Il referto è semplice e chiaro: overdose di eroina.
La sera prima, sua moglie (la giovane cantante di origine argentina, Barbara Zampini) ha chiamato il 911, il numero per le emergenze: Dee Dee giace privo di sensi nella loro casa di Hollywood. Sul bancone della cucina, una siringa e altri inequivocabili ammennicoli atti al consumo di eroina perché quella di Dee Dee Ramone con la droga è una storia lunga, pesante e mai risolta.
Solo un paio di mesi prima, il 18 marzo del 2002, al Waldorf Astoria di New York il cantante dei Pearl Jam, Eddie Vedder, invita sul palco Dee Dee e gli altri Ramones per l’investitura ufficiale nella Rock ‘n’ Roll Hall Of Fame.
Il discorso pubblico di Dee Dee, in quell’occasione, è emblematico: “ringrazio me stesso, voglio congratularmi con me stesso e, se potessi, mi darei pure una pacca sulla spalla“.
Deborah Harry, leader di Blondie, una che con i Ramones ha condiviso gli esordi a metà anni ’70 sul minuscolo palco del tempio del Punk newyorkese, il club nella Bowery chiamato CBGB’s, ha così voluto ricordare Dee Dee: “È stato un bassista bravo e influente perché molti, dopo averlo ascoltato, hanno iniziato a suonare nel suo stile asciutto ed efficace. Per me, è stato soprattutto un grande autore di canzoni ma, sciaguratamente, anche una personalità autodistruttiva“.
“Too Tough To Die”, troppo duro per morire, titolava una sua famosa canzone. Purtroppo, anche per i duri, l’eroina è spesso un nemico invincibile.
Aggiungi Commento