Era il 2006 quando Guglielmo Malusardi, Santo protettore di tutti i chitarristi, mi parlò per la prima volta di Doug Doppler. Mi spiegò di aver conosciuto questo chitarrista di San Francisco, endorser Ibanez e parte della scuderia della Favored Nations, l’etichetta di Steve Vai, perciò una sorta di marchio di qualità. Si offrì quindi di mettermi in contatto con Doug per poter valutare la possibilità di organizzare una clinic a Milano, visto che Doug vi avrebbe transitato di lì a poco.
Doug era in tour con Gilby Clarke, l’ex chitarrista dei Guns’n’Roses, ed apriva i suoi concerti…da solo! Aveva con sé le basi del suo album solista “Nu Instrumetal” e affrontava da solo il pubblico in attesa di Gilby Clarke!
La sua breve permanenza a Milano mi diede quindi la possibilità di testare con una clinic di prova non tanto le sue capacità, che avevo già apprezzato su disco, ma la sua efficacia come clinician. Organizzammo quindi una data da Lucky Music, il quale seppe radunare un nutrito gruppo di appassionati, nonostante Doug non fosse uno dei nomi più in voga.
Incontrai Doug all’aeroporto di Malpensa e fui subito conquistato dalla sua simpatia e dalla sua loquacità. Doug è una di quelle persone che sorridono con gli occhi e ha sempre tantissima energia da spendere per qualunque attività o discorso.
Entrammo subito in confidenza e apprezzai da subito la sua professionalità. Ogni minimo particolare della clinic era stato preso in considerazione e per Doug fu molto importante prendere confidenza con gli strumenti che avrebbe usato.
Sul palco era stato preparato un muro di casse Dragoon pilotate da una testata ENGL Powerball e una Marshall JCM2000 a tre canali. Doug all’epoca utilizzava quasi esclusivamente chitarre a 7 corde e il suo Nu Instrumetal era stato completamente registrato con questi strumenti, perciò aveva con sé una Ibanez S7420.
La clinic ebbe un bel successo e potei rendermi conto di quante informazioni utilissime Doug avesse da condividere con i presenti, sempre con grande simpatia e disponibilità. Oltre a ciò incarnava al 100% la figura dello shredder, un tipo di chitarrista molto in voga allora, perciò stavamo dando alla gente ciò che esattamente voleva.
L’energia che Doug metteva in una clinic era la stessa di un concerto in uno stadio, per questo arrivava all’ultimo brano grondante di sudore, con i vestiti inzuppati e le corde da buttare! Per questi motivi decisi quindi di organizzare un intero clinic tour appena possibile.
Tale occasione si concretizzò un anno dopo, quando pianificai 5 clinic in giro per l’Italia. Doug giunse in Italia con la moglie Melissa che ci seguì per tutto il tour. In quella occasione anche la mia compagna si unì al gruppo, perciò alla fine sembrava quasi una vacanza tra due coppie di amici, con la differenza che al posto di visitare delle città ci si andava a suonare.
Ricordo che ad ogni tappa venivamo raggiunti dallo staff di Dragoon che fornì le casse per tutte le clinic.
Durante il tour avevo organizzato anche una serie di interviste per Doug, in modo che il suo passaggio avesse la giusta promozione e anche una buona coda una volta lasciata l’Italia. Avevo anche organizzato un incontro tra Doug e Carisch che sfociò in un accordo di distribuzione per i suoi DVD didattici, cosa che riempì Doug di gioia, essendo lui anche un valente insegnante.
Durante i nostri spostamenti sul van, Doug aveva perennemente la chitarra in mano, suonava milioni di note e si esercitava senza sosta. Il motivo mi fu subito spiegato: allora in Italia YouTube non aveva ancora preso piede come ai giorni nostri, mentre negli Stati Uniti era già una delle piattaforme più visitate.
Doug sapeva che qualunque errore fosse stato ripreso da una telecamera, sarebbe poi stato postato immediatamente, perché purtroppo sappiamo esistere una categoria di persone che ama poter documentare gli errori delle persone, molto più di ciò che eseguono correttamente. Doug viveva nell’angoscia di essere colto in fallo, perciò si allenava in continuazione per arrivare preparato alla clinic. In effetti devo dire che alla clinic ci arrivava quasi con le mani in fiamme da quanto si esercitava fino a un secondo prima di salire sul palco!
