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Vintage 1955-59 Gibson Les Paul Special:né carne né pesce?

Quando si pensa ad una Les Paul vintage, il pensiero corre immancabilmente ad una "Standard" con un top in acero fiammato mozzafiato e finitura "cherry sunburst"....

Altri preferiscono la sua sorella più nobile con look “in smoking”: la Custom. Anche la sorellina Junior riscuote molti consensi per via del suo vocione da leonessa e della sua natura spartana con look senza fronzoli. 

In questa prospettiva, la Special a due pickup sembra giocare un ruolo secondario. Sembrerebbe condannata alla poco lusinghiera definizione di “né  carne, né pesce“: non una lussuosa Les Paul Standard o Custom e non una minimalista macchina da rock’n’roll come la Junior.
Infatti, come vedremo, la Les Paul Special non può contare su molti testimonial di rilevo.

Di conseguenza, una Les Paul Special vintage originale degli anni ’50, fino a poco tempo fa, aveva un valore di mercato persino inferiore rispetto a molte riedizioni contemporanee di Les Paul Standard e Custom.
Tuttavia, la Special vintage ha avuto una rivalutazione ed è ora considerata un membro a tutti gli effetti della famiglia Les Paul. Facciamo finalmente luce su suoi segreti e virtù nascoste!

Un po’ di storia

Nel 1952 Gibson lanciò la sua prima solid body: il modello Les Paul. Questa nuova chitarra, aveva un prezzo di $ 220; era più costosa dei suoi diretti concorrenti, la Fender Telecaster, al prezzo di $ 190 e la Esquire con un singolo pickup, al prezzo di $ 150.
Leo Fender aveva realizzato strumenti innovativi dal rapporto qualità/prezzo senza precedenti. 

Gibson LeEs Paul 1952

Due anni dopo, nel 1954, Gibson decise di differenziare l’offerta per rivolgersi a diversi segmenti di mercato e puntare a nuovi target.
Vennero introdotte altre due versioni di Les Paul: la Custom “Black Beauty”, destinata a musicisti più esigenti, al prezzo di $ 325 e la sunburst Junior, concepita, al contrario, come modello “entry level” per studenti o musicisti con un budget limitato.
All’invitante prezzo di $ 99,50, la Junior costituiva persino un’alternativa economica alla Fender Esquire. 

La prima versione di Les Paul con top dorato, rimase con la semplice denominazione di “Les Paul Model”. I musicisti la chiamavano “Les Paul Standard”, quindi Gibson adottò ufficialmente questo nome a partire dal 1974.

L’anno successivo, nel 1955, apparvero sul mercato altre due nuove versioni di Les Paul.
La TV era una Junior vestita con una bellissima finitura “Limed Mahogany”, descritta nel catalogo come: “L’ultima novità in quanto a look moderno“.
In particolare, come suggerisce il nome, ciò si riferiva al contrasto tra la finitura chiara e le parti in plastica nera, che creava un aspetto telegenico sugli schermi in bianco e nero dell’epoca. Questo plus comportava un prezzo extra di $ 12 rispetto alla normale Junior sunburst.

L’altro modello introdotto nel 1955 fu la Special, che colmava il vuoto tra la TV e la Standard. Sfoggiava la stessa finitura della TV e aveva un prezzo di $ 182.

Gibson 1956 Les Paul Special

È interessante notare che oggi le chitarre più economiche hanno un design sostanzialmente simile ai modelli più costosi. I costi vengono contenuti attraverso una produzione meno accurata e utilizzando materiali di qualità inferiore e componenti più economici.

Nel 1955 Gibson aveva una politica radicalmente diversa: queste cinque versioni della Les Paul condividevano esattamente lo stesso tipo di elettronica con i medesimi componenti ed erano realizzate esattamente con lo stesso tipo di legni pregiati e lo stesso grado di accuratezza. 

La differenza era in una dotazione di pickup e hardware più essenziali e in finiture estetiche meno sofisticate. Infatti sulla Junior da 100 dollari per studenti era impiegato lo stesso mogano dell’Honduras dei modelli più costosi e la tastiera era dello stesso palissandro brasiliano della Standard.
Purtroppo oggi questi legni non sono più disponibili nemmeno per le riedizioni più prestigiose.

Il modello gold top del 1955 aveva top bombato in acero, segna-posizione trapezoidali e meccaniche con tip a tulipano. La Special aveva un corpo con top piatto realizzato con una tavola in mogano massello, segna-posizione a punto e più economiche meccaniche montate a terzetto su un’unica piastra con pomelli rotondi di plastica; tuttavia le due chitarre erano sostanzialmente molto simili.

