Giornatina molto interessante quella dello scorso 5 aprile. Ci siamo imbarcati da Roma verso Sperlonga e già questo ha cambiato la prospettiva di una giornata che poteva suonare come “la solita”, nel trambusto metropolitano. Se poi aggiungiamo che la destinazione nello specifico era Remix Sound, più precisamente i fratelli Riccardo e Michele De Simone, organizzatori dell’evento, allora tutto è più chiaro!
I nostri ci hanno abituati a incontri sempre ben gestiti e curati, sia nell’ospitalità che nei contenuti tecnici e questo non è stato da meno, anzi.
La scelta di dare appuntamento presso l’Auditorium Comunale di Sperlonga si è rivelata vincente, sia perchè l’affluenza è stata copiosa, sia perchè il contesto del centro storico ha allietato lo spirito, spesso avvilito da grigi capannoni.
L’occasione era comunque delle migliori, la presentazione della nuova ammiraglia Yamaha, la Rivage PM7, sorella minore della PM10, già sul mercato da un paio d’anni abbondanti.
All’ingresso dell’Auditorium, che poi altro non è che una chiesetta sconsacrata, incastonata tra i vicoli del paese, abbiamo subito notato che intorno alla “festeggiata” c’erano anche le altre consoles di casa Yamaha: CL5, QL1, QL5.
Il buon Riccardo ha evidentemente pensato a tutto. Invece di aspettare il proprio turno per toccare con mano la PM7, perché non scaldarsi con le vecchie conoscenze?
L’allestimento è stato dunque concepito per far girare un multitraccia con il DVS (Dante Virtual Soundcard) collegato in Dante direttamente alla PM7, sullo slot 1 HY144-D dedicato al Virtual Sound Check.
Il flusso delle sorgenti è stato successivamente riportato, tramite patch interna, sullo slot 2 HY144-D dedicato al Dante, per essere proiettato sulla rete. Questo compito è riservato allo swicth Yamaha SWP1-16MMF, a cui sono collegate le tre consoles CL e QL in daisy-chain e i moduli di I/O, ovvero una Rio1608-D2 e una Rio 3224-D2, anch’esse in daisy-chain.
Fa bella presenza anche una RPio222, stage box di ultima generazione dedicata al sistema Rivage, collegata al PM7 in Twin-Lane tramite lo slot 3 HY256-TL; ne parleremo tra qualche riga. Non ultima la presenza di un ricevitore Shure ULXD-4D collegato anch’esso in Dante allo switch.
La presentazione è iniziata con la simpaticissima introduzione di Vouter “Tony” Verkuijl, istrionico product specialist di Yamaha e vecchia conoscenza per la maggior parte dei presenti, che stavolta si è preso la briga di farci vedere e sentire i nuovi sub della serie DXS, in particolare i modelli attivi da 12″ e 15″. Effettivamente, considerata la giornata uggiosa, servivano un po’ di basse frequenze per scaldare l’ambiente!
Passa dunque la parola ad Alessandro Arturi che, proiettore e slides alla mano, ci illustra in maniera “istituzionale” la nuova creatura.
La Yamaha Rivage PM7 è esteticamente identica alla PM10, una superficie molto solida da 38 faders, due monitor 15″ e tanti pomellini e bottoncini luminosi, che quasi quasi fanno sembrare inutile il touch screen che tanto ha fatto la fortuna della casa.
Unica differenza, l’ormai famosa banda poggia-polso in pregiato legno orientale, in tonalità chiara sulla PM10 e scura sulla PM7.
In realtà la PM7, sulla carta codificata come CSD-R7, ottimizza costi e ingombri includendo a bordo il DSP, esterno invece nel sistema PM10 (CS-R10+DSP-R10), ma non prevede una versione “small” della superficie, come nel caso della CS-R10S, comunque utilizzabile come sidecar.
La capacità di calcolo del sistema, a 96kHz, permette di avere 120 canali di input su 60 mix, 24 matrix, due bus stereo e uno mono, mentre la connessione con il mondo esterno può avvenire tramite tre slot di tipo HY, per una capacità di 256 I/O bidirezionali cadauna.
Parliamo appunto di trasporti.
Per questa serie Rivage la Yamaha ha scelto di sviluppare un proprio protocollo di trasporto digitale multicanale, denominato Twin-Lane, capace di gestire fino a 400 canali su un cavo in fibra ottica single-mode o multi-mode, con connettori Neutrik OpticalCON. La disposizione dei moduli nella rete è quella tipica “ad anello”, quindi dotata di ridondanza, doppia se si prevede il doppio anello in fibra.
