Una domanda che nasce spesso a chi si confronta con un pentagramma è la seguente: che logica nascondo queste 5 linee con un po’ di pallini e qualche stanghetta, possibile che nonabbiano trovato un sistema più semplice per scrivere la musica? Poi ci sono diverse chiavi che alterano il significato della posizione del pallino, per non dire poi gli strumenti traspositori che leggono una cosa e ne suonano un’altra… Il minimo che può capitare è che nasca della confusione. Un buon musicista deve conoscere e capire i metodi di notazione che può incontrare. Ora, senza aver nessuna intenzione di fare un corso di lettura musicale, ho intenzione di raccontare il perché di alcune scelte che stanno dietro il pentagramma che non sono note a tutti.1) Il primo fatto di cui ci si accorge è che il pentagramma è organizzato in modo da non richiedere # o b se si segnano le note della scala di Do maggiore. Tutto ciò è molto bello e fa si che tali note siano le prime che vengono imparate nel solfeggio.
Nella chiave di Sol, quello sgorbio che sembra una noce con una vela, la seconda riga dal basso indica appunto una nota Sol.Sol —Fa— Mi —Re— Do —Si— La —Sol— Fa —Mi— Re —Do— Come tutti sanno le note vengono alterate tramite i 4 segni #,x,bb,b che possono essere segnati direttamente in chiave oppure di fianco alla nota, oppure su una nota uguale ma che si presenta prima nella battuta. Queste comunque sono cose che un qualunque libro di solfeggio (o enciclopedia) racconta.
Quello che mi interessa mostrare sono le regole che stanno dietro all’uso delle alterazioni in chiave: vi siete mai chiesti perché il Fa contiene un Sib invece del La#?
La risposta (ce ne sono almeno 2, ma io evidenzio quella che nasce dall’intelligenza del pentagramma) sta nel fatto che il nostro sistema di notazione è a base eptafonica (cioè di 7 suoni). La scala di Do è costituita da sette suoni con sette nomi: tale struttura è stata mantenuta anche nel resto della musica, notazione inclusa.
Per cui:Fa Sol La Si Do Re Mi (scala di Do dal Fa) Fa Sol La Sib Do Re Mi 1 1 1/2 1 1 1 Cioè volendo dare un nome diverso ad ogni nota (le alterazioni non fanno parte del nome, ma ne specificano solo delle proprietà) la nota corrispondente al Fa non può che chiamarsi Si, ma essendo più grave di un semitono del Si viene indicata come Sib.
Con la scala di Re ripetiamo il trucco:Re Mi Fa Sol La Si Do Re Mi Fa# Sol La Si Do# 1 1 1/2 1 1 1 Primo, usiamo una nota diversa per ogni grado, secondo indichiamo le alterazioni rispetto alla scala maggiore di Do partente dalla stessa nota.
E se cerco la scala di Dob:Do Re Mi Fa Sol La Si Dob Reb Mib Fab Solb Lab Sib … e posso vedere che è diversa dalla scala di Si…Si Do Re Mi Fa Sol La Si Do# Re# Mi Fa# Sol# La# …anche se Dob e Si sono enarmonicamente simili.
Questa caratteristica delle tonalità appare chiaramente sul pentagramma tramite la posizione delle alterazioni sia in chiave che sulle note. Prima del temperamento dei gradi Dob non era simile a Si e la notazione lo mette chiaramente in evidenza (diverse composizioni, anche di Bach, sono stato scritte proprio avendo in mente la differenza di altezza tra i gradi ‘enarmonici’).
Questa tecnica di alterare i suoni viene riportata tale e quale sugli accordi, al punto che il tipo di alterazione di un accordo è in grado di indicarne il contesto tonale:Do = Do Mi Sol oraDom = Do Mib Sol non può essere un Re# poiché continua a valere la regola per cui il nome delle note è lo stesso…
Così:Lam = La Do Mi La = La Do# Mi Sol = Sol Si Re Solbm = Solb Sibb Reb sarà un Sibb e non un La.
In questo modo penso di aver spiegato come nascono e si scelgono le alterazioni…
Esempio:Sibm = ??? Doaug = ??? La Do Mib = ??? 2) La seconda caratteristica riguarda l’indicazione della tonalità ad inizio rigo: alterazioni in chiave. Quando leggo 4 # in che tonalità sono? Possibile che me le devo ricordare tutte a memoria?
Ovviamente no.
Il numero di alterazioni in chiave risulta essere legato biunivocamente alla posizione della tonalità sul circolo delle quinte, che probabilmente è più utile ed interessante da conoscere.
Il circolo delle quinte è il seguente:Lab/Sol# Mib/Re# Sib Fa Do Sol Re La Mi Si Fa#/Solb … Do#/Reb Sol#/Lab Re# La# Mi# Si# Fax ecc… N.B.: Come vedete Lab e Sol# sono molto lontani, e non sono la stessa cosa… un giorno, se mi va (la cosa mi annoia molto) potrei raccontarvi qualcosa riguardo alle differenze di frequenza tra Lab e Sol# (un giorno…), ma enarmonicamente possiamo dire che coincidono (a seconda degli usi e dei contesti vale la pena oppure no, ci sarebbe molto da dire).
Se consideriamo il Do al centro vediamo che andando verso destra aggiungiamo # o togliamo b, verso sinistra aggiungiamo b e togliamo #.
Per cui:Re = 2 # Mib = 3 b Sol# = 8 #???? … ovviamente non è possibile alterare 8 delle 7 note -> solitamente si indicherà come Lab che ha 4 b, anche se non è la stessa cosa Sol La Si Do Re Mi Fa Sol# La# Si# Do# Re# Mi# Fax.
Se contiamo il numero di alterazioni crescenti fa 8, x=2 #, però solitamente le doppie alterazioni non si riportano in chiave…
Esempio: che tonalità ha 5 b in chiave? Il Sol quanti #/b ha in chiave?
E se ho a che fare con una scala di 6 o 8 note? Dove metto le alterazioni? Ad esempio la scala per toni interi ha 6 note per cui?Do Re Mi Fa# Sol# La#/Sib(?) Non ho mai sentito di regole chiare e codificate per cui non saprei dare una risposta sensata se non che si cerca di rappresentare nella notazione la caratteristica funzionale del grado della scala: la scala per toni interi produce dalla propria armonizzazione tanti accordi aumentati -> il La# sarebbe la 5# dell’accordo sul II grado e la 3M di quello sul IV.
E se si tiene un approccio verso il basso? Boh! E la scala diminuita t-st?Do Re Mib Fa Sol Lab Sib Dob/Si… …allora Mib poiché è terza min della triade dim sul Do Fa è terza min della triade sul Fa Sol è 3m della triade sul Mib Lab ” Sib… e il Si? O un Dob come vorrebbe il Fa?
Come si vede quando si comincia con le scale artificiali la confusione è un po’ sovrana.
Certo che se qualcuno conosce la soluzione, lo dica!
Tratto dal Gruppo di Discussione it.arti.musica.strumenti.chitarra
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