La Special condivideva infatti la stessa configurazione di pickup, elettronica, ponte e manico con binding della Standard del 1955
All’epoca la Custom era l’unica Les Paul con ponte Tune-O-Matic ABR-1, che permetteva la regolazione individuale delle sellette: tutte le altre montavano il frugale ponte “wraparound”. 

Per quanto riguarda la costruzione c’era una differenza: Junior, TV e Special avevano un sistema di incastro manico-corpo di tipo “short tenon”, mentre Standard e Custom avevano un più efficace incastro “long tenon”: il manico ha un’appendice che si protrae fin dentro la cavità del neck pickup. 

Nei due anni successivi, alcuni notevoli cambiamenti sconvolsero le proporzioni tra i vari modelli. Nel 1956 il modello Standard ricevette il ponte ABR-1. Nel 1957 i pickup humbucker PAF di nuova concezione furono adottati sulla Standard e sulla Custom, che era ora dotata di tre humbucker.

Gibson 1957 Les Paul Custom

In sostanza, l’introduzione di questi cambiamenti nelle specifiche dei modelli “top”, andò ad ampliare notevolmente il divario tra la Special e i due modelli di fascia alta; la Special rimase dunque più strettamente associata alla Junior e alla TV.

Nel corso del 1958 l’intera linea Les Paul subì un processo di restyling, in risposta ad un calo delle vendite. La finitura dorata del top della Standard venne sostituita da una finitura “cherry sunburst”, che lasciava in mostra le meravigliose venature dell’acero fiammato in uso all’epoca.
TV e Special passarono ad una verniciatura più opaca, con una tonalità più gialla, che sarebbe divenuta nota col nome di “TV yellow”.

Entro la fine di quell’anno la Junior, la TV e la Special passarono a un design completamente nuovo con corpo a doppia spalla mancante.
Nel 1959 la Special divenne disponibile anche nel colore rosso ciliegia, il selettore fu poi spostato in una posizione più comoda e razionale. 
Entro la fine dell’anno Gibson prese la decisione di rimuovere la firma di Les Paul dalla paletta della Special separando di fatto il modello dalle sue quattro “sorelle”. 

Purtroppo casa Gibson non brillava in quanto a fantasia per i nomi e all’ex Les Paul Special fu data la scialba sigla “SG”, che sta semplicemente ad indicare “Solid Guitar”, ovvero chitarra a corpo solido. Un po’ come se la Ford battezzasse un suo nuovo modello “Car”. 

Gibson 1958 Les Paul Special

Il nuovo design “double cutaway” della Special aveva un punto debole: la giuntura tra corpo e manico si rivelò estremamente soggetta a rotture. Ricordo di aver visto una foto in cui qualcuno, in modo molto naive, aveva pensato di “rinforzarla” con una catena legata a due ganci di ferro.
Gibson decise quindi di muovere lo scasso del pickup al manico verso il centro del corpo, in modo da lasciare più legno nel punto critico della giuntura e migliorarne la tenuta.

Un anno dopo questa prima SG a doppia spalla mancante a forme arrotondate, diretta discendente della Les Paul Special, andò fuori produzione; gli ultimi modelli usciti dagli stabilimenti di Kalamazoo risalgono agli inizi del 1961. 
Il nome “SG” fu considerato un tale colpo di genio che venne addirittura riconfermato per il modello dal design a corna appuntite; la SG come la conosciamo oggi.

Come suona una Special degli anni ’50?

Alcuni chitarristi ritengono che manchi del tipico attacco scoppiettante dato dal top in acero della Standard e, d’altra parte, manchi della forte personalità e dello straordinario impatto sonoro della Junior con pickup singolo. 
Inoltre, non può competere con la nobile eleganza della Custom. Quindi cosa c’è di così special nella “Special”?

Credo che ci sia un malinteso di base: la Special è generalmente considerata una versione a doppio pickup della Junior o della TV. Da un punto di vista prettamente tecnico questo sembra avere senso.

A parte il pickup al manico e i relativi controlli con selettore, i 3 modelli condividono caratteristiche praticamente identiche. Oltre ad alcune differenze nelle finiture estetiche, l’unica differenza rimanente è il sistema di montaggio dei P90: coperture “Dogear” per Junior e TV, con viti di montaggio alle estremità della cover, “Soapbar” per la Special, con viti fissate attraverso il pickup. Ciò non sembrerebbe sufficiente a giustificare alcuna differenza timbrica.

