Si è dato uno scorcio analitico alle armonie che compongono Giant Steps, l’esito che ne rileviamo non è poi così drammatico come contrariamente potrebbe apparire senza la dovuta analisi delle armonie e a prima brusca visione.
Infatti, per chi ha già preso dimestichezza con il periodo ii V I, il brano non presenta proprio nulla di nuovo, se non l’intreccio meno ordinario in relazione agli altri standards (anche questa una verità a metà, poiché chi ha mai suonato “Have You Met Miss Jones” ha già avuto a che fare con questa struttura; Coltrane s’interessò smisuratamente e religiosamente a questo triangolo armonico composto di toniche che si intervallano per terze maggiori, tale fu l’interesse che giunse a ridurlo a corollario armonico di applicazione a periodi ii V I).
Allora, posta la certa constatazione che nulla di nuovo si aggiunge se non il rispetto delle regole della tensione che si esplicitano coi periodi ii V I, l’insidia di Giant Steps si rimpiccolisce, si tratta, in ultima istanza, di aver familiarità con la stessa cosa di sempre ma rinnovata nelle correlazioni, le quali, in virtù di quanto si può ascoltare, aggiungono una grande e sorprendente novità.
Ora noi stiamo avendo un confronto personale con la triade, volendo parlare concettualmente, un confronto con il limite. Che cosa ci opprime di più? La pochezza quantitativa di note opposte alla ricchezza di note della scala, posso presumere.
Nel mio operato didattico con gli studenti posso notare che si tende ad attribuire molte più colpe al limite della triade di quante non ne abbia, con la conseguente trascuratezza della sua importanza, cui segue un calare e infine un tramontare d’interesse per questa. Insomma bastano poche note perché si esaurisca la fiducia posta, o che io da insegnante o, per meglio dire, da consigliere ho voluto che si ponesse.
La stanchezza delle frasi che ne segue e di tutto lo spirito creativo non sono che la manifestazione del limite, lo studente giunge sempre a confrontarsi con questa spietata realtà e a provarne i sentimenti che ne sono annessi, “giustamente” occorre soggiungere.
Il più delle volte, quando sopraggiunge questo senso di sfiducia, tento di aprire di più gli occhi a chi ha la bontà di prestarmi ascolto, mostro che grandi temi si fondano su questo elemento minimale e che la grandezza che ne è sorta non ad altro è correlata se non al peso che il compositore ha dato all’economia della musica, e che il limite è soltanto una stortura di tipo quantitativo che viene creduta per abitudini viziate all’abbondanza.
E quando provvedo a questo problema dando all’ascolto brani come l’Ouverture del Guglielmo Tell o Also Sprach Zarathustra, per i quali pare che ciascuna nota non possa essere altra da sé a meno di venire a mancare quella magnificenza e quel profondo carattere storico, quando ci si avvede che straordinariamente quelle note così preziose vicine all’espressione dell’eternità risultano essere triadi, allora ritorna allo studente la volontà di dover capire meglio, mentre si fa chiaro che il suo primo cedimento era una sfiducia infondata legata a qualcosa. Ma a cosa?
Che si intende allora, dico concettualmente perché è da qui che bisogna partire se si vuole parlare poi di un concreto esperienziale, con il limite della triade? Di che sorta di limite stiamo parlando?
Io dico ai miei allievi che si tratta di un limite temporale o di corrotte abitudini di carattere temporale.
L’arte gode dei modi di fare che sono impliciti nella vita, uno di questi modi è la crescita nel tempo.
“
Quale compito affido ai miei allievi? Di far maturare il significato sonoro delle note.
A questo punto si fa più evidente il limite che si era presentato: esso è soltanto l’incapacità di sentire che i suoni come altri elementi naturali seguono un corso di maturazione astratta, perché fisicamente già esistono nel mondo, ma aspettano una primavera psichica per sbocciare. Ma non è nell’ozio che questa nascita avviene.
Qui sento tutta la responsabilità del maestro, in quanto la rilevanza della sua figura non si ferma a offrire la giusta dottrina, piuttosto raffigura quella confidenza di raggiungimento. Così l’allievo agisce con più fiducia verso la propria direzione.
Per tornare nel concreto del nostro proposito, vi mostrerò un percorso possibile misurato a quella maturazione dei suoni.
Ora che ci troviamo in un territorio esplorativo prettamente musicale, fatto a meno delle grammatiche di scale, che assumo implicitamente che si conoscano sotto il profilo tecnico, posso permettermi di affermare che tutto nasce dalla triade e che diversamente non può. Perché questa autorità affidata a un elemento così spoglio?