Per moduli intendiamo ovviamente le stage-box sopracitate, Rio e RPio, in particolare queste ultime in quanto dotate di connessione Twin-Lane, mentre le prime dispongono dell’ormai nota connessione Dante. Si tratta di due modelli di stage-box modulari, dotati di sei slot per card RY (16xAD In, 16xDA Out o 16 AES I/O) per la 622 e due slot RY per le 222, oltre a una coppia di slot HY e a una coppia di famosi slot mini-YGDAI.
Annunciata l’imminente disponibilità di SRC sulle connessioni digitali AES locali e sul modulo RY16-AE, ma la cosa più interessante è senza dubbio la presenza del DSP “SILK” sul modulo da 16 input analogici, l’RY16-ML-SILK.
Si tratta, badate bene, di una emulazione “approvata” dei famosi preamplificatori di Rupert Neve, in cui si può sperimentare la colorazione timbrica variabile nelle due modalità blue e red. Insomma, il nostro Mr Toshifumi Kunimoto non si accontenta più di metterci nel virtual rack i vari Portico, si è messo in testa di modellare con i suoi VCM anche le succulente bizzarrie di Mr Neve in zona Pre!
Ci dicono dalla regia che il SILK è disponibile anche negli omni input analogici a bordo superficie.
Comunque, per gli amanti della scalabilità, ci sono anche due modelli Rio D2 di ultima generazione, che rispetto ai precedenti danno la possibilità di intervenire localmente, tramite nuovo display ed encoder, sui parametri di preamplificazione (Gain, +48V, filtro, level meter), cosa precedentemente possibile solo tramite il software R Remote e, ovviamente, la console. Questo ci permette, volendo, di creare un’installazione con due console di serie diversa, come ad esempio una PM e una CL, fermo restando che la frequenza di clock dovrà scendere in questo caso a 48 kHz.
Altra importante caratteristica sui nuovi Rio è la doppia alimentazione interna ridondante, non prevista sui vecchi modelli.
Bene, terminata l’esposizione di Alessandro subentra Marco Giovannetti, anche lui noto specialista di casa Yamaha, che invece ci fa vedere e sentire dal vivo cosa può fare questa macchina.
Partiamo subito con la questione “delay compensation“, opzione disponibile a livello di input insert, output routing e output insert; ormai irrinunciabile sulle consoles di questo calibro, ci permette di arrivare con pari latenza su tutte le uscite. Passiamo per la definizione dei mix bus (mono, stereo, fixed e mix minus) e arriviamo alla possibilità di gestire il send-point dei canali e dei mix. Mi spiego meglio: è possibile definire minuziosamente il punto di prelievo della singola mandata di canale all’interno del percorso del segnale verso i mix/matrix, oppure dei mix verso i matrix.
Interessante è inoltre la funzione Follow, con cui è possibile, ad esempio, impostare una mandata post-fader ma pre-eq!
Inutile dire che questo alto livello di specializzazione del routing necessita di un altrettanto elevato livello di conoscenza della macchina, altrimenti si rischia grosso…
Marco ci illustra quindi come è possibile lavorare sulle tre zone della superficie (left-center-right) in base alle nostre esigenze: completamente svincolati o viceversa.
Poi arriva il momento sempre atteso: come suona il sistema?
Che qualità di preamplificazione e conversione ci aspetta?
Inutile dire che su questo i giapponesi ci hanno abituati da tempo a una loro visione, oserei dire integralista, della faccenda, che io personalmente, in linea di principio, condivido. In questo senso Marco ci teneva a richiamare un po’ di sana teoria prima di annunciare che il preamplificatore a bordo dei nuovi moduli AD è stato realizzato con la stessa, “solita” filosofia: una preamplificazione che si limiti a portare il livello in ingresso a quello standard dello 0VU (+4dBu) senza intervenire con modifiche o alterazioni timbriche. E peste colga chi non lo fa, non facciamo nomi!
Ma il SILK? Beh, il SILK ci sta, ma a valle della conversione, con un DSP dedicato, che quindi si può abilitare o meno, in base ai gusti o ai canoni stilistici del genere musicale.
Poi lo abbiamo ascoltato: SM58, livello di guadagno corretto, SILK rosso e SILK blu. Il primo rende vivace il timbro sulle medio alte, il secondo ammorbidisce e conforta con le basse. Che dire, non era certo la migliore delle condizioni di ascolto, sia in termini di PA che di ambiente, ma qualcosa succede e andrebbe approfondito con più calma. Personalmente, per quello che ho sentito, preferisco il blu!
Per chi ha voglia di fare la conoscenza della nuova Rivage PM7 e di tutta la linea Yamaha, Remix Sound vi aspetta dal 6 all’8 maggio al MIR di Rimini, padiglione C5 stand 193.
Aggiungi Commento