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T-Rex: il Binson Echorec colpisce ancora!

Per gli amanti delle mitiche unità delay Echorec originali vintage, prodotte in Italia da Binson dagli anni '50 agli anni '70 ci sono stati recenti sviluppi molto interessanti...

Due aziende in particolare hanno introdotto la loro versione moderna dei modelli originali, seguendo due approcci paralleli. Entrambi meritano la nostra attenzione e rappresentano due modi diversi di raccogliere l’eredità Binson nel XXI secolo.

In questo video-articolo ci concentreremo sul primo dei due modelli, mentre il prossimo sarà dedicato al Dawner Prince Boonar Tube Deluxe, anch’esso ispirato all’Echorec.

Negli ultimi anni, diverse case costruttrici hanno provato a cimentarsi con le leggendarie sonorità dell’Echorec, cercando di ricreare delle riedizioni più o meno fedeli. Tuttavia, solo un’azienda ha avuto il coraggio e la risolutezza di inseguire il sogno di far rivivere la tecnologia analogica originale dell’eco a tamburo magnetico Binson.

La danese T-Rex Engineering ha dimostrato una determinazione senza eguali: ha persino acquisito i diritti sui marchi Binson ed Echorec, sviluppando un progetto per reintrodurre il concept originale nel mercato odierno.

T-Rex ha dovuto affrontare un impegnativo viaggio di ricerca e lavoro. L’incessante dedizione a questo ambizioso progetto sembra più un sentito omaggio che una mera operazione commerciale. Dopo 8 anni, è finalmente arrivato il successo: al NAMM Show del 2023, T-Rex ha presentato la nuova versione del Binson Echorec.

L’eco a tamburo magnetico è stato finalmente reintrodotto sul mercato con denominazione e principio di funzionamento originali. La lunga attesa è valsa il titolo di “Unità effetti più attesa degli ultimi 10 anni”.

T-Rex è effettivamente riuscita a riportare in vita la tecnologia e le sonorità originali dell’Echorec? Possiamo rispondere a questa domanda con sicurezza. Il mio caro amico Tany Tiberino è stato così gentile da prestarmi un Binson Echorec T5E vintage originale del 1961, che suona ancora in modo stupendo, nonostante il suo aspetto vissuto.

Questo ci dà la possibilità di ascoltare fianco a fianco sia l’unità valvolare italiana vintage che la creazione di T-Rex. Stiamo per comprendere a fondo l’Echorec, in modo da valutare se il nuovo marchio Binson raccoglie l’eredità del marchio originale e se sia all’altezza della sua grande reputazione.

Cos’è un eco a nastro?

Per iniziare, rispolveriamo le nozioni di base, soprattutto a beneficio dei neofiti. Cos’è un eco a nastro? Come funziona?

WEM Copycat
WEM Copycat

Il principio del delay a nastro è quello di registrare il suono in ingresso su un anello di nastro magnetico e quindi riprodurlo dopo un breve ritardo di millisecondi.

Combinando il suono originale “in tempo reale” con il segnale riprodotto in ritardo dal nastro, si ottiene un’emulazione efficace dell’eco naturale. Un controllo mix regola il bilanciamento tra il segnale “dry” (pulito) in ingresso e il segnale in riproduzione, consentendo di regolare la presenza dell’eco da un effetto leggero a uno progressivamente più prominente.

La durata del ritardo dipende dal tempo che il nastro in movimento impiega per percorrere la distanza dalla testina di registrazione a quella di riproduzione. Pertanto, questo tempo di ritardo tra il segnale in ingresso originale e il suono riprodotto è determinato sia dalla distanza tra le testine che dalla velocità del motore.

Per ottenere più ripetizioni, durante la riproduzione, la testina di lettura rimanda parte del segnale audio alla testina di registrazione, che lo registra nuovamente sul nastro. Questo ciclo continuo genera ripetizioni multiple che decadono gradualmente nel tempo. Una testina di cancellazione pulisce il nastro all’inizio di ogni ciclo.

Il numero di ripetizioni si controlla regolando l’intensità del segnale rinviato al nastro. Ai livelli minimi si ottiene una singola ripetizione slap-back, mentre a livelli più alti si generano progressivamente più ripetizioni. A livelli estremi, questo controllo di feedback, a volte chiamato “Repeat” o “Sustain”, crea ripetizioni virtualmente infinite, fenomeno noto come “auto-oscillazione”.

