Ciao a tutti, eccoci di nuovo sulle colonne di Musicoff per questa puntata conclusiva del viaggio nel tour invernale Coast to Coast di Rocco Papaleo!
Nelle puntate precedenti ci siamo tuffati nel setup tecnico audio di questo spettacolo, annoverabile nella categoria del “teatro-canzone” e abbiamo navigato nelle profondità del percorso del segnale; adesso vogliamo approdare sull’isola segreta del mix di sala/palco.
Ma per carità, c’è poco da fare i misteriosi!
Dal mio approccio minimalista vi accorgerete che non ci sono particolari soluzioni rivoluzionarie nel mix di questo spettacolo, giusto qualche accorgimento di mestiere per far girare bene gli ingranaggi. Ma procediamo per ordine, io propongo quello cronologico.
Parto dunque dall’installazione del PA, compito che tocca a me, mentre parallelamente Stefano Nuccetelli allestisce l’audio del palco. Chiaramente la disposizione e la quantità dei diffusori cambia di teatro in teatro, mediamente almeno un PA main L-R e un Front-Fill mono vengono piazzati.
L’allineamento tra top e sub del sistema AX12C è solitamente già a posto, in quanto, in configurazione “stacked” (appoggiato), già è insito nel preset di fabbrica.
L’allineamento dei front lo faccio di partenza con il metro laser e poi affino di orecchio, aiutandomi con il tablet collegato in remoto al Midas Pro1, seduto direttamente in posizione di prima fila. Finito il montaggio del backline allineo tutto il sistema alla cassa della batteria di Davide, prendendo la misura con il metro laser e inserendola nel delay del bus Master del mixer (il Pro non ha il delay sulle uscite fisiche purtroppo).
Infine, vado a posizionare il microfono di misura in platea, sulle prime file e in galleria, per fare l’analisi di spettro e compensare eventualmente le discrepanze timbriche; se ci sono problematiche evidenti di risonanze a volte procedo anche con uno sweep sinusoidale.
Sul mixer il PA è gestito da 6 matrici (due per il main L-R, una per i front mono, una per il delay mono e due per il delay stereo), più un paio extra per eventuali registrazioni, telecamere ecc. La sorgente è sempre il Master.
Concludo mettendo il classico brano di riferimento e me ne vado in giro per il teatro con l’iPad per fare i livelli delle matrici ed eventuali ritocchi di EQ.
Passiamo ora al line-check delle sorgenti e dei monitor, che sono tutti in postazione fissa tranne i side per Rocco, che cambiano posizione di teatro in teatro, tendenzialmente messi subito dietro il sipario, sempre aperto.
La distanza tra i side e Rocco varia dunque a ogni replica, orientativamente dai 3,5 mt ai 7 mt, questo significa che devo sempre adeguare il livello alla distanza per cercare di dare sempre lo stesso ritorno al centro. Inoltre, quando questi non sono troppo distanti dal PA e il PA non è troppo ritardato, li allineo per avere un migliore fuoco della voce al centro.
La scelta di usare i side deriva dalla necessità di avere un fronte palco sgombro da qualsiasi elemento che possa disturbare i movimenti scenici, e visto il rapporto che instaura Rocco con il pubblico, questo è indispensabile.
Infine, tutti i Mix che uso per la gestione degli ascolti, Aux pre-fader per capirci, sono sotto un VCA che chiamo “Mon”, che mi è utile per gestire il volume generale del palco, diverso di volta in volta.
Veniamo ora al mix per la sala.
Premetto che su questo tour non uso le scene, perchè ci sono troppe variabili libere, difficili da gestire ingabbiate dentro le memorie. Faccio tutto a mano dunque, cosa che preferisco in generale, seguendo la scena e il copione, che di solito finisco per imparare a memoria!
Partiamo dunque dalla scelta dei suoni e delle dinamiche della band, in primis della batteria.
La batteria è stata plasmata durante l’allestimento per rispondere alle esigenze di scena, passando da una classica configurazione “5 pezzi” a un’insolita 2 pezzi suonata in piedi! La microfonazione, già di per se scarna, in modalità “jazz”, si è ridotta da 5 a 4 microfoni, ai quali si aggiungono i due canali di V-Drum e il canale del rullante “mobile”.
