Maneli Jamal, in occasione del suo tour in Italia è stato intervistato da Paolo Sereno che lo ha seguito ai limiti dello “stalking” fra Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna alla scoperta di alcuni interessanti tecniche che il chitarrista acustico canadese utilizza nei suoi brani per chitarra fingerstyle.
Di una di queste tecniche parleremo a fine articolo e di altre nelle lezioni che trovano spazio qui su MusicOff, per cui, stay tuned!
Approfitto di una cena nei pressi di Desenzano (BS) in una stupenda villa (grazie Barbara!) per cominciare la mia intervista chiedendogli subito delle sue origini:
Scrutando nella tua biografia ho notato che sei nato a Minsk in Bielorussia…
Sì è proprio vero, provengo da una famiglia iraniana, dopo la rivoluzione khomeinista a fine anni settanta i miei genitori (artisti e comunisti) preferirono lasciare il paese e andare prima in Azerbaijan e poi in Bielorussia fino alla metà degli anni Ottanta per poi cercare di andare a vivere nel cosiddetto mondo libero arrivando alla fine in Germania Ovest. È la storia di molte famiglie che hanno preferito emigrare e lasciare tutto piuttosto che piegarsi a certe idee e regimi.
Infatti i miei genitori con me ed i miei tre fratelli continuarono a spostarsi in giro per l’Europa fino a stabilirsi successivamente negli Stati Uniti e dopo l’11 Settembre in Canada, un Paese che ci ha accolto e dato una cittadinanza in pochissimi anni.
E la tua passione per la chitarra acustica?
Ho sempre suonato uno strumento, dapprima la chitarra elettrica metal e poi quando ero già negli Stati Uniti ho cominciato a incuriosirmi alla chitarra acustica e classica. Quando emigrammo in Canada i primi tempi furono molto difficili, faceva freddissimo e non fu molto semplice fare nuove amicizie ed inserirsi anche perché non ero più un bambino: ormai diciassettenne restavo chiuso in casa ad esercitarmi anche otto ore al giorno. In quel periodo pensavo di essere come sotto le armi: attività fisica e chitarra tutto il giorno.
Suonavo soprattutto brani classici e studiavo la musica flamenca poiché sentivo di avere bisogno del calore emotivo che caratterizza questo stile.
Questo tuo riferimento alla chitarra classica e flamenca mi fa venire in mente la fusione di stili che si può ascoltare nei tuoi brani.
La fusione di stili? Guarda, ho un’interpretazione tutta mia che riguarda la mia infanzia: in Germania avevo i mia madre che in una stanza ascoltava soprattutto Bach, Handel e Mozart e un po’ tutta la musica classica occidentale. Nell’altra camera c’era mio padre che ascoltava soprattutto musica della tradizione farsi/iraniana; la mia stanza era proprio in mezzo… (ride, ndR)
Parliamo del tuo nuovo CD “The Mardom Movement”
Ad agosto ho pubblicato il mio terzo CD interamente finanziato da una bella campagna di crowdfunding che ha fruttato più del 200% della somma da me richiesta ai miei fans e questa cosa mi riempie di orgoglio: e tutto ciò semplicemente suonando la chitarra fingerstyle!
È un disco che parla dell’incontro con altre persone ed altri musicisti ed è anche per questo che con Luca (Francioso, ndR) abbiamo deciso di fare qualche data in Italia: anche io suono un brano con lui nel suo ultimo disco che ha un concept molto simile.
Che chitarra usi nel disco e nel tour europeo di fine settembre e qual è in genere il tuo gear, la tua “apparecchiatura di bordo”?
La compagnia australiana di chitarre Cole Clark mi ha dato uno strumento molto bello nell’utilizzo in studio come pure molto affidabile sul palco e in viaggio. Posseggo delle chitarre più costose e preziose in casa, ma la mia Cole Clark è la più confortevole e affidabile. È una compagnia “artist friendly“, i costruttori vogliono vedere innanzitutto felice l’artista che userà il loro strumento e poi pensare al marketing. Con la mia signature model AN2EC-BB-MJ hanno fatto centro. Uso delle corde Phosphor Bronze 12/53, un accordatore TU3 tuner, un ottimo Strymon Timeline Delay e per il riverbero porto sempre con me lo Strymon Big Sky Reverb.
Parliamo della fusione di atmosfere in una singola composizione e parliamo di tecnica: nel brano Zim Blues il finale è costellato di stili…
Esatto è un Jazz Blues con un walking che caratterizza quasi tutta la composizione, poi nel finale arriva una ruota flamenca sull’accordo di B7 ed un pirotecnico lick su mi minore pentatonico in puro stile bluegrass per chiudere il brano. È un blues composto dopo il mio viaggio in Zimbabwe e sì hai visto giusto nel finale accadono diverse cose, vuoi che parliamo di qualcosa in particolare?
Sì quella serie infinita di B7 che si sentono con la tecnica della “ruota”:
Io uso il thumbpick (plettro da pollice) e quando devo suonare quella tecnica della ruota cioè un rasgueado continuo sono in difficoltà: allora ho inventato un colpo che posso condividere con te e gli amici di MusicOff: in rapida sequenza come fosse una sestina suono in strumming con anulare poi medio e poi indice e immediatamente dopo inverto il movimento suonando in pizzicato le stesse corde con anulare medio e indice.
Il risultato dopo molta pratica è un effetto simile alla ruota flamenca ma senza l’uso del pollice e senza ruotare il polso utilizzando quindi un rasgueo che praticamente non assomiglia a nulla di simile della tradizione flamenca… se qualche purista mi vede mi strozza!
Ringraziamo Maneli Jamal, qui sotto il video del suo blues atipico “Zim Blues”.
E qui una breve video lezione della tecnica utilizzata nell’ultima parte del brano per coloro curiosi di capire come si suona al rallentatore questa “dangerous technique” che lui esegue intorno ai 3:37 del video. Si tratta di una rapida sequenza di note che vi riporto scritte nella tablatura.
Rimando al resto dei video su Fingercussion.com e sul mio spazio youtube per vedere come muovere i primi passi in queste tecniche impegnative!
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