Quasi tutti gli allievi e studenti di musica danno una chiara distinzione tra quel che si ritiene essere l’armonia e quel che si ritiene essere la melodia. L’errore commesso assai sovente è di disgiungere le cose e allontanarle quasi direi sideralmente, come se le due non formassero un amplesso dal cui buon esito sortisse un mondo ben organizzato e collaborante racchiuso in un sistema che chiamiamo “brano di musica”.
Quando m’esprimo con il termine amplesso voglio proprio definire la realtà intrinseca della musica, in cui armonia e melodia agiscono orientativamente in modo differenziato, l’una verticalmente l’altra orizzontalmente, ma unitariamente per un medesimo fine.
Talora per dar luce a questo argomento mi è bastato fare comprendere agli allievi che una melodia ricerca sempre un suo retroterra armonico, quando una melodia che non abbia armonia trova la sua carne, la sua corporeità ha in sé una sottointenzione che è di riferirsi a qualche armonia di accordi.
Ecco quanto intendo dire. La melodia è uno sviluppo armonico orientato in maniera orizzontale, dalla quale condizione segue che la melodia deve rappresentare l’accordo nel suo aspetto cantante, l‘armonia ha in potenza la possibilità di diventare voce attraverso la melodia. La melodia per adempiere a questo ruolo di voce dell’armonia deve essere fedele all’armonia, il che significa massima fedeltà agli accordi.
L’accordo in sé da cosa è determinato? La sua forma elementare è la triade, cioè l’accordo più elementare, per essere accordo che esprime qualità minore o maggiore ha bisogno di esprimersi attraverso le tre voci. Ecco la causa che ci induce a dare inizio alla genesi melodica proprio dalla triade, la sua significazione è dare alla melodia quel che è dell’accordo, di elevare a mano a mano questo primo stadio dell’evoluzione.
Questo sta a dire che il processo evolutivo di un improvvisatore consiste nel dare maggiore sviluppo e nel trovare un principio di maturazione proprio nelle note della triade.
La musica è molto simile a un campo da coltivare, ogni cura offerta si renderà a frutto maturato. Io ora vi dico che il seme è nella triade, il terreno è l’esercizio e la cura, l’acqua necessaria al germogliare è la comprensione di come i vostri vicini hanno piantato per far crescere frutti sublimi.
Spero teniate per vostri vicini i più grandi musicisti, che immagino vi siano tanto vicino come nessun altro, essendo ben immortalati sui dischi e disposti a suonare per voi a qualsivoglia momento del giorno e della notte.
Quella che potrebbe essere definita la grammatica delle triadi corrisponde a un esercizio privo di intenzione musicale alcuna, il cui fine consiste nel rendersi conto delle note che compongono l’accordo a tre voci, non pretendendo da questa siffatta pratica musicalità , ma pretendendo l’indissolubile conquista conoscitiva delle note dell’accordo.
Sia chiaro che, trascurato questo passaggio, il restante (tutto quanto subirà la trasformazione in atto musicale significativo) non potrà mai liberarsi e spuntare come espressione artistica.
Grammatica delle triadi sui cambi di Giant Steps
Il processo di trasformazione della cognizione tecnica verso una dimensione più artistica, quindi a sfondo creativo, attraversa un atto di sovversione contro quella rigidità che è parte della grammatica, atto che non determina disordine, quindi sovversione intesa non come atto distruttivo, ma come creativo.
Si tratta di conferire un ordine nuovo a qualcosa dal cui ordine non traspare alcuna soggettività, cioè dato l’ordine oggettivo della regola, si acquista questo lo si disordina e lo si riordina secondo una regola soggettiva che ha memoria dell’oggettiva da cui discende. Qui si fa aperto il senso della didattica, del rapporto che corre tra la materia didattica e il didatta: l’una pone i mezzi, l’altro li fa pieni di sé.
Espongo ora una delle infinite trasformazioni che quella nozione di triade può subire.
In questa prima parte avrò in considerazione soltanto le toniche come bersagli, lungo la trattazione complementare darò modo anche alle altre note dell’accordo di essere punti di congiunzione. Notate che rendere varia la forma sarà un’esigenza quasi immediata, se ponete bene mente a queste misure d’improvvisazione noterete inoltre che l’elaborazione ritmica ha un suo netto ruolo d’importanza.
I corsi di tecniche d’improvvisazione e analisi di trascrizione per tutti gli strumenti si effettuano presso il centro di formazione artistica Ottava a Roma.
Chi intendesse contattarmi può farlo al seguente indirizzo email [email protected]
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