Eppure, c’è un’evidenza che non molti sono disposti a riconoscere ed ammettere: La Junior, la TV e la Special, per qualche strana ragione, suonano significativamente diverse l’una dall’altra con personalità e caratteristiche timbriche ben distinte.

Da Guitar Sauce di Claudio Mauri, a Lecco, c’è sempre un ricco assortimento di chitarre vintage DOC. Grazie alla preziosa complicità di Claudio, nel filmato propongo un confronto tra alcuni modelli d’annata, per poter dare un riscontro a quanto detto.

Io con Claudio Mauri (dx)
Io con Claudio Mauri (dx)

Infatti, per quanto le Junior siano sempre state tra le mie preferite, il confronto mette in evidenza e sottolinea che la Special è più sensibile alle dinamiche dell’esecuzione, ogni nota rimane più chiaramente definita. In altre parole, la Special ha un “feeling blues” più maturo mentre la Junior resta sempre un po’ più aggressiva e “compressa”.

Ovviamente l’attitudine irruenta della Junior è perfetta per particolari applicazioni o determinati generi, difatti nulla batte una Junior sul proprio terreno di gioco. D’altra parte, il confronto su diversi territori rivela che la Special è più versatile, a suo agio in una più ampia gamma di applicazioni. 

Inoltre è ragionevole affermare che le Les Paul Special hanno maggiore equilibrio timbrico e uniformità delle Junior. Leslie West, uno dei più grandi testimonial della Les Paul Junior, diceva che è difficile trovare una Junior che suoni ugualmente bene sia sulle corde basse che su quelle alte in quanto di solito tendono a dare il meglio soltanto su uno solo dei due lati del manico. 
In particolare, rispetto alla Junior, la Special ha una resa generalmente più espressiva sui bassi. 

Naturalmente la Special può anche vantare la marcia in più data dal pickup al manico, che le consente di addentrarsi anche in territori “jazzy”. 
Nei modelli “double cutaway” di seconda generazione, quelli con il pickup al manico spostato in posizione più centrale, la ricaduta sulla resa timbrica è particolarmente interessante. In questi modelli, il P90 “neck” non suona mai troppo “chiuso” ma ha una resa timbrica più ariosa, di grande efficacia sulle ritmiche “rock oriented”.  

In sostanza la Special ha una personalità diversa dalla Junior, anche se sono pressoché identiche per costruzione e caratteristiche. Junior e TV hanno quella tipica miscela di frequenze omogenea e ben centrata, mentre la Special da parte sua, può spaziare con un’escursione timbrica più ampia.

Chi suonava una Les Paul Special?

E ora, la nota dolente: la mancanza di testimonial importanti. Quale famoso chitarrista scelse davvero la Les Paul Special degli anni ’50 come sua principale axe?

Bob Marley

Grande e fedele testimonial della Les Paul Special anni ‘50 è stato Bob Marley; nonostante la sua chitarra fosse stata considerevolmente modificata dal liutaio Dan Armstrong. Eppure, se da un lato Bob Marley sarà sempre ricordato come uno dei musicisti più influenti del XX secolo, d’altro canto c’è da scommetterci che non molti di noi lo eleggerebbero a proprio guitar hero di riferimento.

Jimi Hendrix Les Paul

Il 23 Novembre del 1968, il settimanale musicale “Record Mirror” dedica la copertina a Jimi Hendrix. Nell’immagine, Hendrix imbraccia una Les Paul Special anni ’50 con le corde invertite per diteggiatura mancina.
La storia tra Hendrix e la Les Paul Special è però una “scappatella”, documentata soltanto da una manciata di fotografie, peraltro scattate tutte nella medesima occasione. Mai nessuno si azzarderebbe a definire Hendrix un testimonial della Les Paul Special: tutti infatti sanno che la compagna più fedele di Hendrix è stata la Fender Stratocaster.     

C’è anche una foto che ritrae Eric Clapton con una Les Paul Special vintage, ma questo basta a fare di Clapton un testimonial della Special? Quando si parla delle chitarre di Clapton si tirano in ballo le sue “Blackie” Stratocaster, “Crossroad” ES-335, “The Fool” SG Standard, “Beano Burst” e tante altre ma nessuno si ricorda della Les Paul Special.

Eric Clapton Les Paul

Carlos Santana usò una malandata Special “single cutaway” degli anni ’50 agli inizi del 1969; usò questa Les Paul per registrare gran parte del suo storico album di debutto. Eppure Santana viene più comunemente associato alla sua SG Special del 1961 o alle chitarre Paul Reed Smith di cui è endorser fin dagli anni ’80. 