Dal nastro al tamburo magnetico

La prima registrazione conosciuta di un suono di eco su nastro fu realizzata nel 1951 dal chitarrista Les Paul. Il musicista d’avanguardia tedesco Karlheinz Stockhausen fu un altro pioniere. Una diffusione più larga arrivò a metà degli anni ’50, quando Sam Phillips adottò l’eco “slapback” come “marchio di fabbrica” dei suoi Sun Studios a Memphis e produsse le prime registrazioni di Elvis Presley.

Sam Phillips
Sam Phillips

Nel 1953 Ray Butts inventò l’Echosonic, un amplificatore per chitarra con un’unità di eco a nastro incorporata. Questo apparecchio rivoluzionario permise finalmente di portare l’eco a nastro fuori dagli studi di registrazione; venne largamente impiegato dal chitarrista di Elvis Presley, Scotty Moore.

Rispetto agli Stati Uniti, l’Italia di quegli anni venne giustamente definita “un universo parallelo”. Oggi il mondo è molto più globalizzato ma, a quei tempi, era opinione largamente diffusa che gli Stati Uniti fossero tecnologicamente 10 anni avanti rispetto all’Italia.

In questo scenario, l’ingegnere e imprenditore milanese Bonfiglio Bini si distinse per la sua genialità: non solo fu pioniere della tecnologia dell’eco a nastro, ma la portò anche ad un livello successivo di evoluzione.

Bonfiglio Bini
Bonfiglio Bini

Alla fine degli anni ’40, Bonfiglio Bini creò il marchio Binson, un gioco di parole con il suo stesso nome. Influenzato da alcuni amici musicisti, rivolse la sua attenzione al mercato degli strumenti musicali. Nel 1952, la sua azienda produsse il suo primo grande successo: l’amplificatore per chitarra Binson 3°.

Nel 1956, introdusse la sua versione personale dell’eco a nastro, l’Echorec. Rari primi prototipi risalgono addirittura al 1955 e riportano il nome “Ecorec”, scritto all’italiana, senza la “H”. Questo prodotto avrebbe fatto conoscere il marchio Binson al mondo.

L’unità eco Binson arrivò sul mercato con grande tempestività rispetto ai suoi concorrenti eppure era sorprendentemente più avanzata, sia meccanicamente che tecnologicamente. Infatti, anche se il Binson Echorec era basato sul principio dell’eco a nastro, non è propriamente definito un’unità a nastro: utilizzava un design proprietario esclusivo.

Il nastro magnetico tradizionale è costituito da uno strato di rivestimento magnetico applicato ad una striscia lunga, stretta e sottile di pellicola di plastica. Ciò significa che il nastro magnetico è costituito da un supporto fragile e instabile. In particolare, uno breve spezzone di nastro che scorre a ciclo continuo è ancora più soggetto a rapida usura e deterioramento.

L’idea geniale di Bonfiglio Bini era quella di utilizzare un supporto magnetico stabile e durevole realizzato in una lega di acciaio al posto del fragile nastro in plastica. Il nastro magnetico era montato su un disco o tamburo rotante in alluminio. Le testine di registrazione e riproduzione erano disposte attorno al tamburo rotante.

Questo tamburo o “disco di memoria” si rivelò durevole e molto più affidabile di uno spezzone di nastro, tanto da essere coperto da garanzia a vita. Inoltre, il tamburo magnetico si basava su un meccanismo di trasmissione di alta precisione, estremamente stabile. Quest’opera di ingegneria avanzata, complessa e sofisticata si distingueva per qualità del suono e costanza di prestazioni. Era ammirato in tutto il mondo come “la Ferrari degli effetti eco”.

Echorec Baby
Echorec Baby

Bini manteneva un controllo di qualità assoluto sull’intero processo di produzione. Binson infatti non solo progettava, ma anche produceva internamente tutti i componenti essenziali, compreso lo chassis in metallo. Quando qualcuno suggeriva che affidare in appalto alcune fasi della lavorazione sarebbe stato più redditizio ed efficiente, Bini rispondeva: “Solo Binson può produrre un prodotto Binson”.

Questa dedizione di vecchio stampo ad una qualità senza compromessi non era economica. Nel 1962 un Echorec costava circa 240 mila lire, equivalenti al valore odierno di circa 3.500 Euro. Occorre però tenere presente che una Stratocaster costava 180 mila lire e che una Fiat 500 costava solo 500 mila lire.

