Power to the people recitava un brano di John Lennon/Plastic Ono Band di 40 anni fa!
Questo slogan è stato ripreso dalla Yamaha per l’apprezzatissima serie DXR nata dalla sinergia con il background tecnologico dell’azienda francese Nexo, acquisita nel 2008 e specializzata in diffusori acustici professionali, cui sono state applicate le pregiate elettroniche made in Japan.
Erede di questa serie commercializzata nel 2012, nella primavera di quest’anno è stata presentata la versione DXR mkII che sicuramente replicherà il successo della precedente.
La nuova serie comprende 4 modelli le cui sigle fanno riferimento al diametro del woofer in pollici, ossia DXR15mkII, DXR12mkII, DXR10mkII e DXR8mkII.
I diffusori attivi della serie DXR mkII offrono maggiore SPL (fino a 134dB SPL) e dispongono di un driver HF al neodimio da 1,75″ più grande ma molto più leggero, per una riproduzione della voce e una musicalità estremamente chiare. I quattro modelli full range della serie DXR mkII sono ideali per uso come impianto principale, monitor, montaggio sospeso e molte altre applicazioni… a voi la scelta!
La combinazione della serie con i subwoofer della serie DXS amplierà ulteriormente le prestazioni dell’impianto, offrendo controlli versatili e bassi molto potenti e definiti.
Come primo set abbiamo usato la compatta, seppur potentissima, accoppiata DXR8 mkII + DXS12 mkII, ideale per concerti con un pubblico ridotto, locali di dimensioni contenute ma anche sale prova.
L’utilizzazione primaria è stata proprio per quest’ultima applicazione, per la quale abbiamo usato degli stativi standard, piuttosto che la ricca serie di accessori creata appositamente per installazioni fisse che consentono di ottimizzare ulteriormente gli spazi.
Il ricco pannello posteriore della DXR è molto ordinato e consente anche a un neofita di fare le necessarie regolazioni per il miglior suono possibile.
La sezione INPUT è estremamente intuitiva con 1 ingresso bilanciato XLR selezionabile per segnali Mic o Linea +4dBu, con un regolatore di livello e uscita THRU. Seguono due ingressi linea stereo sbilanciati con controllo di sensibilità, il primo con due jack da 6,35mm. e possibilità di usare un segnale mono (collegando il solo ingresso L) e due connettori RCA.
Sotto i 4 led dello stato di funzionamento e l’utile interruttore per disattivare, se necessario, il led anteriore, ci sono i controlli della sezione DSP, con il led del D-CONTOUR e un selettore a 3 posizioni per l’utilizzazione: FOH/MAIN, OFF & MONITOR. Come si intuisce dal grafico la prima posizione comporta una lieve esaltazione degli estremi di banda, mentre la terza esalta gli alti e attenua i bassi. Segue un ulteriore selettore a 3 posizioni per il filtro taglia-basso @ 120Hz/100Hz o OFF, ovviamente questa ultima posizione è utile quando non si usa un subwoofer.
Il riquadro LINK MODE è meno intuitivo degli altri perché gestisce in modo versatile il segnale inviato alla “NEXT DXR” tramite un interruttore MONO/STEREO. Nel modo MONO i segnali sono usati in modo identico nei due diffusori DXR mkII mentre nel modo stereo il primo diffusore ha il segnale LEFT e il secondo riceve solo il segnale RIGHT degli ingressi stereo del primo diffusore, come indicato dalla serigrafia del percorso del segnale.
Il pannello posteriore del sub è decisamente più ricco e richiede un po’ di attenzione per le impostazioni corrette di tutti i controlli.
A sinistra ci sono gli ingressi XLR Left & Right, seguiti dall’interruttore per il segnale inviato ad OUTPUT; ovviamente l’uscita THROUGH ha segnale identico a quello degli ingressi. HPF POST risente delle regolazioni di LEVEL e della frequenza di X-over (120, 100 e 80Hz).
Sotto la solita sezione di led del funzionamento c’è un selettore a tre posizioni per EQ dei bassi: NORMAL, BOOST (esalta i bassi per un maggiore impatto) & XTD LF (estende la risposta alla gamma inferiore).
Infine ci sono gli interruttori INVRT POLARITY, per inversione della polarità, e CARDIOID; nel manuale è spiegato come usare questa tecnica con 2 o 3 subwoofer, con dettagli riguardo i controlli e il corretto posizionamento.
Dopo questo diluvio di specifiche arriverà sicuramente la vostra domanda: ma come suona?
Per capire esattamente il comportamento abbiamo preso questo impianto e lo abbiamo portato nella sala prove di una band composta da cantante, chitarrista, basso, batteria e tastiere.
Date le dimensioni della sala (6×4) e la disposizione dei musicisti, abbiamo montato l’impianto su stativi, posizionando con cura i diffusori e il sub per ottenere il miglior suono possibile.
Il risultato è stato entusiasmante per i musicisti, innanzitutto il cantante che con il suo (classico) SM58 si è posto di lato rispetto al suo satellite e sfruttandone la direttività ha ottenuto la necessaria pressione sonora per la sua voce senza nessun innesco!
Altrettanto soddisfatto il tastierista, di solito il musicista più esigente sia in sala prove che su palco perché non ha nessuna emissione acustica dai suoi strumenti. Dopo aver realizzato il giusto bilanciamento delle sue 2 tastiere e dei preset gestiti dal suo computer, abbiamo potuto alzare il volume a livelli utili per tutti i musicisti.
Il chitarrista ha suonato in mezzo alla stanza per poter ascoltare sia il suono del suo ampli (ripreso da un Behringer C2) che quello dell’impianto DXR.
Batterista e bassista ascoltavano direttamente dal loro mixer tramite gli IEM (soluzione che li rende indipendenti dal mixer del gruppo e gli dà la gestione immediata dei loro ascolti) ma i segnali della DI, di cassa (classico AKG D112) e rullante (neo-classico Lewitt MTP350 CM – non abbiamo usato il panoramico che usano per registrare per le loro demo, un altro Behringer C2) vanno nell’impianto per gli altri musicisti. Dal mio punto di vista, ossia fonico (non musicista), ho apprezzato la potenza inespressa di questo impianto!
Infatti, non siamo mai andati oltre il verde ma la pressione sonora nella sala era decisamente elevata e non serviva andare oltre… visti i 130dB/m di max SPL erogabile dai satelliti!
Nota importante: dopo quasi 3 ore in sala prove né la sera né la notte abbiamo avuto acufeni, quindi le DXR erogano un suono consistente senza dover arrivare a livelli dannosi.
L’ultimo test è stato con il piano digitale scegliendo un preset di pianoforte classico e lavorando molto sulle prime due ottave affidate al sub (dai 27,5Hz La0 ai 116,54Hz del La#2… ovviamente armoniche escluse) per comprendere quanto fosse lineare e consistente l’abbinamento fra satelliti e sub.
Per capire esattamente questo comportamento mi sono spostato spesso in punti diversi della sala prove: ovunque il suono era uniforme, consistente, preciso e dettagliato, dal pianissimo al fortissimo.
Crediamo che a breve l’ipotesi di inizio articolo, ossia della replica del successo della prima serie, sarà dimostrata in pieno da ottime vendite grazie anche all’ottimo rapporto qualità/prezzo di questa serie!
Per maggiori info collegati al sito ufficiale Yamaha.
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