Leggera ma robusta, la Rockboard Tres 3.1 si dimostra una pedalboard in grado di ospitare i nostri effetti con la massima praticità a un prezzo conveniente.
Rockboard by Warwick è uno dei sottomarchi creati dalla grande azienda tedesca, già presente sul mercato in passato con altre serie di contenitori per pedali ed effetti.
Nel catalogo odierno trovano posto varie soluzioni con supporti in alluminio di varia dimensione, custodie morbide e rigide, connettori vari, alimentatori e accessori di montaggio.
Il modello Tres 3.1 è uno dei più compatti di una serie che arriva fino alla imponente Cinque 5.4 con un buon metro di larghezza e notevoli capacità di accoglienza, praticamente il doppio della Tres che misura 51 cm x 23 pesando solo 1,20 Kg.
La soluzione da noi ricevuta è quella contenuta in una borsa morbida ma sufficientemente robusta, in alternativa alle custodie rigide in ABS o flight case.
Nella confezione troviamo una bustina con un rotolo di velcro grande e uno più stretto, oltre a fascette stringicavo, piedini di ricambio con relative viti, dadi e brugola.
La pedalboard è realizzata con un singolo foglio di alluminio laminato a freddo piegato e verniciato a polvere, privo di saldature. Il sostegno verticale a U sul retro è avvitato al piano di fissaggio e lo rende più stabile e robusto.
Nel catalogo RockBoard diversi supporti e soluzioni per il montaggio di un alimentatore nel “sottoscala”, ma noi abbiamo scelto una veloce opzione a base di velcro e fascette, riuscendo a fissare stabilmente l’alimentatore che avevamo sulla vecchia pedaliera. Si tratta del Vinteck The Four, che riempie la metà dello spazio inferiore aumentando il peso generale in cambio di quattro preziosi gruppi isolati di alimentazione.
Il caso vuole che la struttura di The Four sia compatibile con la finestra posta sul lato posteriore della pedalboard, studiata per l’eventuale alloggiamento dei moduli PatchBay RockBoard MOD in grado di organizzare le connessioni e offrire output DI, cabinet emulation (anche IR) e uscita cuffie. Noi l’abbiamo sfruttata semplicemente per far uscire comodamente il cavo che collega l’alimentatore alla rete esterna.
Dopo aver valutato numero e posizione dei pedali da sistemare, la prima operazione è quella di fissare una lunghezza sufficiente di nastro velcro sulla superficie di appoggio, con la precauzione di lasciare vuoto lo spazio sopra l’alimentazione per evitare eventuali disturbi.
Gli ampi slot che rimangono liberi hanno la doppia funzione di alleggerire il peso e offrire il modo di far sparire per quanto possibile sotto il pianale i vari cavetti di collegamento e alimentazione.
Questo fatto, il resto del lavoro è tutto… in discesa. Fissiamo i pedali alla superficie con lo stesso gusto provato da bambini alle prese con una costruzione in Lego. Trovare il modo migliore per “affogare” i cavetti negli slot è un passatempo di primo livello e i minuti passano senza accorgersene.
Il risultato finale è pulito e funzionale. L’inclinazione del pianale è ben studiata per offrire i pedali al piede con comodità. Peso e ingombro dell’insieme sono perfettamente gestibili anche dalla borsa morbida in dotazione. Uscire di casa con la nostra pedaliera appena “compattata” è una bella soddisfazione e usarla ancora di più.
Un numero non indifferente di pedali è entrato nella compatta pedalboard, con peso e ingombro molto ridotti e a un prezzo decisamente appetibile. Ma non è finita… pensandoci bene c’è ancora un piccolo spazio nella fila superiore e vagando per il web scopriamo che qualcuno ha sistemato pedali anche al di sotto del pianale, per cui… gli sviluppi nella prossima puntata!
Maggiori informazioni dal distributore per l’Italia Eko Music Group.
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