Tra la metà degli anni ’50 e la fine degli anni ’70, l’Echorec venne prodotto in più di 40 versioni, sia come unità indipendenti che come effetti integrati nei mixer, valvolari o a transistor. All’inizio degli anni ’80, la tecnologia di Binson cominciò a essere percepita come obsoleta. La popolarità del marchio ebbe un progressivo declino, fino alla chiusura definitiva della fabbrica nel 1986.

Binson Factory
Binson Factory

La rivincita

Negli anni successivi, con l’arrivo sul mercato di nuovi modelli di delay analogici e digitali, cominciò lentamente a farsi strada la consapevolezza che con queste nuove tecnologie qualcosa fosse andato perduto; delle qualità timbriche che i vecchi apparecchi elettromeccanici offrivano con un’espressività inarrivabile.

È qui che entra in gioco T-Rex Engineering. L’azienda danese intercetta la domanda di un ritorno della vecchia tecnologia dell’eco a nastro. Nel 2015 T-Rex presenta il Replicator, segnando il successo della loro prima grande sfida: la reintroduzione sul mercato di un vero e proprio delay elettromeccanico a nastro.

Al NAMM Show 2017, la T-Rex presenta il prototipo di una nuova versione di Echorec, ma poi il progetto si arena, incontrando grossi intoppi sia di natura tecnica che amministrativa. Con duro lavoro, T-Rex riscopre i segreti perduti della complessa e dimenticata tecnologia Binson e, al NAMM Show del 2023, riesce finalmente ad annunciare il suo secondo grande successo: la reintroduzione dell’eco a tamburo magnetico Binson.

T-Rex ha raccolto senza timore la “sfida Echorec” di Bob’s Tone Review, inviandomi un’unità per testarla: stiamo per tuffarci in un esame approfondito!

Regolare manutenzione

Appena aperto l’imballo viene subito una gran voglia di collegarlo e si scalpita per vederlo e sentirlo finalmente in azione. Tuttavia, occorre tenere a freno i cavalli. T-Rex consiglia vivamente di eseguire prima un semplice controllo.

Binson CU
Binson CU

Questa breve preparazione è essenziale per ottenere il massimo rendimento da questo sofisticato apparecchio. Maneggiando l’Echorec, si ha subito l’impressione di elevata qualità costruttiva.

Questo non è il tipico pedalino “plug-and-play”, che durante i concerti raccoglie polvere e viene innaffiato da birra versata sulla pedaliera. Il manuale riporta in grassetto: “Per favore, trattatelo con il rispetto che merita!” Per rendere questo più semplice, l’Echorec viene fornito con un kit di manutenzione. Naturalmente, i materiali forniti nel kit sono ridotti all’osso, hanno più una valenza dimostrativa che una destinazione all’uso pratico.

Tutto ciò che serve è una bottiglia di alcool isopropilico e olio per macchine da cucire, che veniva fornito anche con le unità vintage. Dopo aver svitato il coperchio in metallo, bisogna pulire e lubrificare il tamburo rotante e verificare che le testine non si siano spostate accidentalmente durante il trasporto.

Per garantire prestazioni ottimali, occasionalmente, specialmente dopo un uso regolare, occorrerà ripetere questa semplice procedura e pulire anche le testine con il materiale indicato. Ora il nostro eco è finalmente **”ready to rec”!”

Caratteristiche tecniche e prestazioni

Il T5E vintage aveva una testina di cancellazione, una testina di registrazione e quattro testine di riproduzione; per un totale di sei testine. Le testine di riproduzione erano disposte a distanze progressivamente variabili dalla testina di registrazione. Queste distanze erano calcolate strategicamente per creare una relazione musicale tra le ripetizioni dell’eco.

Nello specifico, la quarta testina è posizionata al doppio della distanza, o del tempo di ritardo, dalla testina di registrazione rispetto alla seconda testina, che, a sua volta, è al doppio della distanza dalla prima testina. Il nuovo Binson segue fedelmente questa stessa struttura tecnica e disposizione delle testine, ma aggiunge una seconda testina di registrazione, portando a sette il totale delle testine che circondano il tamburo magnetico.

Testine del Binson Echorec
Testine del Binson Echorec

La seconda testina di registrazione si trova al triplo della distanza della prima testina di registrazione e pertanto consente effetti delay con tempi di ritardo più lunghi. Un selettore permette di scegliere quale delle due testine di registrazione utilizzare. Inoltre, il T-Rex Echorec è dotato di velocità del tamburo regolabile, una modifica spesso apportata alle unità Binson vintage, che originariamente avevano velocità fissa.

