Quando entro negli studi di MusicOff l’aria è già satura di note, Stefano “Sebo” Xotta si è dato da fare per bene con le sue chitarre per scaldare l’ambiente e buttar giù qualche ripresa di assaggio; con la sua mano calda da rocker impenitente, Sebo è perfettamente a suo agio davanti alle telecamere e non deve fare particolari sforzi per offrire il giusto complemento visivo alla musica che aleggia nell’aria… i fraseggi chitarristici che materializza senza sforzo richiamano alla memoria i grandi strumentisti del rock e, oltretutto, non riesce a nascondere il divertimento: dannati chitarristi, basta un nuovo giocattolo per vederli scomparire in una nuvola di bending e power chord!
A questo punto mi guardo intorno per scoprire di che si tratta, qual è l’origine di tanto sano entusiasmo e inizio a seguire le tracce, partendo dalla chitarra, lungo il cavo, fino a… una parete? Già, le casse con i loro microfoni sono nascoste in un apposito alloggiamento per evitare volumi di suono eccessivi nella sala.
Bene, e l’ampli? Continuo a guardarmi intorno alla ricerca istintiva di un combo o di una testata che giustifichino i suoni che ho appena ascoltato, ma non ve n’è traccia. A meno che… no, non può essere la scatoletta che brilla all’interno della nicchia realizzata appositamente per fotografare e filmare oggetti di piccole dimensioni.
Sarà larga una ventina di centimetri, alta quanto un qualsiasi pedale effetti, con un elegante frontalino in plexiglass azzurrino pieno di manopole. Possibile? Un oggetto del genere non sembra avere niente a che fare con le valvole che mi aspettavo e neanche con i volumi di suono ascoltati, ma i cavi parlano chiaro: la ricerca finisce qui.
I sorrisi sornioni di Sebo e Thomas “Doc” Colasanti confermano la mia ipotesi investigativa, quello che ho davanti è proprio il fantomatico amplificatore, anche se con quelle dimensioni e formato sembra più una testatina per basso, una di quelle ormai molto diffuse. Sarà un caso? Non esattamente.
Vediamo di che si tratta.
Il logo DV Mark mi è già più che familiare e non faccio fatica a riconoscerlo sul frontale. Il marchio è quello creato da Marco De Virgiliis, deus ex machina di Mark Bass, brand di amplificazione per basso ormai fra i leader nel mercato internazionale, per rivolgersi ai chitarristi.
Sul frontale sono evidenti due file parallele di manopole bianche. Mi confermano che si tratta di due canali separati. Quello inferiore, di tipo clean, offre una sola regolazione di volume, Gain, e il classico EQ a 3 bande, Bass-Mid-High.
Proprio in questo momento Sebo si sta alternando tra Les Paul e Suhr per mettere in evidenza le caratteristiche di questo canale, che risponde con discrezione agli smanettamenti evidenziando subito una voce piena di calore e definizione.
Aggiungendo riverbero con il controllo dedicato ottiene un ambiente ideale per arpeggi e ritmiche di qualsiasi tipo.
Sul frontale non c’è spazio per molto altro, ma oltre all’input per lo strumento ne notiamo uno più piccolo marchiato AUX, segno evidente di attenzione per chi ama studiare o esibirsi su una base preregistrata. Lo stesso vale per l’output Phones.
Il pulsantino per il cambio canale riporta la nostra attenzione sulla seconda modalità di suono dell’oggetto e selezionando il canale overdrive entriamo subito in un mondo ancora più caratterizzato. Lavorando sul controllo di Drive passiamo gradualmente da un lieve breakup a un crunch sempre più deciso, fino a spostarci su livelli di distorsione ancora più spinta ma mai esagerata. Volendo andare oltre, è sufficiente un pedale overdrive esterno per affrontare senza problemi territori molto più hard.
La pasta sonora è densa e calda, le armoniche ricche e mai taglienti… ogni dubbio possibile sulla resa di un oggetto che contiene evidentemente circuiti allo stato solido viene spazzato via dal buon Sebo, ormai perso nelle sue svisate da rocker sanguigno ed esperto, assorbito dal compito di individuare il riff più adatto per valorizzare il bel suono che scaturisce dal Micro 50. Lo stesso nome è appropriato per la misura (entra tranquillamente nella tasca di una gigbag) e chiaro nella specifica, visto che proprio di circa 50 watt si tratta.
A questo punto la mia attenzione viene catturata da qualcosa di nuovo: quando è attivo il secondo canale, sono funzionanti anche i controlli di quello inferiore, e tutti interagiscono tra di loro. Come quando aggiungiamo un overdrive all’ampli, dice giustamente Sebo. Ampie possibilità per un tweaking raffinato…
La curiosità cresce e guardiamo l’oggetto da dietro, dove accanto alle connessioni speaker troviamo un utile ground lift, la possibilità di cambiare voltaggio da 240 a 120V (mai pensato di fare un salto negli USA?), l’input footswitch per cambiare canale e un Line Out XLR meno usuale per la chitarra elettrica, ma più che logico in un ampli moderno che si rivolge a chi ha bisogno di una veloce connessione alla propria scheda audio.
Notevole.
L’oggetto è progettato e sviluppato a S.Giovanni Teatino, in Abruzzo: è proprio giunto il momento anche per noi chitarristi di dedicare più attenzione alla creatività di casa nostra.
Quando chiedo cosa c’è “dietro”, qual è il segreto del Micro 50, Sebo mi spiega che tutto o quasi si gioca nel power amp che sfrutta al meglio la tecnologia proprietaria MPT (Mark Proprietary Technology). Altro punto importante è l’input studiato per accettare segnale da qualsiasi tipo di pedale effetti.
E costa anche poco.
Adesso capisco perché il Micro50 sta andando a ruba.
Stefano Tavernese
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