Onestamente? Non sappiamo come spiegarvelo.
Ma la cosa è più meno questa: a un giovane musicista appassionato di sintetizzatori, forse dopo un altissimo consumo di bibite cosiddette “energetiche”, è balzato in mente di usare le lattine della bevanda per creare una sorta di via di mezzo tra un synth, una drum machine e… probabilmente un distributore automatico.
Comunque sia, il concetto di fondo è che le lattine sono “intonate” attraverso la quantità di liquido interno, dei martelletti sono programmati per percuoterle con ritmo a piacere del “musicista”, un microfono a contatto trasmette il suono captato dalla lattina a un ricevitore passando prima però per uno stadio di distorsione, uno per ogni lattina.
Il tutto poi si collega a controller e altri strumenti moderni e ciò che ne esce fuori è… no ok, facciamo prima a farvelo sentire.
Che dire, la musica ti mette le ali (e se poi ti energizzi, fai invidia ad Archimede e Pico De Paperis messi insieme…)
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