Con loro, pare, ci sarà anche il prodigioso violinista Gib Guilbeau al quale ogni tanto piace unirsi al gruppo tradizionale dei fratelli White, quei Kentucky Colonels che anni prima avevano sbalordito il mondo del bluegrass per i loro insuperabili virtuosismi e che hanno appena concluso un reunion tour.
Quando giungono al BJ, Ronald e Clarence White (insieme a Gib Guilbeau) salgono sul palco per una jam session infuocata. Poi, finito il tutto, smontano e caricano gli strumenti sul loro van. Improvvisamente, mentre stanno svolgendo questa operazione, una macchina guidata da un autista ubriaco travolge il veicolo in parcheggio e i musicisti al fianco. Ronald se la cava con ferite leggere. A Clarence va molto peggio.
Si capisce subito che è grave. Trasportato d’urgenza in ospedale, non riprende conoscenza e muore all’età di 29 anni.
Definito da qualcuno il “Jimi Hendrix del country-rock”, Clarence White era un chitarrista geniale, sia sull’acustica che sull’elettrica: il suo tocco originale e i suoi assolo folgoranti erano in grado di impreziosire qualsiasi brano.
5 giorni dopo la morte, in una chiesa cattolica di Palmdale, si svolgono i funerali di Clarence White. Due amici di Clarence, due autentiche icone del country rock come Gram Parsons e Bernie Leadon intonano “Farther Along“, il brano che Clarence amava più di ogni altro e che aveva inciso con gli amati Byrds. Gli stessi con cui aveva reso immortale un grande brano di Bob Dylan, “You Ain’t Goin’ Nowhere“…
Cover photo by Joost Evers / Anefo – CC BY-SA 3.0
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