Come avete visto anche XFactor è cambiato, non sono quasi più presenti cantanti che dalla doccia arrivano sul palco, ma artisti più stabili, già con un po’ di esperienza live e nella composizione. Questo perché finalmente hanno capito, grazie al fallimento di TheVoice, che avere una bella voce e basta non serve a nulla.
Gli amici, quelli veri
Una volta che avete composto la band, suonato almeno in 10 locali o feste e decidete di iniziare a comporre, i vostri amici sono il primo testi sul quale fare affidamento. Non importa se sono esperti oppure no, ascoltateli. Fate lo stesso con gli amici digitali.
Reazione/Condivisione
Se il vostro brano funziona, saranno i vostri amici a darvi una mano nella veicolazione attraverso il passa parola digitale. Se invece non piace o non ottenete riscontro, spostatevi online e cercate opinioni sul virtuale.
Piace? Allora Spotify!
Una volta ottenute abbastanza opinioni positive, arriva il momento di renderlo ‘pubblico’ e ‘ufficiale’ caricandolo su Spotify e sulle altre piattaforme principali (Deezer, AppleMusic, Tidal). Cercate il distributore che vi permette il solo streaming e concentratevi su quello. Non fatelo per i soldi, ma per fare in modo che il pubblico vi trovi facilmente e che possiate entrare nelle playlist.
Adesso è il momento di diventare dei super-mega-stra comunicatori social
Scelto il brano, ottenuti i primi risultati, è arrivato il momento di chiudersi davanti a un monitor e sviluppare strategie social. La vostra storia è quella che umanizzerà la canzone, attirerà lettori, ma soprattutto addetti ai lavori che sono sempre alla ricerca di canzoni e personaggi. Siate sinceri, ironici e reali.
Concerti!
Ecco, è arrivato il momento di ampliare la cerchia dei locali e iniziare ad esplorare altri territori che non siano il vostro isolato. Spotify vi avrà dato una grande mano nel capire da quali città arrivano gli ascoltatori, a questo punto dovete trovare concerti in quei luoghi. Potete contattare band locali e proporre loro uno scambio di date, oppure provare a vendere in anticipo dei biglietti e poi proporvi ai vari club. In questa maniera fate vedere alle agenzie o promoter interessati che sapete gestirvi in autonomia e sarete considerati professionali.
Un anno, oppure mai
Ho conosciuto molti artisti che hanno abbandonato il ring musicale appena hanno iniziato a ricevere i primi cazzotti in testa. È un atteggiamento sbagliato perché la musica non è una carriera, ma è la vita: non si inizia a suonare e comporre perché si decide di farlo. È una vocazione; se lo fate per moda sapete che prima o poi getterete la spugna. Il musicista può aspettare un anno, così come l’intera vita, chiedetelo a Leo “Bud” Welch che ha ottenuto il primo contratto discografico a 82 anni.
“Ti piace?”, “Certo, ha 12.548 ascolti!”
Chiedere un contratto discografico è imbarazzante, un contratto si merita. Se cercate di convincere una major che la vostra musica vale, fatelo con i numeri, non con le mail. I talent scout guardano, hanno sempre guardato: prima guardavano la fila davanti ai locali, il pubblico in sala e come si comportava il gruppo sul palco, poi accendevano le orecchie. Oggi guardano i numeri di YouTube, Spotify, Instagram e Facebook.
Pubbliche relazioni fino alle 6 di mattina
L’ultimo punto è dedicato alla conoscenza. Non a quella generica, ma alla conoscenza di persone. Il lavoro del musicista è anche quello di uscire 8 sere a settimana, andare nei locali, alle conferenze stampa, agli happening, conoscere, chiacchierare, presentare, suggerire, diffondere il proprio verbo e quello della propria band.
Non fissatevi con Liberato che ce l’ha fatta mantenendo l’anonimato, è un grande piano commerciale riuscito benissimo. Oggi è forse ancora più difficile di ieri, ma se riuscite ad emergere dall’inquinamento che risiede a bassa quota, avrete più possibilità di farvi vedere, l’importante è conoscere le regole d’ingaggio.
Aggiungi Commento