Mentre sta volando da Los Angeles a Houston per l’inizio del nuovo tour della sua band, The Beach Boys, il cantante e compositore principale del gruppo californiano, Brian Wilson mostra evidenti sintomi di esaurimento nervoso. O meglio, è colpito da veri e propri attacchi di panico.
Quello di oggi è solo il primo di tre episodi analoghi che lo vedranno vittima nei successivi 18 mesi. Dopo attento esame medico, Wilson scopre di soffrire anche di una parziale sordità all’orecchio sinistro. Tornato immediatamente a casa, annuncia che non tornerà mai più sul palco con i Beach Boys.
I “ragazzi da spiaggia”, da un paio d’anni, sono il gruppo più popolare d’America, Brian Wilson, però, non regge lo stress degli impegni dovuti al successo: comporre canzoni, curare la produzione dei dischi, viaggiare in lungo e in largo per gli Stati Uniti.
Anche perché nella sua mente si nascondono fantasmi che, per colpa del massiccio uso di sostanze allucinogene, esploderanno in seguito in maniera clamorosa.
Il papà, Murry Wilson, ha cresciuto Brian e i fratelli Carl e Dennis (anch’essi nei Beach Boys) da tirannico e violento padre/padrone che abusava psicologicamente dei figli. Le ferite subite dalla mente del più fragile dei tre ragazzi non si cicatrizzeranno mai più, al punto che Brian non si recherà nemmeno al funerale del genitore quando questi morirà nel 1973.
Non è la prima volta che Brian molla il colpo: già nel 1963 aveva rinunciato a seguire i Beach Boys in alcuni concerti ma poi, per l’abbandono di un altro membro del gruppo, David Marks, era stato costretto a rientrare nei ranghi. Questa volta però il ritiro dalle scene è definitivo. Al suo posto dapprima Glen Campbell, poi Bruce Johnston.
Brian Wilson continuerà a scrivere per i Beach Boys, arrivando di lì a poco a realizzare l’album/capolavoro Pet Sounds. Cacciati i demoni e sconfitta la paura da palcoscenico, Brian Wilson tornerà nuovamente in concerto solo quarant’anni dopo, all’inizio del nuovo Millennio.
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