Il problema maggiore con cui mi sono dovuto confrontare in questo tour è stato l’estrema dinamica con cui Davide suona tutte le parti musicali, che mi ha spinto a lavorare molto sul suono alla sorgente, per evitare di equalizzare un qualcosa che al brano successivo non sarebbe andato più bene.
Abbiamo infatti impiegato diverso tempo a trovare l’equilibrio tra le esigenze di sound personali, mie e di Rocco. Da una parte Rocco preferisce sempre essere immerso nel suono piuttosto che guidato da un beat netto, io invece ho bisogno di un minimo di precisione sonora per far emergere gli elementi portanti e Davide ha i suoi giusti punti di vista, devo dire molto particolari ma altrettanto sfiziosi.
Altro elemento non trascurabile è il fatto che la batteria è posizionata molto avanti, con tutte le problematiche di influenza in sala che ne derivano. Gli interventi timbrici sui canali di batteria sono non eccessivamente marcati, in figura si può notare come ad esempio la cassa, nonostante fosse praticamente un timpano “sdraiato”, senza buco sulla pelle risonante, non sia stata particolarmente torturata dall’EQ!
Per quanto riguarda le dinamiche siamo ai minimi, compressore leggero su cassa e rullante e un gate sulla cassa, inevitabile, a causa della posizione a filo palco della batteria.
Sul basso di Guerino non ho fatto interventi drastici di equalizzazione, piuttosto ci sono andato pesante sull’ukulele basso, che ha un pick-up molto sensibile all’attacco e ai rumori meccanici dello strumento, mentre il contrabbasso è stato abbandonato in fase di allestimento.
Sul piano del “man” (Arturo Valiante) non c’è molto da dire, soprattutto perchè usa diversi timbri tra piano acustico, Rhodes e Hammond, si va dunque sul flat spinto, mentre qualche ritocchino sulla Melodica è stato fatto.
L’ukulele di Giorgio è stato opportunamente filtrato in basso, considerata la natura dello strumento, e controllato su una frequenza in cui c’era una risonanza particolarmente fastidiosa. Un’ulteriore attenuazione è stata fatta sul master Aux del suo ascolto, lui è uno che non ci va leggero sul monitor!
In merito agli interventi sulla dinamica di questi strumenti non c’è molto da dire, escluso l’Ukulele Basso e il Rullante mobile, il resto è semplice controllo dei picchi.
Veniamo ora alle voci. Sugli archetti dei musicisti ho fatto diversi interventi di equalizzazione, generalmente tutti in attenuazione, volti a personalizzare il timbro risultante; stessa cosa su quello di Rocco, ritoccato di sera in sera in base alla effettiva posizione della capsula rispetto alla bocca.
Per quanto riguarda il controllo delle dinamiche delle voci, su tutti i canali ho inserito il compressore interno in modalità classica, a cui ho aggiunto un compressore del plug-in Square-One su cui ho impostato un passa banda a 90 Hz in side-chain, per controllare le “plosive”.
Stesso intervento sull’headset di Rocco, con lo stesso plug-in di compressione la cui frequenza di centro banda è però impostata sui 10 kHz, per controllare le “sibilanti”.
Nel precedente spettacolo usavamo un gelato per il cantato e un headset per il recitato; sul gelato avevo lo stesso sistema di controllo delle plosive in quanto la capsula a diaframma più largo risentiva di più di questo problema.
Parliamo di effetti? Ebbene si!
Utilizzo quattro moduli nel rack virtuale: un K&T DN780, un Vintage Room, un Plate/Ambience e un Delay Stereo. Il primo effetto lo uso sulle voci ed è il plug-in su cui smanetto di più, scegliendo di volta in volta il tipo di riverbero e modificando i parametri più importanti, che ho messo per comodità sulla barra degli encoder assegnabili.
Il secondo è aperto sulle sorgenti percussive, prevalentemente rullanti; questo effetto mi piace molto, come d’altronde tutti gli ambienti stretti proposti dai plug-in Midas, secondo me superiori a molti altri della concorrenza.
Il Plate/Ambience invece lo uso sulla melodica, acustica di Rocco e ukulele, anche se Giorgio ha una sua pedaliera abbastanza attrezzata in questo senso.
