Il ritorno dei Pearl Jam si prospetta assolutamente non banale: il primo singolo del nuovo album in uscita tra due mesi sta già facendo parlare molto.
Il motivo per cui “Dance of the Clairvoyants“, estratto in anteprima dal disco Gigaton diffuso ieri sui vari canali web, è molto semplice: il sound del pezzo è ben lontano dalle tradizionali espressioni musicali della band di Seattle.
Campionamenti, batterie elettroniche, le tastiere suonate dal bassista Jeff Ament (per l’occasione anche alla chitarra e sostituito nel suo ruolo consueto dal chitarrista ritmico Stone Gossard), persino la chitarra principale ha un approccio e un suono differenti rispetto ai canoni imposti in questi trent’anni da Mike McCready.
Tutto materiale da polemica del web (ovviamente per chi ha la disgrazia di non saper come meglio impiegare il proprio tempo), eventualità che non ha tardato a manifestarsi.
Ma benchè ci possa stare un sano spaesamento di fronte a un cambio di rotta piuttosto radicale, ci troviamo una volta in più a considerare come nostro malgrado i tempi cambino: sapersi adeguare è una caratteristica evolutiva e farlo senza stravolgere completamente la propria essenza è una virtù; così è per questa nuova espressione dei Pearl Jam, e resta comunque da vedersi se e quanto tale premessa sarà rispecchiata nel nuovo album.
In tutto, ciò il pezzo risulta comunque apprezzabile anche da chi (come chi scrive qui) è fan della band sin dagli albori: il merito va anche ai non certo assenti punti in comune con le produzioni più stagionate, a cominciare dall’inconfondibile voce di Eddie Vedder e dal testo riflessivo ed evocativo.
E per gli scettici a tutti i costi la risposta migliore è in una frase fin troppo celebre nella storia del gruppo: “It’s evolution, baby“.
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