Oltre a dare sfoggio di una tecnica invidiabile, Doug dispensava tantissimi consigli su come imparare a promuovere la prova attività musicale (allora era l’epoca di MySpace), su come imparare a registrare professionalmente anche in un home studio, di quanto fosse ormai indispensabile saper gestire dei programmi di registrazione digitale. Tutti argomenti che fanno parte della professione del musicista e che spesso passano in secondo piano per dare spazio alla tecnica sullo strumento. Va detto che, per essere un professionista, saper suonare bene è solo il punto di partenza. Da lì bisogna poi sviluppare tutta una serie di conoscenze ed abilità che ci permetteranno poi di entrare nel business della musica, settore nel quale il fatto di suonare uno strumento è spesso solo un dettaglio.
Tutte le tappe del clinic tour furono un successo e alla fine della settimana passata insieme eravamo tutti molto appagati dall’aver fatto qualcosa che aveva dato la voluta visibilità al marchio per cui si era organizzato il tutto, ma aveva anche creato una bella amicizia tra di noi.
Doug aveva portato con sé due chitarre praticamente identiche. Si trattava di due Ibanez S7420, delle serie S color aviazione trasparente con un bel top fiammato. Entrambe le chitarre erano cosparse di ammaccature e graffi ovunque, perché Doug è un chitarrista che ama muoversi molto mentre accompagna la sua musica, perciò qualunque ostacolo lasciava poi la sua firma sui suoi strumenti.
La mattina in cui accompagnai lui e Melissa in aeroporto, Doug mi lasciò in regalo una di queste due chitarre. Era molto grato per ciò che avevo fatto per lui ed aveva trascorso una bellissima settimana suonando e viaggiando attraverso il nostro splendido paese, perciò voleva sdebitarsi lasciandomi un segno concreto della sua riconoscenza. Io rimasi senza parole e fu per me una grande soddisfazione sapere che il mio impegno era stato apprezzato a tal punto.
Ci lasciammo tra baci ed abbracci, nella speranza di rincontrarci al più presto.
Purtroppo negli anni venire non ci fu più la possibilità di organizzare altri clinic tour con Doug tramite Ibanez, ma noi continuammo ad incontrarci in occasione del Namm Show a Los Angeles. Doug è sempre molto attivo nell’organizzare nuove cose, lavorare a nuovi progetti, perciò ogni volta mi raccontava e tuttora mi racconta di eccitanti sviluppi della sua attività musicale.
Qualche anno fa Joe Satriani festeggiò proprio durante il Namm il ventesimo anniversario dell’uscita del suo album “Surfing With The Alien” e in quell’occasione fu organizzata una serata in un locale a Long Beach dove Satch suonò tutto l’album dal vivo con la band che lo accompagnava all’epoca, invitando poi a fine concerto alcuni ospiti, tra cui proprio Doug Doppler.
Sul palco erano saliti personaggi come Paul Gilbert, Marty Friedman, Herman Li, perciò mi fece molto piacere vedere ed ascoltare Doug quella sera e fu molto bello poi trascorrere un po’ di tempo con lui nel backstage a fine concerto.
Tra i brani che Doug suonava nelle sue clinics, c’è una song in particolare che mi piace molto. Si intitola Starcrossed Lovers. Si tratta di un brano heavy rock con una belle vena melodica nel tema. Doug mi aveva asciato la base di quel brano, perciò spesso mi piace suonarlo durante le mie clinic o durante qualche evento chitarristi in cui mi trovo a suonare.
Un paio di anni fa stavo suonando quel brano in uno stand al Namm e il destino volle che Doug passasse di lì proprio in quel momento, forse attirato da delle note che gli suonavano familiari. Si mise davanti a me con il suo sorriso ed ascoltò il brano fino alla fine, complimentandosi poi per l’esecuzione e ringraziandomi per aver scelto proprio uno dei suoi brani da presentare in quell’occasione.
Il nome di Doug non è entrato nell’olimpo della chitarra come quelli di gente come Vai, Gilbert, Petrucci & Co., però credo sia un musicista molto dotato e con una grande esperienza, inoltre ha sempre una gran voglia di trasmettere ciò che conosce, perciò passare del tempo con lui arricchisce qualunque chitarrista. Vi consiglio vivamente di ascoltare il suo “Nu Instrumental”, sicuramente potrete trovare un sacco di idee interessanti!
Foto di Orazio Truglio ed Alex Ruffini
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