Il Delay lo uso sulla voce di Rocco, ma in questo spettacolo i brani in cui aveva senso inserirlo sono stati tolti strada facendo. Nel rack vediamo inserito anche un analizzatore di spettro, comodo soprattutto quando si fa sala/palco dalla stessa console, e il plug-in da 8ch di dinamiche Square One.
Tornando un attimo alla finestra dei controlli assegnabili, come potete vedere ho inserito due encoder che gestiscono il tipo di effetto e il tempo di riverbero del K&T 780, in modo da poter intervenire velocemente in base al brano o al momento dello spettacolo. Ho inserito inoltre il master del Matrix Front, con cui controllo il livello dei diffusori per essere pronto a intervenire nel caso in cui Rocco, nelle sue frequenti escursioni in platea, si vada a posizionare proprio li davanti!
Infine il master dell’Aux Post destinato al Delay, a cui è assegnata solo la voce di Rocco e con cui posso avere velocemente la possibilità di aprire la mandata per avere l’effetto nel mix.
Veniamo ora alla gestione ordinaria del mix in serata.
Praticamente misso quasi tutto sui VCA, che ho organizzato nel modo a me più congeniale. A partire da destra abbiamo il VCA 8 “ALL”, in cui metto tutto tranne la voce di Rocco, la musica di sottofondo (CD) e lo Spare, fondamentale per gestire inizio e fine dello spettacolo. A seguire il VCA 7 “Mon”, di cui abbiamo parlato precedentemente.
Sul VCA 6 abbiamo “Rev”, ovvero il ritorno stereo dell’effetto che uso sulla voce di Rocco, da aprire e chiudere a inizio e fine brano e miscelare adeguatamente al momento.
Al VCA 5 “*” ho tenuto il gelato della voce di Rocco, che anche se formalmente eliminato in allestimento, abbiamo comunque sempre a disposizione per varie ed eventuali, mentre al VCA 4 “HS ROK” c’è l’headset di Rocco, che agisce in post anche sull’ascolto sul palco.
La voce di Rocco è ovviamente la mia preoccupazione primaria, anche perchè diverse parti dello spettacolo si svolgono in platea, davanti al PA, con mia immensa gioia!
Per questo motivo devo sempre avere sotto controllo il suo canale e soprattutto il Pan-Pot, in modo da essere pronto a spostare specularmente la voce sul PA nel momento in cui si dovesse trovare a passare davanti al cluster appoggiato, mentre scende dalle scale laterali.
Questa situazione, devo dire, è comunque abbastanza rara in quanto abbiamo da rider tecnico la richiesta per la scaletta centrale.
Sul VCA 3 “VOXs” abbiamo l’insieme dei canali delle voci della band, più Giampiero, che mentre cucina interviene con delle parti recitate e cantate; per praticità anche questi canali sono aperti in post sugli ascolti sul palco.
Questo modo di lavorare in post, seppur “pericoloso”, una volta trovati gli equilibri, mi risulta molto più pratico rispetto al lavoro tramite i Mute, soprattutto tenendo conto che mi devo occupare del mix di sala e di palco contemporaneamente.
Il VCA 2 “CD” gestisce il canale stereo dell’uscita del PC, collegato in un input fisico “local”, da cui mando la musica di walk-in e walk-out e alcuni contributi ed effetti sonori durante lo spettacolo; l’ho nominato CD in omaggio al supporto fisico, sono un nostalgico!
Il VCA 1 “BAND” controlla il gruppo stereo Band (Mix 9 e 10) appunto, a cui ho assegnato tutte le sorgenti “musicali” tranne le voci, compresso e assegnato come da manuale al Master. Tramite questo VCA gestisco in tempo reale il balance tra voce e musica, in modo da rendere sempre comprensibili sia i recitati che i cantati.
Bene, questo è tutto, spero abbiate trovato interessante questo viaggio a puntate, vi saluto con una fotografia che rappresenta a pieno la convivialità sincera che si respira in questa compagnia: la cena finale, in cui veniamo coinvolti tutti, pubblico, attori, musicisti e tecnici!
Se avete qualche domanda in merito ai dettagli tecnici sono a vostra disposizione, ci vediamo al MiR 2019, con tante novità!
Aggiungi Commento