Il grande Johnny Thunders usò una Les Paul Special anni ’50 a singola spalla mancante con i New York Dolls, ma finì con l’affezionarsi alle TV Model con singolo P90 e doppia spalla mancante. La Les Paul TV double cut di fatto divenne il suo emblema. 

Keith Richards nel 1981 usò una Special cherry “double cut” del 1960 modificata con una coppia di humbuckers Di Marzio ma, a quanto pare, non ha mai più utilizzato quella chitarra dopo quel tour.

Keith Richards Les Paul

Anche il suo compagno di band Ron Wood non ha resistito alla tentazione di imbracciare in qualche concerto una Les Paul Special “single cut”, sembra in versione originale; ma se dovessimo elencare tutte le chitarre che ha suonato il buon Ronnie, probabilmente ci vorrebbero intere pagine.  

Larry Carlton suonò una Les Paul Special modificata con ponte Tune-O-Matic nel 1990, ma il suo soprannome era “Mr. 335” per un valido motivo.

In sostanza, molti guitar heroes hanno suonato occasionalmente una Special vintage ma, a parte Bob Marley, nessuno se n’è mai davvero innamorato e nessuno l’ha mai eletta al rango di propria inseparabile axe. Questo probabilmente ha influito negativamente sulla sua reputazione e sul suo valore di mercato. 

Dunque, la Les Paul Special è destinata a rimanere offuscata dall’invadente ombra delle sorelle maggiori? Probabilmente si, Standard e Custom vintage, sia con i P90 che con i PAF, hanno attacco, articolazione, definizione e versatilità addirittura superiori; non a caso sono in assoluto tra le chitarre più ricercate e più valutate al mondo. 

Tuttavia con una Les Paul Special, ci si sente completamente a proprio agio; questo modello rappresenta il perfetto equilibrio tra la frugalità e la ruvidità di una Junior e le prestazioni e la qualità dei modelli più prestigiosi.
Inoltre, la Special rappresenta l’eredità musicale del Delta blues e del rock’n’roll degli anni ’50 probabilmente meglio di qualsiasi altra Les Paul, con l’aggiunta di un tocco di “fascino punk-rock”.

Per questo motivo, a dispetto di qualunque valutazione di mercato, non accetterei mai di scambiere una Special vintage originale con nessuna delle lussuose riedizioni di Cherry Sunburst; una Les Paul Special degli anni ’50 è la testimonianza della cultura e delle caratteristiche timbriche della sua epoca e probabilmente garantisce il miglior rapporto prezzo-prestazioni che possa offrire una Les Paul della “golden age”.

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4 Commenti

  • Personalmente sono quasi sicuro che la differenza consista nella regolabilità dei microfoni permessa dal supporto plastico dei soap bar che gli permette una grande escursione e la possiblità di un notevole allontanamento dalle corde, permette di allontanare dalle corde molto quello al manico rispetto a quello al ponte (per non risultare squilibrati), di allontanare il lato bassi da quello alti di ogni microfono (i bassi troppo vicini rumoreggiano), quindi di poter regolare il complessivo in modo ottimale. Questa regolazione è alla base di una voce pulita e definita, cosa che si può fare in minima parte con i dogear. Ciao, Paul.

    • Ciao Paul, ciò che dici è interessante ma in realtà non si applica ai Soapbar vintage in quanto praticamente non erano regolabili. Spesso per avere un minimo di regolazione in altezza si utilizzavano dei piccoli spessori in legno ma siamo ben lontani dalla flessibilità del sistema a viti regolabili dei PAF o dei soapbar moderni.

      • Pur non avendone mai avuto uno per le mani, li ho visti smontati in più di un video con uno strato di poliuretano espanso (spugna) inferiore, a mo’ di spessore comprimibile, come i tubini in lattice usati sui microfoni da Fender (inferiormente o superiormente a seconda se il fissaggio era in fondo alla cava microfonica o al battipenna in plastica). Ciao, Paul.

  • Ciao Paul, solo per amore di precisione, lo strato di “spugna” non è originale e, al contrario dei tubicini, non serve per regolare il pickup in altezza; viene spesso aggiunto da liutai o chitarristi per ridurre la microfonicità e migliorare la resistenza al feedback. Non sempre è sufficiente con i vecchi pickup; nella mia vecchia Junior del ’57, con uno spessore spugnoso risolsi completamente il problema, senza ricorrere al wax potting.

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