La posizione centrale a scatto della manopola Speed imposta la velocità originale del tamburo; che può essere aumentata o diminuita del 20%. Le ripetizioni suonano più brillanti a velocità del tamburo più elevate; questo può essere compensato con il controllo del tono, che agisce come un taglio delle alte frequenze e, come nei vecchi Binson, influenza solo le ripetizioni.

Di conseguenza, il T-Rex Echorec ha una duplice natura: può essere visto come una riedizione filologica delle unità vintage oppure si può trarre vantaggio da alcune funzioni moderne, introdotte per migliorarne la flessibilità ed espandere le sue possibilità sonore.

In particolare, mentre i modelli vintage avevano un tempo di ritardo massimo di circa 300 ms, il T.Rex quasi raddoppia questo limite, nonostante il ridotto diametro del tamburo rotante. Una caratteristica distintiva dell’Echorec è l’effetto di ritardo multi-tap, ottenuto combinando insieme le testine di riproduzione.

I classici modelli Echorec T5E e T7E degli anni ’60 avevano un selettore rotativo che permetteva 12 combinazioni preimpostate.

Binson Echorec, manual d'uso
Binson Echorec, manual d’uso

I modelli successivi, come l’unità rack da studio PE 603 ​​dei primi anni ’70, presentavano quattro interruttori indipendenti che consentivano qualsiasi combinazione delle testine tra le 16 possibili. Il T-Rex Echorec adotta questa seconda soluzione, più avanzata.

La modalità Swell aggiunge un effetto alle ripetizioni simile a un riverbero; si chiamava Halo sui modelli italiani. Questa modalità preleva una parte del segnale da tutte e quattro le testine di riproduzione, rendendo le ripetizioni più inclini all’auto-oscillazione.

È interessante notare che il T-Rex consente di regolare singolarmente il livello di ciascuna testina di riproduzione, attraverso delle piccole viti collocate sul pannello posteriore. Il controllo Record Level regola il volume del segnale in ingresso; impostazioni più elevate porteranno la testina di registrazione alla saturazione.

I modelli Echorec vintage utilizzavano una valvola EM81 come riferimento visivo per il livello audio in ingresso. Il fascio luminoso dei raggi catodici in questa valvola varia con l’intensità del segnale in ingresso ed è visibile attraverso un’apertura rotonda nel pannello frontale, nota come Occhio Magico. Questo sistema è un precursore degli indicatori LED a stato solido.

L’occhio magico è una caratteristica emblematica dell’Echorec: il suo bagliore verdastro soffuso evoca un sentimento nostalgico. Per assecondare questo sentimento, T-Rex ha ricreato l’occhio magico utilizzando moderna tecnologia a stato solido.

Impressioni sul campo

Questo T-Rex Echorec mi ha conquistato dopo poche note: vanta un timbro splendido e ripetizioni ricche. Il nuovo Binson offre puro feeling e calore analogici a palate. Si può spaziare in ogni direzione: da echi lunghi e succulenti ad effetti slapback incisivi.

Mi è capitato di vedere questa unità effetti fraintesa o mal rappresentata in video e recensioni. Come recita un detto di altri tempi: “Non puoi avere la botte piena e la moglie ubriaca”. Fuor di metafora, se cerchi il suono caldo e vitale di una tecnologia vecchia di 70 anni, non puoi aspettarti la precisione e la pulizia degli standard odierni.

Occorre tenere ben presente che il meccanismo di trascinamento, per sua natura, presenta imperfezioni e rumore. Un sito web dedicato alle unità vintage originali dedica addirittura un intero capitolo ai problemi nell’utilizzo di un Echorec in uno studio di registrazione. Il punto è: farsi conquistare dal fascino di una vecchia tecnologia implica accettarne i difetti.

Difatti, gli strumenti vintage o di ispirazione vintage potrebbero non suonare “perfetti” o “super-puliti”, ma sono apprezzati per il loro fascino unico e la loro superiore espressività. Nel caso dell’Echorec, il suo suono leggermente tremolante, il rumore di fondo, la distorsione e l’imprevedibilità contribuiscono ad una “vitalità” che lo fa sembrare più uno strumento a sé che un semplice effetto. Effetti di modulazione incidentali, variazione timbrica delle ripetizioni e saturazione determinano una sensazione unica di profondità e tridimensionalità del suono.

