Un algoritmo con un circuito di filtering che gira intorno ai due delay utilizzabili dal Timefactor per ottenere sonorità decisamente alternative.
Per quanto il nome possa sembrare strano e particolare, il FilterPong riesce a prendersi un suo spazio nel comparto suoni di Eventide, facendo parte di quella risma di effetti che molti definirebbero “di nicchia” rispetto ai più classici, ma non per questo meno importanti.
Il Filterpong è praticamente un algoritmo dove i due delay del Timefactor (Delay A e Delay B) eseguono un “ping pong” del segnale audio che mandiamo in ingresso, da destra a sinistra e viceversa: in mezzo a questo ping pong stereo tra le uscite left e right, noi possiamo utilizzare degli effetti di filtro che possiamo modificare a piacimento per ottenere il risultato che più ci aggrada.
Il suo funzionamento è diverso rispetto a tutti gli altri che abbiamo visto nel corso delle precedenti puntate, per quanto riguarda i comandi dedicati abbiamo:
- XKnob/Wave Shape: definisce la forma d’onda della modulazione che vogliamo utilizzare
- Speed: comanda la quantità di modulazione nella frequenza del filtro
- Depth: moltiplica la modulazione del filtro
- Filter: gestisce la miscelazione del segnale Dry e quello effettato dal delay ping-pong
- Feedback B: incrocia il percorso dei feedback dei due Delay
Il comportamento sonoro di questo algoritmo non è molto diverso da quello del VintageDelay, risultando però meno di impatto sul low end.
Per ovvie ragioni però è quello che permette l’apertura stereo più “wide” e varia, perché permette di giocare con i due otuput in maniera chirurgica e non solo con il controllo di mix che abbiamo montato on board che possiamo utilizzare su tutti gli altri algoritmi.
Infatti, la gestione del delay non è in maniera parallela sulle due uscite, bensì in cascata, passando dall’una all’altra: questo permette una percezione di maggiore tridimensionalità e la modulazione risulta essere molto più incisiva, ma anche più difficile da controllare dato che il rischio che il suono possa impastarsi è assai più alto.
La modulazione potrebbe far pensare a un suono simile a un chorus, ma riesce ad arrivare a sonorità quasi da flanger se viene spinta oltre, fino a raggiungere sonorità da synth.
Questo lo rende un algoritmo estremamente interessante per tutti quei generi che necessitano di grandi “spazi”, soprattutto durante sezioni più rilassate (arpeggi o ritmiche molto lente), in particolare quando ci si trova in un ensemble composto da pochi elementi e la chitarra è una sola.
Un esempio palese potrebbe essere un trio o un quartetto di musica alternative, composto da cantante, chitarra, basso e batteria, dove per avere più spazio e tridimensionalità una soluzione simile può essere una carta da giocare.
Per avere un esempio sonoro del FilterPong in stereo mettetevi un paio di cuffie andate al minuto 6.37 del video qui sotto, è un clip molto breve ma fa capire benissimo le sue potenzialità:
Uno dei difetti, se proprio vogliamo chiamarlo difetto, è che si necessita di un setup stereo per meglio utilizzare questo algoritmo (con due amp separati è ovviamente una goduria), ma è il prezzo da pagare per ottenere la sensazione di tridimensionalità che abbiamo detto poco prima.
Pur tuttavia, con un solo amplificatore possiamo usare due microfoni che occupano due canali del mixer opportunamente settati e pannati, utilizzo poco ortodosso in live (ma non impossibile), sicuramente più fattibile in studio (sul manuale di istruzioni si può trovare l’apposito schema di utilizzo).
Per la prossima puntata passeremo dall’avere due delay ad averne addirittura una decina, non è fantascienza, si chiama MultiTap.
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