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Goodbye Janis

Hollywood, California. Sono le 19.30 quando John Cook, fotografo e road manager di Janis Joplin, sale nella camera del Landmark Hotel dove da un paio di settimane vive la cantante texana.

Janis non si è fatta vedere per tutto il giorno e Seth Morgan, il suo fidanzato, la sta cercando da ore senza successo. È molto preoccupato.

John Cook, al telefono, prova a rassicuralo ma, appena fa il suo ingresso nella camera, vede la ragazza riversa, tra letto e comodino. Non ha neppure bisogno di toccare il suo corpo, già freddo e rigido: capisce subito che Janis è morta. Eppure, aveva deciso di smetterla con l’eroina. E ce l’aveva fatta.

Poi, lì, nel sud della California mentre stava registrando l’album Pearl, Janis Joplin aveva nuovamente incontrato George, il suo pusher preferito. Quello che, per sicurezza, faceva sempre testare la droga da un chimico di fiducia.
Ma quella volta George non ha fatto alcun test.

Goodbye Janis

L’eroina che ha venduto a Janis è da 4 a 10 volte più potente della media ed è pura al 50%. Mescolata alla vodka e al whisky che la Joplin ha bevuto qualche ora prima si trasforma in una miscela fatale.
“Non ho mai sentito nessuna bianca cantare il Blues come Janis Joplin”, aveva scritto, tre anni prima sulle pagine del San Francisco Chronicle, il celebre critico musicale Ralph Gleason.

Da oggi, non la sentirà mai più.
Janis Lyn Joplin aveva 27 anni.

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