Dsm & Humboldt ha da anni nel suo listino un opzione molto “fuori dagli schemi” per il mondo delle simulazioni, ovvero un amplificatore totalmente analogico da zero watt, che oggi arriva alla sua ultima versione ovvero il Simplifier X, con un doppio blocco amplificatore e un numero spaventoso di opzioni.
Un sacco di manopole
La prima cosa che possiamo notare in merito al Simplifier X e che praticamente abbiamo uno chassis dalle dalle misure estremamente ridotte e che presenta una superficie molto affollata per via dei numerosi potenziometri che controllano un numero quasi infinito di possibilità timbriche.
Queste hanno a che fare con la preamplificazione, con lo stadio finale e anche con il riverbero che è montato on board per entrambi i canali. Sì, perché parliamo di due canali perfettamente clonati, ma con uno stadio di gain indifferente, quindi noi abbiamo un un intero blocco amplificatore per il lato sinistro e un intero blocco amplificatore per il lato destro.
Non abbiamo EQ in comune, non abbiamo controlli di Presence o Depth in comune, ma tutte le possibilità timbriche a partire dal preamplificatore fino alla cassa sono indipendenti da ogni canale.
Oltre ai vari ingressi e uscite, molto comoda è la presenza, rara in questo campo, di un send/return stereo. Non è un pedale troppo complesso da gestire se si riesce a capire i controlli senza dover andare su menu o sottomenu, che non restituiscono un’esperienza utente molto utile, anzi addirittura possono far perdere tempo anche all’utilizzatore più accanito, specie se ti trovi a suonare live o comunque, non hai molto tempo per poter effettuare dei cambiamenti.
Sull’estetica, quindi, è abbastanza lineare e ci sono richiami agli chassis degli amplificatori attraverso i potenziometri (neri per quelli più american oriented, dorati per i british) che ti fanno capire che parliamo di due amplificatori totalmente separati piuttosto che di due canali, inoltre lo chassis del pedale sembra essere costruito su misura e non sembra essere presente plastica (se non per i dadi che tengono fermi le uscite jack).
Una dotazione esagerata
Come abbiamo detto nel precedente paragrafo il Simplifier X si suddivide in due canali, anzi due amplificatori, totalmente indipendenti ognuno di questi canali ha 5 sezioni che permettono di gestire tutto il signal flow grazie a 10 potenziometri e 3 mini switch.
Iniziamo dalla prima parte, ovvero quella della preamplificazione.
Il tone stack, ovvero:
- Bassi
- Medi
- Alti
Subito accanto, un potenziometro che fa da Preamp Gain, che permette le seguenti scelte:
- Clean
- Warm
- Drive
- Hi Gain
Posto sotto la manopola dei treble, troviamo il primo mini switch, che ci permette di utilizzare un tipo di preamplificatore diverso (3 diversi, e attenzione, non sono uguali per canale).
Eccoci quindi alla sezione di Power Amp, che comprende tre potenziometri: resonance e presence e l’ultimo chiamato Power Drive, che ci permette di maneggiare la risposta da parte del finale: tenendo il Power Drive poco più della metà o comunque quasi a fine corsa, avremo un suono particolarmente compresso e distorto.
Anche questo come il Preamp Gain ha varie scelte:
- Linear
- Warm
- Comp
- Distort
Eccoci arrivati al suddetto riverbero, di cui però possiamo controllare solo la quantità di effetto e la tipologia: Room, Plate ed “Ether”.
Siamo quindi giunti a fine catena, ovvero alla sezione di CAB Simulation che si suddivide in un potenziometro e in uno switch chiamato Speaker Color e permette di scegliere tra tre simulazioni diverse definite Black, Blue e Green: il green è associato a un Celestion Greenback, il blu a un Celestion Blue Alnico e il black a un Eminence Blackface.
Con con lo switch possiamo decidere se il nostro cabinet deve essere di tipo Combo, Twin o Stack che stanno per cabinet di tipo:
- 1×12
- 2×12
- 4×12
L’ultimo potenziometro ancora non citato, ovvero il Master, è il volume di uscita finale del pedale per il canale che stiamo utilizzando.
Per quanto riguarda le simulazioni di amplificatore, sono diverse per ambedue i blocchi, e ne abbiamo di tre tipologie:
- Per il blocco MK-II Classic abbiamo un Vox AC30, un generico amplificatore in stile Fender Silverface (con 6L6 in classe AB) e un Marshall Plexi.
- Per il blocco Hot-Rod abbiamo un Vox AC30 Tony Bruno, un simil DrZ per la parte American e un Marshall Jcm800.
Oltre al frontale estremamente affollato, i lati non sono da meno: infatti, sono presenti ingressi di tipo Aux o di tipo Jack che sono necessari in primis per il collegamento del controller che permette di cambiare da un canale all’altro e anche per l’attivazione del riverbero, ma anche per l’utilizzo di un segnale ausiliario, per esempio se stiamo utilizzando delle basi e un’uscita cuffie tutte queste in formato jack da 3,5 mm.
Inoltre, abbiamo la possibilità di uscire con una d.i. out con segnale bilanciato ed è possibile anche un’uscita Jack da 6,3 mm che ci permette di poter inviare il nostro segnale sia con la simulazione della cassa, sia bypassato. Questo è utile per chi ha delle IR preferite e non vuole rinunciarvi e che vuole continuare a utilizzarla attraverso uno o due lettori IR dedicati.
