HomeMusica e CulturaArtisti - SpecialArthur Lee: da band di culto al carcere

Arthur Lee: da band di culto al carcere

Coalinga, California; dalla Pleasant Valley State Prison esce oggi uno dei detenuti più celebri. È un uomo di colore, ha 56 anni e si chiama Arthur Lee.

Nei favolosi Sixties, era il front man della rock band psichedelica Love, uno dei gruppi cult della scena hippie di Los Angeles e dintorni. Nell’autunno del 1996 era stato condannato a 12 anni per possesso illegale di armi da fuoco.
Non è la prima volta che si trova nei guai. A fine anni ’80 era finito dentro un paio di volte: per atti violenti ma anche per possesso e spaccio di stupefacenti. Insomma, per la polizia di Los Angeles, Arthur Lee è un “osservato speciale”. Così, (questa volta) la corte è particolarmente severa.

In carcere, non rilascia interviste né dichiarazioni. Evita persino le visite.

La sua “buona condotta” gli vale un cospicuo taglio della pena: dei 12 anni previsti, Lee ne sconta poco meno di sei. E, anche se, (mentre è in carcere) due dei suoi amici dei Love (il chitarrista e cantante Bryan Maclean e il bassista Kenny Forssi) sono scomparsi, quando esce di prigione Arthur Lee ridà vita al leggendario sodalizio degli anni ’60.
Addirittura, ripropone in concerto la track list dell’album più acclamato, quel Forever Changes che, dalla critica, è considerato una pietra miliare del rock psichedelico.

Nell’aprile del 2006 gli viene diagnosticata una grave forma di leucemia. Meno di 5 mesi dopo, il 3 agosto del 2006, a Memphis, Arthur Lee muore.
Al suo fianco, sino all’ultimo respiro, l’amatissima moglie Diane.

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