Pioniere del batterismo africano, era stato anche il direttore musicale della band Africa ’70 guidata da Fela Kuti, che di lui in un’intervista aveva detto: “Senza Tony Allen l’Afrobeat non sarebbe esistito“. Mentre Brian Eno lo considerava “forse il più grande batterista di tutti i tempi“.
Nato a Lagos, in Nigeria, nel 1940, Tony Allen aveva iniziato a suonare prestissimo, ascoltando i generi che maggiormente circolavano all’epoca in Africa Occidentale (area che comprende oltre alla Nigeria il Ghana, la Sierra Leone, la Liberia), ossia il jazz e il pop locale, il cosiddetto Highlife. Appassionato ascoltatore di Max Roach, quando incontrò Fela Kuti nel 1964 ne innestò la musica con elementi di jazz e dalla commistione con lo highlife nacque l’Afrobeat: “Non volevo suonare come tutti gli altri batteristi dell’epoca, ma neanche come i grandi batteristi che ammiravo: quello che provavo a ottenere era il mio sound, dovevo trovare il modo di essere me stesso” ha dichiarato a Maria Rita Puglisi in un’intervista del dicembre 2010 al mensile Ritmi.
Il sodalizio con Kuti si interruppe bruscamente nel 1979 per dissidi sui diritti d’autore di alcuni brani. Nel 1984 il batterista si trasferì dapprima a Londra, per spostarsi alcuni anni dopo a Parigi. Tra le sue collaborazioni si ricordano, oltre alla militanza nella band The Good, the Bad & the Queen, quelle con Damon Albarn, Charlotte Gainsburg, Simon Tong.
Batterista di grande fantasia, colpiva per il mood estremamente rilassato con cui eseguiva ritmiche spesso complesse, veloci e articolate. Tra le caratteristiche più tipiche del suo stile, oltre ad alcune imprevedibili ‘aperture’ dello hi hat suonato con le bacchette, c’è una sorta di dialogo continuo e di grande spinta tra cassa e rullante, con grande attenzione posta non solo alle linee di basso, ma anche ai riff dei fiati, immancabili nella sua musica.
Tra gli album più significativi in cui è possibile ascoltare Tony Allen ne ricordiamo alcuni con gli Africa ’70 di fela Kuti come Shakara (1972), Expensive Shit (1975) o Zombie (1977).
Dell’ampia produzione solista (Allen è sempre stato anche un compositore prolifico) segnaliamo Lagos No Shaking (2000) e Homecooking (2002).
Nel 2013 era stata pubblicata la sua autobiografia Tony Allen: Master Drummer of Afrobeat.
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