Si parla sempre della mitica Les Paul del 1959, ma non è da meno l’appena più “giovane” LP del 1960 e Joe Bonamassa ne sa qualcosa.
Esiste una chitarra più bella e affascinante della Les Paul? Ok, già sentiamo l’eco delle proteste di chi preferisce questa o quella chitarra storica, ma diciamoci la verità, le curve di questa vecchia signora sono ancora oggi tra quanto di più bello si possa ammirare nel mercato della sei corde.
E pensare che la sua nascita fu “semplicemente” il frutto delle esigenze personali del grande musicista e inventore di cui porta il nome, come potete leggere in questo articolo.
Come molti di voi sapranno, solitamente le annate considerate il “Santo Graal” della produzione di sempre da parte di Gibson sono il 1957, 1958 e, infine, il 1959, considerato l’anno della perfezione.
Ma probabilmente a voler essere tecnici a proposito delle specifiche, l’anno della “perfezione” dal punto di vista industriale fu il 1960. Ad esempio, forse non molti sanno che tutte le più o meno leggere gradazioni di colore sulla verniciatura sunburst oggi riproposte dalle serie historic, derivano essenzialmente da un difetto della vernice (la nitrocellulosa usata era fotosensibile) che tendeva rapidamente a perdere/cambiare colore, assumendo tonalità differenti a seconda dei casi.
“Difetto” – che oggi adoriamo – che venne risolto proprio con gli esemplari del 1960, che difatti se andate a spulciare il mercato dei collezionisti sono quelle che hanno conservato spesso quasi intatto il loro Cherry Sunburst originario.
Allo stesso modo, via via che le annate si susseguivano, si assottigliava il profilo del manico per permettere un playing più comodo e la 1960 è la massima espressione di questa evoluzione. In realtà questa caratteristica non fu universalmente apprezzata e, che ci crediate o no, la Les Paul iniziò anche ad essere vista come qualcosa di “vecchio”, non adatta nelle forme al look delle giovani generazioni.
Non è un caso se la Gibson smetterà di produrla a favore della SG (inizialmente riportante la stessa targhetta delle Les Paul, ma abbastanza disprezzata dall’omonimo chitarrista…), acronimo di Solid Guitar: il suo intento era quello di svecchiare le forme e fornire ai giovani un modello più leggero che potesse competere con l’astro nascente chiamato Stratocaster.
La Les Paul tornerà di moda, e in produzione, solo alla fine degli anni ’60 e proprio perché alcuni grandi chitarristi, idoli dei teenager dell’epoca, ricominciarono a usarle, da Eric Clapton a Peter Green, da Pete Townshend a Jeff Beck e così via.
Ma come suona una Les Paul completamente originale del 1960?
Splendidamente bene! Con quel suo tipico attacco molto “acustico”, grazie agli humbucker dell’epoca che avevano una predisposizione al suono ben diversa dagli stili moderni, molto più aperta e ariosa, meno potente ma con tanta dinamica.
E non c’è miglior modo di sentirla se non grazie alle mani di un chitarrista come Joe Bonamassa, che come spesso accade è in visita a uno dei più famosi negozi americani per collezionisti, Norm’s Rare Guitars.
Buon ascolto!
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