Le vite di persone come Ezio Bosso, seppur brevi, lasciano un segno indelebile. Lo lasciano nei cuori dell’umanità e ancor di più in quello dei musicisti, dei colleghi e aspiranti tali che hanno ammirato la sua maturazione artistica e il suo massimo splendore proprio nel momento di maggiore sofferenza di tutta la sua esistenza.
Ezio Bosso non era solo un musicista, ma un esempio di lotta contro le avversità. Aveva iniziato sin da giovane a lottare contro il destino, sin da quando certi ambienti della musica classica sembravano volerlo respingere. Perché “un figlio di un operaio deve fare l’operaio” come a quanto pare fu riferito a suo padre, quando ancora Ezio era un bambino…
Eppure, chiunque lo abbia visto davanti ad un’orchestra da dirigere o dietro i tasti di un pianoforte, non può non essersi accorto della naturalezza con cui lui e la Musica, al suo più alto livello, si fondevano, si compenetravano, si ispiravano vicendevolmente.
Lui, che di naturalezza dei movimenti poteva oramai parlarne a fatica. Dopo il 2011, dopo quell’operazione di tumore al cervello, la sua vita non è stata più la stessa.
Ma nei momenti più bui, se hai coltivato dentro di te una luce più forte – e la Musica aiuta a farlo – allora potrai aprire te stesso e farla schizzare fuori e illuminare ancora una volta la tua strada.
Niente però è eterno e niente è infrangibile. Anche questo ci ricorda la vita, purtroppo alla fine lo ha ricordato anche ad Ezio e a tutti noi.
Ma come i migliori, Bosso se n’è andato da stella splendente, avendo finalmente raggiunto quella fama e quell’amore da parte della gente che gli spettava di diritto. E no, non solo per la malattia, non per pietà, ma per merito, una nota dietro l’altra, sorriso dopo sorriso.
Stava aspettando la fine del lockdown per tornare a guardare il sole, per “abbracciare un albero” come aveva dichiarato. “Questi giorni sono quelli per ricordare le cose belle fatte“, diceva, “per correggere e giocare. Perché il domani, quello col sole vero, arriva“.
Ci piace pensare che, pur se nulla è infrangibile, nulla si distrugge nel nostro universo.
Per cui lui è ancora qui, con il suo esempio di uomo e di musicista, con la sua Musica.
Bosso aveva scoperto la sua passione musicale a soli 4 anni e in piena adolescenza aveva fatto il suo esordio come solista in Francia. Sotto consiglio del contrabbassista Ludwig Streicher, si recò all’Accademia di Vienna per studiare composizione e direzione d’orchestra e fu così che la sua carrierà spiccò il volo, con concerti in veri e propri templi della Musica come la Carnegie Hall di New York e la Sydney Opera House.
Ebbe anche l’onore di dirigere la London Symphony Orchestra, nonché l’italiana Orchestra di Santa Cecilia, fino a diventare il Direttore del Teatro Lirico Giuseppe Verdi a Trieste.
Poi il tumore, l’operazione e quella maledetta diagnosi. Prima si è pensato alla SLA, poi è stato chiarito che si trattava di una patologia autoimmune con sintomi molto simili, che allo stesso modo impediscono gradualmente i movimenti fino alla paralisi della muscolatura e quindi alla compromissione della funzionalità degli organi vitali.
Sono storie che abbiamo già sentito, a volte grandi storie come quella del genio della cosmologia Stephen Hawking, ma a noi piace anche ricordare una storia forse meno famosa ma ben nota a chi frequenta da qualche anno Musicoff, quella di Mario Contarino.
Nonostante la malattia, però, Bosso è andato avanti, facendo ancora grande Musica. Il suo ultimo lavoro è stato Grazie Claudio, un disco dedicato a Claudio Abbado, non a caso visto che ebbe modo di dirigere il concerto per i cinque anni dalla scomparsa dello storico direttore d’orchestra chiamando intorno a sé cinquanta musicisti dalle migliori orchestre di tutto il mondo.
Di questo 2020 dovremo al più presto dimenticarcene, per far spazio a un futuro più lieto.
Ma di persone come Ezio e Mario non ci potremo mai scordare, del loro esempio, della loro lotta, della loro passione musicale, del loro non poter aspettare tempo per fare le cose, tempo che noi “sani” spesso buttiamo via in cose inutili.
“Sono un uomo con una disabilità evidente in mezzo a tanti uomini con disabilità che non si vedono.“
Grazie Ezio, quello che ci hai lasciato rimarrà immortale.
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