Ma, come ho avuto già modo di specificare in altri articoli, sono fermamente convinto che un effetto debba essere valutato utilizzando due criteri principali. Il primo è quanto convincente ed efficace risulti l’effetto di per sé, che è appunto quanto abbiamo appena trattato; il secondo è l’impatto del circuito sul timbro della chitarra nel suo insieme. Questo secondo parametro di giudizio è un altro punto di forza dell’Echorec.

L’audio in ingresso deve essere abbastanza presente da magnetizzare il disco di memoria, quindi deve attraversare uno stadio di preamplificazione prima di raggiungere le testine di registrazione. Questa azione del preamplificatore sul segnale dry è una componente importante del suono Echorec e, più in generale, degli effetti eco a nastro vintage.

Ho letto un articolo in cui il recensore si lamentava del fatto che il T.Rex non avesse true bypass. Ancora una volta, non si può avere sia la botte piena che la moglie ubriaca. Un Echorec nella catena del segnale dona una spinta extra al suono, che viene trattato con boost e compressione leggeri. Per trarre vantaggio da questa azione del preamplificatore, molti guitar heroes degli anni ’70 e ’80 facevano passare il segnale attraverso un’unità eco a nastro, anche con l’effetto eco disattivato.

Difatti, paragonando il suono dell’Echorec in bypass con il suono diretto con l’effetto completamente scollegato, come si può notare nel video, l’Echorec mantiene inalterato l’equilibrio timbrico originale, aggiungendo un piacevole e leggero boost. Quindi, mettendo da parte ogni preconcetto, penso che anche sotto questo aspetto T-Rex abbia svolto un ottimo lavoro.

Binson Echorec, retro
Binson Echorec, retro

Inoltre, l’Echorec è più di un semplice pedale per chitarra; è un dispositivo da studio adatto ad un’ampia gamma di applicazioni. Il pannello posteriore presenta connessioni XLR bilanciate. Come effetto esterno, è apprezzato dai producer per il calore e il carattere che apporta alle registrazioni digitali.

Valutazione complessiva

Quindi, questa unità delay va ben oltre le mie più rosee aspettative. C’è ancora margine di miglioramento? Onestamente, non molto; ho potuto riscontrare solo un paio di osservazioni minori.

L’eccezione più notevole è che, con determinate impostazioni, l’effetto Swell può diventare un po’ troppo invadente, innescando facilmente l’auto-oscillazione. Il secondo miglioramento che suggerirei sarebbe l’aggiunta di una presa jack per il comando remoto del selettore delle testine di registrazione, anche se ciò potrebbe richiedere una commutazione elettronica. Ciò consentirebbe di alternare durante un’esibizione due effetti preimpostati di base, come ad esempio, un eco slapback e un delay dalle ripetizioni più dilatate e lunghe.

Infine, l’estetica avrebbe potuto beneficiare di una maggiore cura per i dettagli. Si tratta tuttavia di migliorie secondarie che avrebbero potuto far lievitare ulteriormente un costo già elevato, senza apportare vantaggi sostanziali.

Con un prezzo che si avvicina ai 2.000 Euro, il T.Rex Binson Echorec è difatti fuori budget per molti musicisti. Tuttavia, dovremmo considerare diversi fattori per una stima corretta del suo rapporto qualità-prezzo. Innanzitutto, occorre tenere conto degli anni di ricerca necessari per riesumare una tecnologia dimenticata. In sostanza, la T-Rex ha dovuto riprogettare e produrre da zero tutte le parti principali. Inoltre, l’Echorec è un dispositivo elettromeccanico di grande complessità che, come abbiamo visto, non è mai stato economico.

In confronto, le unità originali erano notevolmente più costose al loro tempo. Oggi, i modelli vintage, in genere, costano almeno il doppio, con spese aggiuntive da preventivare per manutenzione e revisioni tecniche. Da questo punto di vista, il prezzo delle unità contemporanee sembra assolutamente ragionevole. Inoltre, hanno un prezzo del tutto in linea con quello di altri concorrenti o con altre apparecchiature da studio di fascia alta.

Dunque, sembra proprio che per questa riedizione del Binson Echorec di T-Rex sia valsa la pena di aspettare otto anni: merita il nostro elogio ed è pienamente all’altezza delle aspettative. Progettazione, qualità timbriche e costruzione sono un successo e onorano sia la continuità che il rispetto per l’impegnativa eredità del marchio Binson.