In un’intervista a Rolling Stone Magazine, l’ex Pink Floyd annuncia il nuovo tour per l’anno prossimo, intitolato This Is Not A Drill, ancora più intriso di messaggi umanitari e politici del precedente Us+Them.
In attesa – oramai breve – che arrivi nelle sale cinematrografiche il suo ultimo film-concerto Us+Them, tratto dall’omonimo tour dei record che lo ha portato in giro per il mondo negli ultimi anni (156 concerti davanti a 2,3 milioni di persone), quel vulcano di idee (e di ideali!) che è Roger Waters non si ferma un attimo e già annuncia i suoi prossimi show.
Dopo aver portato in tutti i continenti il maestoso spettacolo di The Wall, anch’esso celebrato con una bellissima opera cinematografica, e dopo aver stupito le platee con la musica, gli effetti speciali (memorabile la piramide laser a fine concerto dedicata a The Dark Side of the Moon) e, certo non meno importanti, i chiarissimi messaggi politici di Us+Them, difficile immaginare quali saranno le scelte per questo nuovo This Is Not A Drill.
A quanto pare il tour dovrebbe partire dalla prossima estate, con un piano di 30 o 40 concerti negli Stati Uniti proprio durante l’anno delle elezioni presidenziali.
Ora, come capirete, non è difficile intuire che sarà in pratica un “no-Trump tour” se così vogliamo definirlo. D’altronde, durante i suoi spettacoli dal vivo Waters non ha certo usato il dono della metafora, ma ha apostrofato pubblicamente il Presidente americano con epiteti chiari e poco lusinghieri. Nonché vestirlo da nazista o mettere la sua faccia su un maiale volante con tanto di “cordiali vaffa” a lui e i suoi muri.
Proprio per questo una tappa irrinunciabile extra-USA sarà il Messico, Paese al centro della bufera anti-immigrazione della Casa Bianca.
E ora la nota dolente, cari amici che avete affollato le fila dei suoi concerti qui nella cara vecchia Europa…
Waters ha dichiarato che non ha voglia di girare il mondo. Non più. E non solo: non farà più concerti all’aperto, ma solo al chiuso.
Certo, come dice lui saranno “senza esclusione di colpi”, ma a ben vedere ci si riferisce più al lato politico e umano, che musicale.
La scaletta? Non è dato saperlo, ma è abbastanza lecito pensare che Waters userà i testi più caustici a sua disposizione.
Insomma, pare proprio che il buon Roger abbia una guerra aperta contro Donald Trump (e con tutta la classe dirigente del pianeta) e che, come dice il titolo scelto per questi concerti americani, “Questa non è un’esercitazione“.
Aggiungi Commento