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Addio a McCoy Tyner, una leggenda del Jazz

Un'altra gravissima perdita ha colpito il mondo della Musica e del Jazz, ieri, venerdì 6 marzo 2020, ci ha lasciato l'inimitabile pianista McCoy Tyner.

Un’altra gravissima perdita ha colpito il mondo della Musica e del Jazz, ieri, venerdì 6 marzo 2020, ci ha lasciato l’inimitabile pianista McCoy Tyner.

Titano“, parola greca per indicare le divinità più antiche e oggi usata in astronomia per indicare i corpi celesti più imponenti che ci sovrastano dalla volta celeste. 
McCoy Tyner era un titano della musica Jazz, anch’egli uno dei padri del genere e senza alcun dubbio di una grandezza ancora oggi sovrastante.
Se n’è andato a 81 anni  – ne avrebbe compiuti 82 a dicembre – nella sua Philadelpia, dopo tutta una vita in Musica.

McCoy Tyne con John Coltrane

McCoy Tyne con John Coltrane

Sicuramente molti di noi ricordano Alfred, questo il suo nome di battesimo, come pianista per un altro colosso del jazz, John Coltrane.
Fece parte del suo quartetto “classico” dal 1960 al 1967 insieme al batterista Elvin Jones e al bassista Jimmy Garrison (quest’ultimo nel quartet dal ’62 al posto di Reggie Workman che a sua volta aveva sostituito Steve Davis), dando vita ad alcuni degli album più belli della storia: My Favourite Things, A Love Supreme e il rivoluzionario Ascension solo per citare i più famosi (in totale sono 28 album, tra dischi studio e live).
Anche il recente album “ritrovato”, Both Directions at Once: The Lost Album, è una testimonianza tangibile di quel periodo d’oro.

Ma non fu solo al fianco dell’immenso Coltrane, come ingrediente insostituibile del suo sound, il suo pianoforte sposò anche le note del grande trombettista Freddie Hubbard, sin dal suo album di debutto Open Sesame e poi per altri 3 dischi fino al 1964.
Ma la loro collaborazione e amicizia durerà ancora a lungo, in numerosi live anche in anni più recenti.

Senza contare la sua discografia come leader, praticamente sterminata, a partire dal bellissimo Inception del 1962, passando per perle assolute quali il perfetto post-bop di The Real McCoy o l’eclettico Sahara, quest’ultimo registrato nel ’72 (il primo per l’etichetta Milestone dopo il lungo periodo con la Blue Note) e che raccoglieva moltissima ispirazione dalle musiche africane e dei Paesi dell’Est (album consigliatissimo a partire dal brano omonimo di ben 23 minuti).

Tyner tornerà alla Blue Note a metà degli anni ’80 con alcuni album insieme ai suoi stimati colleghi quali Jackie McLean (It’s About Time) e Bobby Hutcherson (Mahattan Moods), nonché alcuni dischi in cui il pianoforte è assoluto protagonista quali Revelations, Things Ain’t What They Used To Be e Soliloquy.

McCoy Tyner non ha mai smesso di suonare, lo ha fatto da quando aveva appena 13 anni fino all’ultimo giorno della sua vita.
Ha segnato pagine profonde della Musica e del Jazz, ha ispirato tantissime generazioni di pianisti e ancora oggi il suo stile rimane uno dei caposaldi assoluti tra gli estimatori dei tasti bianchi e neri.

Riposa in pace Alfred, sarai sicuramente da qualche parte, a suonare e improvvisare senza limiti con John, Freddie e tutti i tuoi più grandi amici.

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