“I’m sincerely overwhelmed” (“sono sinceramente sopraffatto“): una manciata di parole dal significato inequivocabile per motivare una decisione che è destinata a fare molto rumore. Parliamo di Mateus Asato e della scelta di chiudere il suo account Instagram.
Tra i più apprezzati chitarristi della sua generazione, il giovane artista brasiliano ha consolidato la sua fama come musicista e come professionista anche grazie alla sua presenza sulla piattaforma social: può pertanto suonare incomprensibile la decisione di abbandonarlo in maniera così drastica.
Tuttavia il messaggio di commiato non lascia spazio a perplessità riguardo le ragioni di questa presa di posizione.
I punti salienti del discorso fanno riferimento anzitutto a un periodo di tre settimane senza suonare la chitarra (lasso di tempo incredibile per un professionista di questa portata) e a una profonda sensazione di incredulità dovuta alla mancanza di entusiasmo nell’imbracciare lo strumento per godere della bellezza del creare musica.
Il discorso si sposta poi sulla decisione di chiudere l’account. Pur continuando a esprimere convinzione e gratitudine riguardo l’importanza del media in termini di business e di visibilità, Asato sintetizza alla perfezione il suo stato d’animo nella frase “I got lost inside the boxes of 15-60-second videos“.
La notizia è ovviamente caldissima sul web e molti di noi (musicisti di ben meno elevata caratura, ma pur sempre musicisti) si sono posti una domanda dal significato analogo, leggendo il messaggio. La domanda è: “Ha forse torto?“.
Da parte di chi scrive, nessuna abiura di Instagram né dei social media in generale. Così come Mateus, anch’io sono in grado di riconoscere il potenziale divulgativo e relazionale (in termini più o meno pratici o lucrativi) di certe realtà. Ma allo stesso modo, si è in grado di valutare il profondo significato della riflessione sull’efficacia di un formato così stringente in relazione a un contesto così vasto come può essere quello musicale.
“Più tempo passo qui [su Instagram, ndr], più mi domando se noi (io) siamo ancora sul giusto percorso del PERCHÉ FACCIAMO MUSICA“. Questa è forse la frase che colpisce maggiormente, dato che si rispecchia in un pensiero che frequentemente, forse troppo spesso, si affaccia nel pensiero di chi sta scrivendo queste righe e di molti degli artisti con cui si ha modo di confrontarsi quotidianamente.
L’obiettivo di questa riflessione non è quello di limitarsi a puntare il dito contro un contenitore che sta mostrando i suoi limiti. Credo piuttosto che sia necessario ora più che mai cimentarsi in un faticoso ma salvifico esercizio di equilibrio.
C’è una via di mezzo da qualche parte tra i due estremi, il social media come fine (e non come tramite) da un lato e la chiusura totale nei confronti del web dall’altro. E per la categoria del musicista è fondamentale trovare la propria via di mezzo che non vada a sacrificare l’espressione artistica in una misura superiore a quella che ciascuno di noi è disposto a tollerare; diversamente, il rischio è di arrivare a una situazione di “burnout social” analoga a quella che attualmente affligge il buon Asato (ma non soltanto lui).
Una volta John Lennon pronunciò una frase, riferita a tutt’altro argomento, ma che continua a perseguitarmi quando si parla di musica, di social e di tempi moderni: “Some people will do anything rather than be here now” (“Alcune persone faranno qualsiasi cosa piuttosto che essere qui adesso“).
Bene, credo che nessuno, men che meno un musicista, dovrebbe arrivare al punto di desiderare di “non essere qui adesso”. So anche che nell’era dei sempre più incalzanti stimoli usa-e-getta ci vuole una grandissima consapevolezza di sé e del tutto per riuscire a rapportarsi serenamente con ciò che ci circonda e soprattutto con ciò che ci è necessario a livello pratico ma che può toglierci qualcosa a livello umano.
Lo ripeto: c’è un’alternativa all’abbandonarsi a uno dei due estremi, ne sono fermamente convinto. E altrettanto fortemente credo che storie come quella di Mateus Asato possano stimolare una sana, urgente riflessione in tutti noi che viviamo di arte e di mezzi di comunicazione al tempo stesso.
La mia speranza è che questo suo messaggio arrivi forte e chiaro a destinazione.
Grande riflessione, Mattia. Condivido in pieno!
Grazie caro, felice che tu abbia apprezzato 🙂
Bellissimo articolo Mattia, hai riassunto perfettamente cosa sta succedendo nell’ambiente musicale e del rapporto con i social.
Solo applausi 👏🏻
Ti ringrazio Angelo, cerco di mettere il mio mattoncino come sempre 🙂
Grazie per l’articolo Mattia, avevo letto qualche anticipazione su un sito estero ma non citava ne fonti ne il messaggio di Mateus quindi ti ringrazio molto per questo articolo completo, ci indirizza verso uno spunto di riflessione veramente molto importante ed assume un significato molto forte specialmente per chi, come Mateus, ha saputo corredare al suo incredibile talento (e dedizione) anche un ottima presenza sui social
Grazie ancora, per l’articolo e per il tuo punto di vista 🙂
Grazie a te Nicolas, al di là delle mie considerazioni penso che questo episodio possa essere davvero un grande spunto di riflessione collettiva 🙂
Super articolo, riflessione sempre più ricorrente per un musicista oggi. Il gesto di un artista come Asato non può che incoraggiare a questo tipo di riflessione, i social sono una vetrina immensa. Certo, rendersi conto che il ruolo che svolge l’estetica in questo contenitore supera quasi il valore del contenuto (la propria musica, la propria arte) non è mai piacevole.
Ciao Beatrice,
sono contento che tu abbia apprezzato e soprattutto che tu abbia voluto lasciare la tua riflession qui 🙂
Dire che c’è una via di mezzo è un po’ riduttivo credo. Chissà quali tribolazioni stanno dietro una decisione del genere, non credo si possa generalizzare ma sono solo i miei due cents.
Ciao Massimo,
lungi da me generalizzare, infatti 🙂
La via di mezzo è estremamente variabile, altrimenti non avrei detto “da qualche parte tra i due estremi”: ogni essere umano può trovare la propria, che è appunto una cosa molto personale; se avessi voluto generalizzare, avrei semplicemente buttato lì la mia ricetta precotta, ma sarebbe stato a dir poco presuntuoso da parte mia 😀
Men che meno ho avuto l’intenzione di sminuire il gesto: al contrario, ne ho scritto proprio perché consapevole dell’importanza che può rivestire come esempio, ma soprattutto del coraggio che ci vuole nel metterlo in pratica, a maggior ragione parlando di un personaggio pubblico che può vedere danneggiato il proprio “business” a causa di un’azione del genere 😉