Quando poi, dopo aver espletato le formalità doganali e ritirato i bagagli, sta per uscire dall’aeroporto della capitale thailandese, si trova la strada chiusa da un drappello di fotografi e cameraman.
Nonostante le ripetute raccomandazioni ai media (“vi prego di lasciarmi in pace all’arrivo, risponderò alle vostre domande nel corso della conferenza stampa”, aveva chiesto con un comunicato ufficiale,) Björk è bloccata. Cerca di dribblare la folla.
Ma mentre spinge rapidamente il carrello (su cui ci sono le sue valigie) e sopra il quale è appollaiato il figlioletto Sindri di dieci anni, una cronista di una tv locale, una certa Julie Kaufman ha la malaugurata idea di rivolgersi proprio al piccolo e di dirgli: “Benvenuto a Bangkok“.
Stanca per il lungo viaggio, probabilmente intontita dal fuso orario e sicuramente innervosita dall’accoglienza mediatica non prevista e (forse ancora) senza aver ben capito cosa la giornalista avesse detto a suo figlio, Björk perde la testa. Di colpo, molla il carrello dei bagagli, si scaglia con violenza contro la malcapitata e la sbatte a terra.
La sua proverbiale freddezza nordica è completamente svanita: pazza di rabbia e non paga di quanto già fatto, la cantante islandese riempie di pugni e calci la giornalista alla quale tenta anche di strappare i capelli sino a quando non viene bloccata da due persone del suo entourage e da un paio di agenti della polizia locale.
Portata in prigione, Björk chiede scusa per la scena incresciosa. Julie Kaufman accetta le scuse della cantante e ritira la denuncia.
Nei giorni seguenti, la stessa giornalista rifiuta un contratto pubblicitario di una ditta di cosmetica che la voleva ingaggiare come testimonial di uno spray che rafforza i capelli…
Cover photo by One Schism
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