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Alberto Lombardi & Bob Clearmountain #3

Non sono mai intervenuto durante la lavorazione del mix, l'ho lasciato fare e l'ho osservato, evitando anche di prendere nota delle cose che mi sembravano da correggere, anzi, provavo ad uscire, fare due passi o una telefonata, mantenere distanza per far sì che la percezione del pezzo fosse il più fresca possibile. I

Non sono mai intervenuto durante la lavorazione del mix, l’ho lasciato fare e l’ho osservato, evitando anche di prendere nota delle cose che mi sembravano da correggere, anzi, provavo ad uscire, fare due passi o una telefonata, mantenere distanza per far sì che la percezione del pezzo fosse il più fresca possibile. In realtà è da tempo che anche io chiedo ai clienti di non stare in studio con me mentre misso, o peggio, mentre arrangio.
È molto più semplice per l’ingegnere da un lato perseguire una visione, per l’artista o il producer dall’altro mantenere un potenziale di sorpresa alto e (questa la cosa più importante) non concentrarsi sui dettagli e giudicarli solo nel contesto finito.

Dopo un paio d’ore Bob mi diceva di essere soddisfatto e chiedeva cosa ne pensassi. A parte alcune scelte di volume e forse delle chitarre che gli ho chiesto di ingrossare un po’, era tutto perfetto. Era un’ottima fotografia dell’arrangiamento, ben condito con gli effetti, con una bella sensazione di pompa generale ma senza che nulla venisse soffocato o ammosciato dalla compressione di master. 

Alberto Lombardi & Bob Clearmountain #3

Questo è quello che alla fine mi aspettavo essendo artista e produttore, che il mio arrangiamento fosse magnificato, che tutto avesse un ruolo e uno spazio e che nell’insieme il brano fosse glorioso e potente.
È come quando guardi un armadio, lo stesso numero di cose possono essere caoticamente sovrapposte o avere un loro spazio dove le vedi, ben organizzate, ben lavate, piegate con cura. E l’impatto estetico deve essere clamoroso, come la scarpiera di Paris Hilton! Questo è per me un buon mix.

Però… Io stesso me ne sono andato vagamente perplesso, perché ero molto abituato a sentire quello che avevo fatto io, avevo un pensiero condizionato dai ricordi uditivi. Ma fidandomi molto di lui, ho lasciato sedimentare le idee un giorno o due e devo ammettere che le sue scelte erano giuste, belle e creative. Io alcune non le avrei probabilmente fatte e permettergli di mettere insieme il quadro come meglio voleva è stata una scelta che ha pagato in termini sia oggettivi che di soddisfazione.
Oggi ascolto e impazzisco di gioia!

Alberto Lombardi & Bob Clearmountain #3

Qualche aneddoto…

Abbiamo parlato un po’ durante le pause o i pranzi (che si consumavano in piscina con un take away italiano e lì non ci siamo proprio…), ad esempio di come le interviste siano spesso sciocche e le domande più interessanti degli ascoltatori siano lasciate da parte per preferire le più ovvie tipo “come hai ottenuto quel suono di rullante?“. 
Abbiamo ascoltato in 5.1 sia i miei pezzi che Legend di Bob Marley, che lui aveva da poco rimissato in quel formato. È talmente bello e tridimensionale ascoltare in 5.1, con le chitarre di Tosh che arrivano da dietro, gli ambienti che ti avvolgono, o le mie acustiche alle spalle, che lo stereo poi ti sembra piatto e spento. Figurati ascoltando uno dei dischi più belli di sempre. Quello di Marley, non il mio… (N.B. Bob ha un sistema che gli permette di utilizzare il suo mix stereo come base al 90% del mix surround, quindi fornisce anche 5.1 nei file finali).

Oppure mi ha detto di come a lui il suono di snare di “Born in the USA” non piacesse molto, gli sembrasse eccessivo, ma Bruce lo voleva proprio così. Ma questa è un’altra storia, e forse ve la dovrebbe raccontare lui.

Alberto Lombardi & Bob Clearmountain #3

Per quel che mi riguarda, Bob è stato molto gentile, mi ha detto che la produzione era eccellente, tutto suonato e registrato benissimo e che spesso perde mezza giornata solo ad editare quel che riceve e che i peggiori sono proprio gli americani.
A un certo punto mi ha anche chiesto se non fossi una grande star in Italia, perchè i brani gli piacevano molto e, meravigliato nel sapere che non avevo nemmeno un contratto, si è offerto di darmi una mano. E l’ha fatto davvero. Ha scritto ad un suo caro amico presidente di una importantissima etichetta, che però non ha dato segni di vita. Sembra una bella fotografia della discografia di oggi, nemmeno i mostri sacri sanno che pesci prendere…

Ma anche sapere che Bob (e qualche mese dopo anche Nile Rodgers!) ha apprezzato il mio lavoro, che tanti amici, professionisti affermati, vi hanno partecipato senza chiedere un soldo, le cantanti degli Chic hanno preso un aereo da Venezia per registrare i cori… se non altro, mi ha confermato che ho fatto buona musica. E questo alla fine è quel che conta!   

Alberto Lombardi

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