La tipologia di utilizzo Full Parallel che separa i due amplificatori in maniera indipendente, permettendo quindi di poter far suonare due strumenti (in mono), con la loro catena effetti e un send-return dedicato. Beh, è una cosa che non saprei fino a che punto utilizzarla, ma che devo dire non avevo ancora mai visto, se non su macchine digitali (solo su Quad Cortex).
Insomma, possiamo definirlo senza troppi giri di parole un pedalone full optional, non gli manca nulla e ha anche opzioni molto oltre le necessità standard di un chitarrista, però questo non compromette l’usabilità invece molto snella, il manuale di istruzioni è necessario solo per utilizzi specifici, come il Full Parallel o il mono loops.
Qualche considerazione sul suono
Il test è stato condotto in due modalità, ovvero:
- Chitarra -> cavo -> simplifier -> uscita cuffie
- Chitarra -> cavo -> simplifier -> casse monitor Iloud MTM
Non facciamoci troppi giri di parole, questo pedale suona in maniera ottimale, tutte le simulazioni riescono a essere ben suonanti, certo non come le controparti vere, ma contando la compattezza del pedale è una cosa che posso accettare.
Ho trovato estremamente ben suonanti le simulazioni del Vox, con un annessa chicca che riguarda la parte di preamplificazione, perché quando noi utilizziamo la simulazione del suddetto amplificatore, il controllo di tono dei medi viene bypassato, come avviene appunto nell’amplificatore vero.
Per quanto riguarda le simulazioni dei Marshall si riesce a ottenere quel grit decisamente aggressivo che fa parte appunto del carattere di questi amplificatori, soprattutto l’abbinata con il cono greenback è particolarmente azzeccata e veritiera; unico neo è che probabilmente risultano eccessivamente ariosi, ma nulla che non si possa risolvere tenendo a base il controllo dei toni o gestendo in maniera oculata i controlli di presenza e di risonanza.
Dulcis in fundo, un plus va alle simulazioni di finale 6L6 o con simulazioni più American oriented, perché sono delle ottime piattaforme che permettono di utilizzare ulteriori pedali e che non fanno troppo rimpiangere un modello digitale o un profilo dello stesso tipo di amplificatore, probabilmente è la simulazione meglio riuscita.
Peccato solamente per il tipo di coni che ci puoi abbinare perché l’Eminence Black Face non lo reputo una accoppiata troppo azzeccata, infatti tra i vari settaggi consigliati anche dalla stessa la stessa azienda abbiamo che lo speaker color deve essere settato intorno a alla metà tra il black e il blue cosa che mi torna a livello prettamente uditivo.
Il riverbero per molti potrebbe essere anche troppo essenziale, ma io non vedo grandi differenze rispetto a quello che potresti trovare su quello di qualsiasi amplificatore presente sul mercato. Anzi, per me è anche troppo che vengano dati tre tipi di riverberi differenti, poiché negli amplificatori total analog di solito si ha semplicemente il riverbero a molle.
Una cosa che non mi tornava, e il manuale di istruzioni mi ha dato una spiegazione, è stata l’uscita cuffia disastrosamente rumorosa, e la cosa mi è parsa decisamente strana, dato che avendolo provato anche in altre occasioni, non mi era capitata.
Controllando nel manuale di istruzioni, dice chiaramente che il problema è effettivamente di messa a terra, quindi tenete in considerazione questa eventuale casistica. Il pedale è comunque dotato di selettore ground lift.
Menzione doverosa è quella della reattività dei controlli, non ci sono corse “morte” in nessuno degli oltre venti potenziometri che sono presenti all’interno del pedale, anzi, i controlli di amplificazione e di gestione del finale fanno veramente la differenza e al minimo tocco abbiamo una risposta timbrica diretta.
Una macchina ben suonante, non penso ci sia bisogno di dire altro, e un esempio viene riportato dai creatori del Simplifier che ne hanno creato dei deep dive dedicati, qui quello del CEO Jano Acevedo.
Per chi nasce questo prodotto?
Per molti potrebbe essere definito un prodotto quasi anacronistico in un mondo dove ormai il digitale è diventato uno standard alla portata di tutti, soprattutto dopo la “rivoluzione” delle IR.
Pur tuttavia, è interessante come soluzione per chi non riesce a rinunciare a un approccio classico e attenzione, questo è il modello top di gamma (che costa 466 euro) ma il Simplifier esiste anche in versioni più basiche e più semplici da utilizzare.
Il costo dell’IK Multimedia Tonex, ad esempio, potrebbe non renderlo particolarmente appetibile, visto che costa meno e permette di usare infiniti profili, ma quella del Simplifier è un tipo di user experience totalmente diversa, nasce per quel tipo di musicista che ha delle necessità, ma non si trova in in un sacco di situazioni e che quindi può benissimo vivere con due canali e al massimo un paio di overdrive, escludendo poi anche i vari effetti di modulazione o altro.
Si inserisce perfettamente in una pedaliera e la possibile possibilità di utilizzo permettono anche di essere usato in diverse situazioni sia di live che di home studio.
Ho detto home studio non a caso, perché permette anche un Thru del segnale, così da avere un ascolto “cooked” di una traccia che stiamo registrando direttamente in scheda audio, per un utile reamping in una seconda occasione.
Oppure è possibile fare lo stesso in modalità full parallel con due musicisti, così da avere la possibilità di un ascolto diretto con anche delle catene effetti.
Per quanto riguarda la sua reperibilità, attualmente viene venduto in Italia ad esempio attraverso i negozi Sergio Tomassone (se non immediatamente disponibile si possono chiedere info in mail per ordinarlo), mentre come distribuzione ufficiale in Europa si fa riferimento a MusiFacts.
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