Negli anni ’50, durante gli scavi presso il sito di Ras Shamra in Siria, l’antica Ugarit, vennero ritrovate alcune tavolette in scrittura cuneiforme decisamente singolari: riportavano, infatti, delle vere e proprie notazioni musicali, una scoperta sensazionale considerando che furono stimate come risalenti al 1400 a.c.
Una di queste tavolette, la “H.6“, era conservata quasi nella sua interezza e riportava un inno alla dea Nikkal, dea dei frutteti il cui nome è relativo alla fecondità, protagonista di un’invocazione che sembrerebbe quella di una donna che non può dare figli al marito.
Questa musica, che incredibilmente ha mostrato come già 3400 anni fa si fosse a conoscenza della scala diatonica di 7 note che noi stessi utilizziamo nel mondo occidentale, è stata suonata nel 2010 riadattata per orchestra dal compositore e pianista Malek Jandali in un concerto all’Opera House di Damasco.
Durante gli anni sono state ritrovate molte altre tavolette, che contengono addirittura le istruzioni per un accompagnamento vocale e per l’accordatura dello strumento.
Parliamo di accordatura perché, ovviamente, lo strumento musicale su cui furono concepite queste melodie non era un pianoforte, ma era comunque appartenente al genere dei cordofoni, in particolare uno strumento probabilmente molto simile alla lira.
L’interpretazione più vicina a come dovesse essere udita la canzone alla sua epoca è stata data dal musicista Michael Levy, specializzato nell’esecuzione di musiche antiche.
Di questo inno urrita, popolazione insediata al nord della Mesopotamia già durante l’età del bronzo, non si conosce purtroppo il nome dell’autore originale.
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