Rinnovare un top di gamma non è mai facile, in qualsiasi categoria. Se poi le serie precedenti hanno avuto successo, ancora di più; il compito quindi di Yamaha di proporre con Genos un successore del best seller Tyros si presentava alquanto complicato.
Basta però sedersi davanti alla nuova flagship,per capire che gli sforzi fatti hanno decisamente centrato l’obiettivo: siamo davanti alla più moderna e completa incarnazione del concetto di “Workstation Arranger” finora creata.
Ogni aspetto dello strumento è stato studiato per venire incontro alle esigenze di composizione e performance che l’utente possa avere.
Dal punto di vista fisico, le dimensioni sono proporzionate ad un utilizzo di primo piano dello strumento, ma la prima sorpresa arriva negli spostamenti: il peso non è affatto elevato (13 kg), e lo strumento si riesce a maneggiare con grande facilità.
Il layout dei comandi è ben studiato e non obbliga a particolari sforzi per immaginare dove siano celate le varie funzioni, prova ne è il fatto che anche senza manuale operativo a portata di mano nel giro di pochi minuti ci si orienta bene in tutte le operazioni.
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Di grande aiuto risulta l’ampio display TFT da 9 pollici (con sistema operativo declinato in diverse lingue, tra cui l’italiano), che diventa subito il centro di tutte le operazioni, coadiuvato da molti controlli fisici (molti programmabili) tra cui 9 faders, 6 knobs, un Crossfader, 6+1 pulsanti assegnabili, tre pulsanti dedicati alle articolazioni dei suoni posti vicino al PitchBend, pulsanti per la navigazione dei menu, per la gestione degli Styles, per il richiamo delle Registration e i Multipad.
Un secondo display Oled posto sopra i fader è dedicato ai parametri ad essi associati.
La meccanica FSX, semipesata a 76 tasti con aftertouch, offre un ottimo controllo su tutti i timbri, anche quelli più critici come il pianoforte, e non stanca anche dopo ore di utilizzo.
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Le connessioni presenti sullo chassis sia frontalmente che posteriormente offrono ampie possibilità di interfacciare lo strumento con il mondo esterno, rendendo la Genos performante sia sul palco che in studio di registrazione.
Già dal primissimo approccio l’esplorazione delle varie sezioni della workstation risulta intuitiva, così iniziamo ad addentrarci nell’ascolto dei timbri e degli styles. Non è un processo rapido: oltre 1.700 timbri e 550 stili di accompagnamento costituiscono un grande bagaglio da cui poter attingere, senza contare i circa 1,8 Gigabyte di Flash Memory con cui espandere a piacimento la tavolozza sonora.
Al di là dell’impossibilità di esplorarlo tutto in breve tempo, la sensazione che risalta è quella di una grande presenza sonora su tutti i fronti, e di una ottima amalgama tra le varie parti di un arrangiamento, anche grazie agli effetti VCM derivati dai mixer professionali di alta fascia di Yamaha e ai nuovi convertitori DAC a 32 bit.
Ogni Style possiede quattro variazioni, tre introduzioni e tre finali, e tramite il pulsante OTS Link è possibile connettere ciascuna variazione ad una selezione timbrica diversa, personalizzabile; molto interessante anche la funzione Half Bar Fill-In, che permette di inserire un fill in una battuta dimezzata rispetto al resto, ampliando così le possibilità esecutive; le variazioni di arrangiamento risultano sempre coerenti e azzeccate allo stile, così da poter essere utilizzate con profitto ad esempio nelle diverse parti di un brano, magari in fase di riarrangiamento.
Tramite i faders inoltre è molto semplice crearsi un “mix” al volo di ciò che si sta suonando, ed una volta soddisfatti si può esportare il tutto sia in formato MIDI File, sia come un unico file audio, sia come audio multitraccia per una ulteriore elaborazione successiva.
I controlli a pannello permettono di gestire la riproduzione di due songs in contemporanea, facilmente gestibili anche dal display centrale e con l’aiuto del CrossFader, e sono presenti le utili funzioni di Time Stretch, Vocal Cancel e Pitch Shift per la massima flessibilità di esecuzione; i formati audio supportati per la riproduzione sono Wave ed MP3 (anche con testo), oltre ovviamente ai MIDI e ai file Karaoke con possibilità di leggere i testi direttamente dal display.
Tramite i 10 pulsanti Registration l’utente può salvare in memoria delle “scene”, comprendenti ogni impostazione attiva al momento del salvataggio (Voice, Style, Tempo ecc…), da poter poi richiamare con la semplice pressione del tasto desiderato.
Le Registration possono anche essere organizzate in Playlist tramite l’apposita funzione, in modo da eseguire interi show senza soluzione di continuità.
Inoltre non mancano i Multipad, quattro pulsanti a cui possono essere associati eventi MIDI o Audio, destinati ad abbellire a piacimento l’arrangiamento al quale si sincronizzano.
Genos vanta anche una libreria di 216 arpeggi di vario genere, utili per arricchire la propria performance di nuove sfumature.
Strumenti con grandi capacità possono a volte intimorire al primo approccio, e l’interfaccia utente gioca un ruolo determinante nel gradimento dello strumento o meno. Yamaha è riuscita a unire nella Genos la potenza sonora e la flessibilità di utilizzo con una notevole immediatezza dei controlli, rendendo l’esperienza musicale davvero coinvolgente ed entusiasmante.
Genos rappresenta di fatto la più alta declinazione tecnologica che il mondo delle Workstation digitali attualmente offre.
Per saperne di più collegati al sito ufficiale Yamaha.
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