Lo ha annunciato Rolling Stone USA che a sua volta ne ha avuta conferma dal figlio del musicista, la star del R’n’R Little Richards ci ha lasciato.
Aveva 87 anni e sulle spalle uno dei meriti ma anche delle responsabilità più grandi di sempre: incarnare l’anima nera del Rock’n’Roll, un genere sin troppe volte sempre e solo attribuito ai colleghi musicisti “bianchi”.
Se Elvis Presley era il “Re”, Little Richard non esistava a definirsi il “vero Re del Rock’n’Roll“. Ovviamente noi oggi apprezziamo entrambi enormemente, così come portiamo nel cuore la musica di Chuck Berry o di Jerry Leee Lewis, indipendentemente dal colore della pelle.
Little Richard è stato un pilastro del R’n’R e quindi anche del Rock in generale, visto che se i giovanissimi non avessero ascoltato la sua musica e quella dei suoi esimi colleghi, oggi non avremmo pressoché nulla di tutto ciò che si è evoluto in questo genere musicale.
Di Little Richard si fa presto a ricordare solo le estrosità: i vestiti sgargianti, il suo particolarissimo modo di porsi e di parlare, il suo cantato dai colori vivaci, il suo ciuffo o altre acconciature a dir poco sfavillanti.
Ma dietro tutto questo, c’era un gran musicista, uno di quelli che aveva bisogno di un pianoforte sotto le dita, un microfono davanti alla bocca e un pubblico davanti a sé e… il gioco era fatto!
Impossibile non conoscere le sue più famose canzoni, a partire da “Tutti Frutti” con quell’onomatopeico-batteristico “Womp-bomp-a-loom-op-a-womp-bam-boom!” che chiunque di noi ha pronunciato almeno una volta nella vita, al pari di “abracadabra” o, sempre musicalmente parlando, “Ba-ba-ba-ba Barbara Ann” dei Beach Boys (non da tutti compreso a dire il vero…).
Ricordiamo poi “Long Tall Sally“, la canzone con forse uno degli inizi più prorompenti di sempre, impossibile non mettersi a ballare dietro la voce di Richard, magari improvissando (anche malamente…) qualche balletto di coppia anni ’50…
Richard Wayne Penniman, aka Lilttle Richard, era nato a Macon, nello Stato della Georgia, nel 1932. Come in tante famiglie dell’America “nera”, era solamente uno tra dodici fratelli e sorelle, in una famiglia molto religiosa e si sa che la relazione tra musica e chiesa sarà importantissima per tanti grandi musicisti future stelle del blues, del funk, del jazz e del soul, come ad esempio Aretha Franklin tanto per citare una “regina”.
Fa strano oggi pensare che uno come Richard, con la sua verve sul palco, da ragazzino avesse deciso di diventare da grande un pastore evangelico, ma è proprio così. Ma quando il solo gospel iniziò a stargli stretto, ci pensarono i nascenti R&B e Boogie-Woogie ad attirarlo.
Inizio così ad esibirsi per locali, ma all’improvviso ricevette un primo grande schiaffo in piena faccia dalla vita: il padre fu ucciso con un colpo di pistola proprio mentre lui era impegnato in un concerto.
Ma per fortuna questo non fermò la carriera del giovane Richard: gli anni ’50 avevano già iniziato a mostrare le loro caratteristiche di “ruggenti” e lui ne sarà uno degli emblemi. Pubblicò quindi i suoi principali successi per la Specialty Records, riscuotendo un successo enorme.
Ma la sua vocazione non si era affatto spenta: nel ’57 mollò tutto per fare il predicatore in Alabama, uno degli Stati in cui peraltro gli afroamericani sentivano maggiormente l’oppressione della segregazione razziale.
Fu proprio l’associazione (razzista…) North Alabama White Citizens Council ad additare il Rock’n’Roll come pericoloso per la moralità dei giovani americani (più l’accusa di comunismo, che “ci stava sempre bene”), forse perché uno come Richard riusciva a portare ai suoi concerti giovani di ogni “colore” e li faceva divertire fianco a fianco…
Ovviamente come ben sappiamo Richard tornerà poi a fare musica e ad esibirsi, ma non abbandonerà mai la sua fede (con tanto di conversione al cristianesimo), sarà sempre pronto a rimarcarla in ogni intervista o performance. Certo, nel suo modo assai particolare che a noi vecchi europei, che in chiesa siamo ancora abituati a sentire canti tutto fuorché pieni di ritmo “tribale”, può apparire assai bizzarro.
Ma non siamo qui per sindacare né il credo di Richard né il suo modo di attuarlo.
Little Richard è stato senza alcun dubbio una persona che ha vissuto con un passo deciso e ha avuto il merito non solo di fare buona musica, ma di diventare idolo e ispiratore di tanti grandi musicisti, da James Brown a Elton John e molti altri, senza stupide distinzioni di pelle. Il potere della musica!
Inoltre, non dimentichiamo che ha tenuto a battesimo nella sua band quella che è stata la più grande icona della chitarra elettrica, Jimi Hendrix, che ebbe modo di dichiarare di “voler fare con la sua chitarra ciò che Richard fa con la sua voce“.
Riposa in pace Little Richard, la tua voce, potente, estesa, sinuosa, ci farà compagnia ancora per moltissimo tempo.
Cover Photo by Robbie Drexhage – CC BY-SA 4.0
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