Siamo prontissimi per affrontare qualsiasi pubblico, non sarebbe meglio essere indipendenti e comprarci un nostro impianto? Beh dai, lo hanno già fatto i nostri amici, vuoi che non riusciamo a farlo noi?
In questi giorni in cui tra l’altro si ha l’occasione di farsi un bel giro al MIR di Rimini, che vi consigliamo caldamente, cogliamo al balzo la palla per fare acquisti quanto più oculati!
Ovviamente la prima cosa da prendere in considerazione dell’impianto è il mixer. Negli ultimi anni abbiamo visto il crollo verticale del prezzo dei modelli digitali rispetto a quelli analogici, dipeso sia dalla riduzione dei costi della tecnologia ma anche dall’aumento dei costi industriali per costruire un dispositivo con manopole, interruttori, fader e altri controlli.
Al momento i mixer analogici restano la scelta prioritaria nella fascia di prezzo inferiore ai 300€, ma salendo di prezzo soffrono per la maggiore versatilità e numero di ingressi e uscite dei mixer digitali, che nella fascia fino ai 1000€ (quella che ritengo più interessante per questo primo articolo) sono gestibili solo tramite solo tablet o smartphone. Oltre ai suddetti punti i mixer digitali sono preferiti perché sono sempre più affidabili e consentono il controllo semplice e multiplo di alcune sezioni, semplificando le operazioni per personalizzare il suono di ogni componente del gruppo.
Vediamo rapidamente quali sono i punti focali da controllare affinché il mixer digitale risponda meglio alle esigenze senza lasciarci insoddisfatti o dubbiosi.
Innanzitutto gli ingressi microfonici: al momento dell’acquisto contiamone sempre qualcuno in più, in un concerto potrebbe esserci un ospite o due, forse anche un presentatore ed è meglio riservargli un canale specifico per volume, EQ, mandate aux, fx e dinamiche.
Oltre ai classici ingressi microfonici e di linea (tastiere, altri mixer, ecc.) è utile avere uno o due ingressi instrument ai quali poter collegare direttamente una chitarra piuttosto che un basso (infatti questi ingressi sono dotati di distorsione, chorus, flanger, riverbero, eco, ecc. e i modelli più evoluti anche di simulatori di amplificatori e di ripresa microfonica) o una voce per aumentare la sperimentazione e la creatività.
Ah, ovviamente questi simulatori saranno utili anche in sala prove perché eviteranno alle mani e alla schiena dei chitarristi di sobbarcarsi di carichi non indifferenti da caricare e scaricare oltre che da portare fino al parcheggio e/o per qualche piano senza ascensore a disposizione!
Passiamo all’EQ: ormai è pressoché standard un EQ a 4 bande con due parametrici totali e due filtri con frequenza variabile, il cosiddetto “Q” che stabilisce l’ampiezza della “campana”.
Molto utile un eventuale taglia-basso indipendente che nei concerti evita che un microfono capti frequenze inferiori indesiderate (dalle spie, bassi vaganti sul palco, rimbombi dal palco vuoto sotto, ecc) che, oltre ad impastare il suono ripreso, non consentono un mix preciso e tolgono dinamica alle frequenze basse complessive dell’impianto!
I modelli più evoluti consentono di scegliere fra EQ dal carattere diverso, per esempio simulazione di EQ valvolare, EQ vintage o un qualsiasi altro mitico EQ ma anche un tipo diverso di intervento del filtro.
Un’opzione interessante può essere quella di agire direttamente sullo schermo per fare gli interventi di EQ senza doverli fare tramite i controlli virtuali, fader o pot che siano, ma in tutti i casi non vi fidate solo di ciò che vedete, ma usate molto il vostro udito. “In the B.C. (Before Computers) era we didn’t look at waveforms: we just listened to them” (Hugh Robjohns).
Unità effetti o FX: lo standard attuale, di nuovo, prevede anche per i mixer digitali più economici la presenza di molti effetti standard quali riverbero (hall, room, plate, ecc) eco (singolo, multiplo, con ripetizioni, ecc) chorus e flanger, magari simulati dalle mitiche unità degli anni ’70/’80… ciò non ci stupisce (o non ci dovrebbe stupire) perché queste l’elaborazione ormai è diventata veramente economica (anche se non parliamo ancora di convoluzione in tempo reale) ed è implementabile dal costruttore a costi veramente minimi. Ovviamente se abbiamo l’esigenza di soluzioni più creative diventa importante la presenza di altri effetti meno standard quali pitch shifter (per cori ma anche per ottenere vocioni da deliziose fanciulle o far cantare con vocine gli energumeni) tremolo (toh!) pan-pot automatico (giusto per far venire il torcicollo al pubblico) e quant’altro.
Dinamiche o DYN: anche in questo caso assistiamo a un’incredibile versatilità nella scelta di soluzioni partendo dagli indispensabili compressori e noise-gate per arrivare a espansori, de-esser e altre elaborazioni dinamiche finora destinate agli studi.
Normalmente per EQ, FX & DYN sono forniti centinaia di preset e la possibilità di creare delle memorie personalizzate per le nostre esigenze e, volendo, ultra-specifici secondo l’acustica dei locali nei quali suoniamo spesso!
Photo by Biggerbyfar – CC BY-SA 2.5
Mandate AUX: come ben saprete sono quelle per le spie, generalmente pre-fader (piuttosto che post-fader) per non essere influenzate da altre regolazioni quali volume ed EQ, anche se alcuni mixer consentono di personalizzare il percorso del segnale.
Ovviamente questa sezione implementa un importante supporto derivato dall’esperienza del live: un EQ per ogni uscita AUX per poter gestire in modo ottimale sia la risposta in frequenza per la spia di ogni musicista che eventuali inneschi o perturbazioni audio durante il concerto.
La maggior parte dei mixer consente anche l’intervento personalizzato del musicista sia tramite tablet che con smartphone, pertanto ognuno ha modo di regolare la mandata per la spia personale come vuole… inneschi compresi.
Ora siamo alla sezione MASTER: per questa sezione risulta importante avere il classico EQ a 31 bande per ottimizzare il suono dell’impianto nel locale e secondo il genere musicale.
Per questa sezione i mixer più versatili hanno a disposizione anche alcuni effetti speciali specifici come exciter, maximizer, compressore, noise-gate, simulazione valvolare, tc… certamente non sono indispensabili ma aumentano la versatilità a disposizione per rendere il suono migliore in qualsiasi circostanza e ambiente.
Anche se l’enorme flessibilità di percorso del segnale digitale può rendere il circuito della cuffia totalmente indipendente e svincolato dalla sezione Master, inserisco in questa sezione anche i controlli per la cuffia, perché generalmente è usata PFL (Pre-Fade Listen, ossia ascolto pre fader) per gli ingressi e AFL (After-Fade Listen, ossia ascolto post fader) per gli effetti. Anche in questo caso risulta molto utile un controllo di EQ che consenta di modificare l’ascolto della cuffia per ottimizzarlo in funzione di qualsiasi “rientro” dall’ambiente.
…a presto per la seconda parte!
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