Nonostante fosse stata sviluppata a Hasselt, Belgio presso la fabbrica della Philips e brevettata già nel 1962, bisogna arrivare alla fine di quel decennio affinché la musicassetta si affermasse come alternativa al disco in vinile.
Infatti, originariamente era stata pensata come soluzione per dittafoni ma, nel corso del tempo, e grazie alle migliorie qualitative, si è affermata come la soluzione migliore per la portabilità della musica (i primi lettori per automobili risalgono al 1968), in particolare poi con la fortunatissima intuizione della Sony del 1979 chiamata Walkman.
La cosa più interessante è che la cassetta era disponibile sia come supporto pre-registrato che come nastro “vergine“, ossia completamente registrabile senza limitazione di sorta, dando spazio alla creatività dei musicisti ma anche dei DJ e di chiunque volesse creare una propria scaletta (o compilation).
Oltretutto c’era una semplicissima protezione meccanica (una linguetta sul dorso della cassetta) che impediva la sovrincisione, salvo forzarla con un pezzetto di scotch affinché il rilevatore del foro trovasse la resistenza necessaria per far “pensare meccanicamente” al registratore che il nastro fosse vergine. La cassetta è sopravvissuta per un po’ al disco ed è restato il supporto più confortevole anche durante il periodo iniziale del CD.
Il grande sviluppo degli anni ’70, perlomeno in Italia, è coinciso con la nascita delle radio libere (forse meglio dire private, vista la commercializzazione che ne seguì nei rampanti anni ’80), grazie anche all’esistenza di diverse soluzioni portatili che consentivano di registrare reportage, documentari e concerti (eh, eh!) con costi estremamente contenuti!
E la qualità? La larghezza del nastro era ridotta a soli 3,81mm con soli 0,6mm per traccia e velocità ridotta a 47,6mm/sec… si capisce perfettamente quanto potesse essere inferiore la dinamica reale rispetto ad un equivalente registratore a bobine che aveva tracce da 1mm e velocità almeno doppia.
Per aumentare la fedeltà furono adottate diverse soluzioni, ad iniziare dai sistemi di riduzione del rumore, iniziata da sistemi in sola lettura di Philips ed altre marche, ma i più usati sono quelli dei quali ho già scritto in questo articolo, anche se nella cassetta la parte del leone è stato il Dolby B, quindi il Dolby C, meno diffuso perché messo a punto più tardi e non compatibile con il B, e il dbx, diffuso in particolare nei multitraccia.
Altra soluzione furono nastri di qualità superiore come quelli al cromo o metal, anche se in questi ultimi il deterioramento era molto rapido! Un ulteriore passo avanti, ma solo per i modelli più costosi, era l’adozione di tre testine in quanto la differenza dei traferri di registrazione e di riproduzione consentiva di aggiungere qualche kHz in alto.
Nonostante tutte queste attenzioni e le grandi ricerche tecnologiche di quegli anni, nei modelli migliori (e più costosi di un Revox a bobine!) la dinamica era intorno ai 40dB (senza sistemi di riduzione del rumore) e la banda passante rasentava i 15kHz… con forte attenuazione!
Ma c’erano forti controindicazioni meccaniche ad iniziare dalla tolleranza di produzione (ammessa dallo standard stesso) di velocità del 10%, oltre un semitono sopra o sotto il sistema di riduzione del rumore implicava alterazioni timbriche e perturbazioni nella risposta in frequenza, in particolare alle frequenze superiori; infine il nastro non poteva restare esposto a forte calore perché il suo spessore minimo lo rendeva facilmente deteriorabile.
A questi problemi “oggettivi” si aggiungevano quelli soggettivi dipendenti, per esempio, dalla scarsa pulizia delle testine che attenuava le frequenze superiori e problemi di trascinamento potevano far aggrovigliare il nastro e portare alla perdita definitiva della cassetta.
Nonostante tutti questi limiti, la comodità era indiscutibile in particolare dal punto di vista creativo da quando la TEAC produsse il mitico Portastudio 144 usato da moltissimi musicisti dilettanti o meno, compreso il buon Bruce Springsteen che usò le tracce registrate durante gli spostamenti del tour del 1982 culminate nell’album Nebraska; ma ci sono testimonianze storiche (oltre a innumerevoli leggende metropolitane degli anni ’80 e ’90) che anche Jack Frusciante, Weird Al Yankovic, Nik Kershaw, Wu Tang Clan ed altri abbiano usato questo supporto.
Avevo già in mente di scrivere questo articolo, ma la spinta finale mi è arrivata dalla richiesta di un amico di trasferire una cassetta ritrovata che aveva diversi brani riversati da EP (il disco 45 giri su vinile da 30 centimetri per avere maggiore dinamica e risposta in frequenza) ed un paio di brani originali ma non ricordava se avesse usato Dolby B, C o niente!
Quando abbiamo inserito i sistemi di riduzione in ascolto, abbiamo sentito forti perturbazioni quindi abbiamo optato per la riproduzione senza sistemi di riduzione del rumore, ma nella catena audio prima della conversione abbiamo inserito due sistemi analogici di riduzione di rumore: Symetrix 511 verso Behringer Multiband Denoiser (come vedete dal colore rosso su nero del frontale è della primissima serie, costruito in Germania!)
La scelta dei riduttori dinamici di rumore, entrambi i modelli sono espansori negativi con filtro dinamico sulle alte indipendente, è stata fatta per una nostalgia filologica analogica… niente di grave, credo sia una malattia curabilissima.
Abbiamo fatto oltre tre ore di prove con impostazioni accuratamente differenti per comprendere quale soluzione fosse la più efficiente e che non comportasse nessuna perturbazione dell’audio registrato. Alla fine ci ha soddisfatto leggermente più il comportamento del Symetrix 511.
Nelle foto vedete il nostro setup, nel quale troneggia il mitico analizzatore di spettro Audioscope 3013, impostato per mantenere il picco massimo di ogni brano (ossia non sono schermate di una parte o di un picco casuale); nonostante l’accurata pulizia prima della lettura il segnale scende (più o meno gradualmente) dai 6,3kHz in poi, mentre in basso il segnale scende in modo più repentino fino a terminare sui 50Hz.
Come potremmo non condividere le parole di Sir George Martin? “Ancor oggi, dopo più di 100 anni di incisioni, il suono registrato continua ad avere un effetto straordinario su di noi… ci ha cambiato la vita!“
Cover photo by Asim Saleem
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