le componenti cruciali del suono, poi viene di sicuro la chitarra e tutto il resto, ma è ovvio che una chitarra ottima sminuita da un sistema di amplificazione mediocre è una situazione che nessuno dovrebbe mettere in campo.Tommy Dell’Olio: questa M-Zero è tagliata sulle frequenze giuste, non c’è da fare quasi niente se non suonare, anche con l’eq flat sia in live che in studio l’uscire da qualunque mix è di una facilità assoluta. Metti anche un solo sm57 davanti al cono e sei a posto ed avendo io quotidiane esperienze nel mio studio di registrazione, lo posso confermare coi fatti. L’equalizzazione non serve a trovare il modo di far uscire il suono, ma solo a mettere qua e là a posto la timbrica a proprio gusto, a valle del fatto che la pasta di base sarà sempre bene a fuoco.Giacomo Castellano: proprio l’equalizzazione generale, ed è un giudizio soggettivo perché non è certo il mio ruolo fare marketing, bensì l’essere musicista e dare il massimo in questo campo, mi ha stupito perché è esattamente tarata là dove io ho sempre sperato che fosse. Tanto è vero che nel prossimo tour con Piero Pelù, in cui gravitano persone davvero molto esigenti dal punto di vista sonoro, la M-Zero ha “vinto” rispetto a qualunque altra proposta.
Senza dilungarmi troppo, in definitiva, con la M-Zero hai un suono che gestisci col volume della tua chitarra e per il resto non devi preoccuparti di nulla, il tuo tempo lo impieghi solo nel suonare e non è poco. Tommy Dell’Olio: questa M-Zero Overdrive è una cosa che ho desiderato dal primo momento che ho provato, e avuto, la mia, pur stupenda, M1 Masotti. Uno strumento con “meno” cose, il che significa poter passare in maniera fluida da un suono all’altro col solo tocco o controllo volume, e che avesse un carattere molto spinto, rock senza compromessi. Per quello mi aspettavo una M1 “2.0” per così dire, invece mi sono trovato collegato a questo nuovo amp che ha tutto ciò che mi piace della M1 però portato a livelli estremi.
Se prendiamo alcuni vecchi amplificatori storici come i Marshall, questi avevano, nella loro bellezza, anche dei limiti, prima di tutto mi viene in mente la scarsa fermezza sulle basse, soprattutto quando portati al limite. Ecco, la M-Zero recepisce gli insegnamenti del passato, quella “grana”, quelle armoniche, ma porta in questi tutte le migliorie dei decenni successivi fino ad oggi, hai quell’attitudine sonora della vecchia scuola ma molto più controllata e senza colli di bottiglia se si ha bisogno di chiedere molto allo strumento, sia in termini di propria resa ai limiti, sia dandogli in pasto accordature drop o altre tipologie di segnale “borderline”.Giacomo Castellano: la cosa che a me pare interessante è che questa nuova serie non ha “dualità”. Il mercato vive sempre sulle dualità in stile Beatles e Rolling Stones, o, nel nostro campo, Fender e Gibson, oppure Fender e Marshall etc…. Noi cosa possiamo dire invece, “Mezzabarba e… “? Nessuno.
Mezzabarba e Masotti hanno stesse radici, quello che fa la differenza è ovviamente l’esigenza personale, ma resta centrale l’attitudine umana del musicista e il fatto che con questi strumenti si crei un dialogo; che il chitarrista venga ispirato a tutto tondo dal suono durante la composizione o l’esecuzione, è un dato di fatto.Una domanda sicuramente importante quindi: quanto vale la componente umana?Giacomo Castellano: ecco il focus della questione, è ovviamente la controtendenza al mondo digitale, che tra l’altro io, ci tengo a precisare, non rifiuto bensì integro comunque molto spesso e ne sono felice. Però, quando ti colleghi a un amplificatore di questo tipo, mi scuserai se sarò un po’ semplicistico, non puoi non dire… “ah, ecco com’era“.Tommy Dell’Olio: c’è lo strumento di lavoro, sicuramente utile, e, invece, lo strumento che ti cambia le cose, quello che ti fa venire la voglia di continuare a suonare e di comporre.Giacomo Castellano: si tratta di quel “ghost in the machine“, di quella vita dentro ai circuiti. Ovviamente non vogliamo essere esoterici, ma chi di noi almeno una volta nella vita non ha provato quella sensazione di autorigenerazione costante della creatività e del “pathos” tra il talento del musicista e le qualità dello strumento che sta usando? Ed è questo ciò che succede a me e Tommy e penso a chiunque suoni con un oggetto che non fa da freno alle qualità umane, ma anzi le accompagna, le supporta, le amplifica, appunto.Pierangelo, perché aggiungere alla produzione monocanale questa M-Zero “Overdrive”?Pierangelo Mezzabarba: perché io non mi posso fermare, non riesco proprio. Ho una furia creativa ultimamente che non posso davvero limitare. Insomma pensaci, quando ti viene da comporre una canzone, tu devi scriverla e basta! Ed è quello che io faccio sempre, a prescindere anche da ogni regola e strategia di mercato. Vengo ispirato e, quindi, creo.Intervista a cura di Salvatore Pagano
Reportage fotografico a cura di Lorenzo Desiati Photographer e Tatiana Boretti
Sito Web Ufficiale Masotti Guitar Devices & Mezzabarba Custom Amplification
Firenze, 12 Febbraio 2014, Jailhouse
Mezzabarba M-Zero Overdrive – Intervista
La presentazione di un nuovo strumento musicale made in Italy è per noi sempre l'occasione di esplorare nuovi territori sonori, di percepire nettamente quel valore che contraddistingue ancora nel mondo, nonostante tutto, l'ingegno degli artigiani del nostro paese, soprattutto quando si parla di un livello di eccellenz
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