Ricoverato qualche giorno prima per un semplice controllo, a Davis vengono diagnosticate una forte bronchite e gravi difficoltà respiratorie. I medici decidono che è necessario intubarlo: ma l’artista si ribella in modo talmente violento da causare quell’infarto che risulta poi fatale.
Circondato dai parenti più stretti, Miles Davis scompare all’età di 65 anni.
Un paio di mesi prima, Davis (già provato dalla malattia e visibilmente indebolito) si era esibito in un concerto memorabile a Montreux, in Svizzera.
Lì, nel corso della 25° edizione del prestigioso Jazz Festival, l’8 luglio era salito, per la prima volta, sul palco insieme a Quincy Jones. I due, accompagnati dalle grandi orchestre di Gil Evans e George Gruntz, hanno dato vita a un evento epocale: in un’ora e mezza hanno ripercorso la formidabile parabola davisiana, da Birth Of The Cool a Sketches Of Spain.
“Ero riuscito a convincere Miles a tornare alle sue radici di imbattibile bopper”, aveva scritto un commosso Quincy Jones nelle note di copertina del disco.
E anche se il respiro stava diventando affannoso e il suono leggermente più debole, la sua inimitabile tromba acida, ficcante, splendente e affilata come la rama di un rasoio aveva continuato a stagliarsi superba sulle note delle sue composizioni rivitalizzando, con apparente facilità, classici senza tempo.
Sepolte nel Woodland Cemetery di New York, le spoglie di Miles Davis riposano nella tomba a fianco di quella di Duke Ellington.
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