Cari MusicOffili, continuiamo da dove eravamo rimasti nella prima parte del nostro articolo e quindi, una volta fatte le premesse su come si dovrebbe scegliere e posizionare l’impianto audio del nostro locale ideale, andiamo dritti al sodo e diamo corrente elettrica al tutto.
Accendiamo l’impianto e cominciamo a sentire come suona ogni singola cassa e come suonano insieme. Nonostante la tecnologia ora metta a disposizione degli affidabili software di analisi sonora, che sono l’evoluzione tridimensionale dell’analizzatore di spettro bi-dimensionale (tuttora molto usato) dei decenni scorsi, dopo una o più scansioni molti fonici preferiscono dei ritocchi ad orecchio, ovviamente usando brani che conoscono meglio delle loro tasche.
In dominio analogico a questa operazione segue una correzione con uso di equalizzatori esterni per ogni cassa, mentre nel dominio digitale ciò generalmente può essere fatto direttamente dal mixer.
La diffusione dei mixer digitali in questi ultimi anni è aumentata grazie all’abbassamento dei loro prezzi ed all’incremento della versatilità, l’unica osservazione che si può fare riguarda il controllo: nel mixer analogico le serigrafie rendono intuitivi manopole e cursori al 90% mentre per il digitale ci vuole sempre un po’ di dimestichezza con il sistema ed i controller necessari.
Il problema non è tanto per il fonico residente ma solo per eventuali fonici delle band che potrebbero non conoscere bene un mixer. Un mixer digitale (salvo quelli dell’ultima generazione che sono pilotabili da smartphone e tablet quindi con poche spiegazioni il controllo dell’impianto e la scelta dei brani è semplificata ed accessibile ad un addetto) potrebbe essere ostico per l’uso da parte del personale del locale nel caso in cui l’impianto per i concerti sia usato anche per la musica di sottofondo, ma ciò può essere facilmente risolto con un piccolo mixer zoner analogico da usare solo per scegliere le sorgenti, le destinazioni e stabilire i volumi. I mixer digitali più versatili hanno anche un ulteriore vantaggio: incorporano simulatori di amplificatori di chitarra e basso, consentendo di liberare ampi spazi sul palco per i musicisti ed evitando faticosi ed fastidiosi trasporti di oggetti pesanti ed ingombranti in mezzo ai tavolini!
Nota positiva anche per i gestori: eliminando gli amplificatori il palco può essere ridotto, guadagnando spazio per i tavoli.
Ma il digitale sta incappando in un nuovo problema: il crescente sovraffollamento della banda 2,4GHz (IEEE 802.11b/g e Bluetooth – usata per un’infinità di applicazioni, dalle reti informatiche in poi) potrebbe rallentare o addirittura oscurare il flusso dei dati dal controller all’unità fisica, a meno che il mixer digitale non operi anche nella banda 5,8GHz (IEEE 802.11a – al momento molto meno affollata). Quindi la scelta del mixer dipende anche da questo ulteriore fattore che potrebbe riservarci spiacevoli sorprese durante un concerto.
Piccola nota: generalmente per il live in un locale di dimensioni medie non è previsto il mixer (ed il fonico!) di palco, ma se il budget lo consente non risparmiate su questo aspetto perché… una buona esecuzione da parte dei musicisti dipende dal buon monitoraggio su palco!
Ora che abbiamo visto un po’ tutto il materiale che ci serve possiamo pensare al cablaggio di tutto l’audio. Anche in questo caso la scelta di un mixer digitale wi-fi ci consente di ridurre tutto ai minimi termini perché possiamo posizionare direttamente sul palco il mixer con tutte le sue connessioni ed evitare il cavo multipolare che serve nel dominio analogico per il collegamento fra mixer e palco.
I collegamenti fra mixer ed impianto restano pressoché identiche, tranne per la posizione ottimale del digitale sul palco.
Ho lasciato per ultimo il mio argomento preferito (parlando di fonia, non di cibi e bevande): i microfoni. In questo caso non potrete evitare il paio di modelli che imperversano in tutte le schede tecniche e ma potrete fare una seria ed approfondita ricerca per tutti gli altri.
La cosa importante non è affidarsi ad un blog o ad un altro ma al senso del suono personale, perché l’acustica di ogni locale è unica ed il suo “carattere” (magari ricco di bassi o di alti, etc…) potrebbe farvi preferire un microfono, magari anche più economico, al più diffuso/pubblicizzato/quotato nei blog. Ascoltare è indispensabile!
Registrare ogni concerto è cosa buona e giusta, ma dovrete fare i conti con SIAE, (eventuale) casa discografica, edizioni musicali, produttori e chi più ne ha più ne metta! Quindi non è sempre facilmente realizzabile e creare una discografia di concerti registrati in loco, nonostante la bellezza dell’idea e l’importanza della documentazione, potrebbe risultare un percorso ricco di inconvenienti!
Vi rimando, infine, alla recente indagine svolta da KeepOn Live sullo “stato di salute” dei live club italiani, dalla quale questo articolo in due puntate ha tratto ispirazione.
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